Ghouta, periferia orientale di Damasco, è diventata il simbolo del conflitto siriano. Un paesaggio lunare punteggiato da tanti scheletri di cemento, cupe vestigia delle abitazioni dove centinaia di famiglie conducevano una vita normale. Prima. Prima delle bombe. Prima dello sterminio. La guerra civile siriana è ad oggi uno dei conflitti più cruenti nello scacchiere mediorientale e forse nell’intero globo. I bombardamenti dell’esercito siriano leale ad Assad ed armato dalla Russia di Putin sui ribelli sostenuti dalla Casa Bianca sono quotidiani, e non lasciano scampo (collegamento con articolo sulla Siria scritto in precedenza). Mentre migliaia di persone continuano a sprofondare sotto le macerie, si ha la sensazione che le grandi potenze vogliano continuare ad usare la Siria come una dama dove ad essere sacrificate continuano ad essere le pedine più deboli, i civili.
UN DRAMMA UMANITARIO. Le guerre civili sono sempre sporche, non è un caso se dal 2013 ad oggi si sono ripetuti nel tempo i casi di utilizzo di armi chimiche da parte del regime di Assad per combattere i ribelli. Armi che hanno esposto la popolazione ad atroci sofferenze ed il cui uso costituisce una violazione palese dei trattati internazionali. Come se non bastasse, l’OMS ha recentemente denunciato il sequestro di almeno il 70% degli aiuti umanitari che erano stati inviati nella zona posta sotto assedio dall’esercito di Assad per alleviare le sofferenze dei civili. Una tregua umanitaria, seria ed immediata, viene chiesta a gran voce da innumerevoli ONG come Medici Senza Frontiere o la Croce Rossa ma né i contendenti in campo né le organizzazioni internazionali sono andati oltre sterili dichiarazioni d’intenti che hanno prodotto un cessate il fuoco di appena qualche ora. Ci aveva infatti provato lo stesso Putin, con poca convinzione, alla fine dello scorso febbraio dopo il tentativo miseramente fallito da parte dell’ONU. Niente tregua, dunque, e niente corridoi umanitari per permettere alla popolazione civile usata come scudo umano di fuggire dalle zone di guerra alla periferia di Damasco.
LEGGI ANCHE: In Siria continua la macelleria sociale sulla pelle dei civili
LA GUERRA VISTA DI BAMBINI. Le immagini più strazianti che questo conflitto ci restituisce sono rappresentate dai corpicini che si vedono sfilare quotidianamente coperti da un telo bianco o accasciati lungo le strade polverose di Damasco. Rubare l’infanzia ad un bambino è il crimine più grave ed imperdonabile che un essere umano possa compiere. L’infanzia una stagione unica nella vita di ciascuno e merita di essere vissuta circondati dall’amore delle persone più care piuttosto che giocando con le granate. Il prezzo più alto di questa guerra lo stanno pagando proprio i piccoli abitanti di Damasco. Nella settimana compresa tra il 26 febbraio ed il 4 marzo sono morti 129 bambini. Si tratta del bilancio più grave nella guerra siriana dall’agosto 2013. La guerra civile siriana vista con gli occhi dei bambini del Ghouta è stata rappresentata in un breve video registrato dal quindicenne Muhammad Najem, ripreso anche dal “The Guardian”. Nella registrazione il giovanissimo Muhammad conduce lo spettatore attraverso le macerie di Damasco, accompagnato dal boato ritmico delle bombe sganciate sul territorio dall’aviazione di Assad. Nel video vengono raccolte le brevi testimonianze dei coetanei di Muhammad la cui unica richiesta è quella di poter continuare a vivere nei propri territori in pace e senza alcun rischio per la propria vita. Sono sempre più numerosi i bambini che chiudono per sempre i propri occhi nel massacro del Ghouta in attesa che il mondo apra i propri su questa immane tragedia e venga pronunciata definitivamente la parola «basta».