Il Senato ha votato la fiducia al governo Conte. Su 324 votanti i sì sono stati 171, i no 117 e gli astenuti 25. Il governo ha quindi avuto 4 voti in più rispetto ai numeri della maggioranza (58 leghisti e 109 pentastellati), e si attesta su una soglia di sicurezza di 10 voti in più rispetto alla maggioranza assoluta, che a Palazzo Madama è fissata a quota 161. Ai 167 voti della maggioranza si aggiungono i già previsti 2 voti dei senatori eletti all’estero del Maie, Ricardo Antonio Merlo e Adriano Cario, e i 2 voti degli ex grillini Maurizio Buccarella e Carlo Martelli.
L’OPPOSIZIONE. Nessuna sorpresa su un possibile allargamento stabile della maggioranza: FdI si astiene e Forza Italia si pone con determinazione all’opposizione. Anche il Pd conferma il fronte dell’opposizione, votando no alla fiducia, così come Leu. Per quanto riguarda il Gruppo Per le Autonomie: su 8 componenti 2 senatori hanno optato per il no, mentre 6 senatori si sono astenuti. Domani il voto della fiducia alla Camera.
LA DISCUSSIONE IN AULA. «Pensiamo che in quei banchi ci sia la coalizione di domani, noi siamo un’altra cosa. Siete diversi, ma avete lo stesso metodo di violenza verbale. Anche noi potremmo farvi lo screening, ma non lo facciamo perché noi siamo un’altra cosa. Conte è un premier non eletto, vorrei dire un collega, ma nessuno le sta negando la legittimità come accaduto nella XVII legislatura» ha detto Renzi confermando il fronte dell’opposizione. Per Forza Italia ha preso la parola Licia Ronzulli: «Il governo è un’anomalia, non è la maggioranza scelta dagli italiani e non è la maggioranza uscita dalle urne». In casa Fi duro l’intervento della presidente dei senatori, Bernini: «Siamo chiamati a pronunciarci su un governo che è la maschera di tante contraddizioni, il frutto del compromesso e di 88 giorni di trattative estenuanti e abbastanza surreali. Nel programma che oggi ci ha illustrato è indicato il cosa ma non il quando né tantomeno il come. E non sia mai con quali soldi. Impegni verbali, slogan, a fronte di nessun impegno di bilancio. Contraddizioni, tante contraddizioni, questa è la cifra del suo programma». Ironico Ignazio La Russa, di FdI: «Non ho capito cosa vuol dire dare la Daspo ai corrotti: io sono perché i corrotti vadano in galera. Non votiamo la fiducia perché non possiamo fidarci solo degli annunci».