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San Ginesio, finalmente messa in sicurezza la chiesa di San Francesco dopo il sisma del 2016

San Ginesio, finalmente messa in sicurezza la chiesa di San Francesco dopo il sisma del 2016

La Chiesa di San Francesco di San Ginesio, dopo i danni subiti dai sismi, è stata messa in sicurezza dall'architetto Alessandra Pacheco della Soprintendenza delle Marche. La chiesa, già chiesa di San Pietro o dei comizi, è tra le prime dedicate a al Santo di Assisi. Sotto l'articolo redatto dall'architetto approvato dal Soprintendente. (In foto la situazione interna subito dopo le scosse di ottobre 2016).

di Alessandra Pacheco*

 

La Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle Marche ed il Segretariato Regionale MIBACT stanno concludendo il pronto intervento finalizzato alla messa in sicurezza per la conservazione della Chiesa di San Francesco. Ubicata nel centro storico di San Ginesio ed originariamente dedicata a San Pietro, fu edificata dai Monaci Benedettini di Santa Maria dell’Isola intorno alla metà dell’XI secolo. Ceduta poi ai Frati Minori Francescani, fu intitolata a San Francesco e trasformata, fra la fine del ‘200 e l’inizio del ‘300, nella splendida fabbrica gotica ancora visibile all’esterno.

All’interno, invece, la struttura gotica è celata dietro l’apparato decorativo–formale realizzato nel ‘700. Il monumento ha subito, con la recente crisi sismica, ingenti danni alla struttura muraria portante, con il crollo di una consistente porzione posta al di sotto del colmo di copertura della facciata principale. Le macerie hanno investito, oltreché la pubblica via, anche l’interno dell’edificio, causando la completa rottura dell’organo posto in controfacciata. Anche le murature portanti perimetrali e dell’abside hanno subito seri danni in corrispondenza della quota d’imposta della copertura. All’interno si riscontrano crolli parziali delle volte in cannucciaia sopra alla cantoria e della cupola in canna e gesso che sormonta l’abside, oltre ad importanti lesioni dell’arco trionfale e degli archi nella zona del presbiterio.

Dopo la predisposizione dell’area di cantiere è stato effettuato l’accantonamento in luogo sicuro delle macerie presenti lungo la via pubblica. Una volta resa accessibile l’area, è stata posizionata una piattaforma aerea allo scopo di raggiungere in sicurezza le zone di crollo sulla sommità della facciata ed effettuare la fermatura degli elementi pericolanti, attraverso la apposizione di rete in fibra di vetro e spruzzatura di una malta speciale a base di calce, oltre a puntellature di sostegno delle murature instabili.

Tale operazione, una volta protette le parti crollate dell’organo e della relativa cassa lignea, è stata effettuata anche all’interno della chiesa. Pure qui è stato effettuato l’accantonamento ordinato delle macerie, comprendenti materiale murario ed anche elementi lignei e metallici provenienti dall’organo distrutto.

In seguito si è proceduto a contenere il meccanismo di ribaltamento della facciata tramite la posa in opera di un ponteggio articolato in tubi, giunti e castelli prefabbricati. Tale presidio ha consentito anche la realizzazione di un tunnel per consentire il traffico veicolare e permettere all’Amm.ne Comunale di riaprire la viabilità principale del centro. Allo stesso tempo si è proceduto alla messa in sicurezza della sacrestia e della zona presbiteriale, a seguito della quale, una volta reso possibile l’accesso in sicurezza ai piani superiori, si è potuto constatare l’ulteriore danno subito dalle murature portanti nella zona sovrastante la cupola. Qui erano crollati molti elementi presumibilmente a causa della presenza di una struttura metallica posta al di sotto degli appoggi delle capriate. Pertanto si è proceduto con un’opera di smontaggio delle murature pericolanti al fine di sostituirle con elementi strutturali provvisori (“pilastrini” in muratura con blocchi portanti semipieni) e, ove indispensabile, definitivi (ricostruzione parziale di setti murari), idonei a sostenere la copertura esistente ed i cordoli. Il solaio di calpestio della cella campanaria è stato dotato di una botola di chiusura all’ingresso, nonché di guaina impermeabilizzante a freddo, onde evitare l’infiltrazione diretta di acqua meteorica.

Sono stati infine ancorati e cerchiati tutti i contrafforti longitudinali, nelle porzioni svettanti al di sopra della copertura delle cappelle laterali, in quanto avevano subito significativi lesionamenti ed alcuni crolli.

*Architetto - Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle Marche

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