Da un cantante e chitarrista con ciuffo alla Elvis e stivaletti ti aspetteresti una sventagliata di rock’n’roll elettrico. Invece ti accoglie e seduce con un tango decadente e ubriaco. È il mondo evocativo, surreale, onirico di “The Cabaret of Daggers”, il nuovo album di Tav Falco, musicista, chitarrista, attore, filmaker, fotografo, ben conosciuto negli ambienti del rock di frontiera, di nicchia, ristretto agli appassionati di un suono indipendente e rigorosamente impermeabile alle chimere del business.
PICCOLA GRANDE LEGGENDA ROCK. Di origini siciliane, ma nato nel 1948 in Arkansas, Gustavo Antonio Tav Falco è una piccola grande leggenda del rock che a partire dagli inizi degli Anni Ottanta riprende, rilegge e rivisita la tradizione musicale americana creando un personale e riconoscibile stile in cui rock’n’roll, rockabilly, rhythm’n’blues, ma anche jazz, tango e mambo, si sposano a meraviglia, dando vita a quel caratteristico suono intenso, caldo ed avvolgente che porterà il nostro eroe ai vertici assoluti del movimento “neo-traditional”. Con la sua fedele band dei Panther Burns, Tav propone un repertorio di canzoni crude, scarne, ulcerose, raccolte in un pugno di album spesso fuori catalogo o comunque di difficile reperibilità. Ogni suo disco è una rarità, preda ambita di collezionisti rock. Non a caso ha scelto di pubblicare il nuovo album in edizione limitata (appena 750 copie in tutto il mondo), in vinile giallo e in esclusiva per il Record Store Day del Black Friday, ovvero venerdì 23 novembre. Il 30 novembre seguiranno l’edizione standard in vinile nero e il download digitale.
“The Cabaret of Daggers” è il sunto di quarant’anni di carriera, iniziata nel 1981 con il disco “Behind The Magnolia Curtain”. Non è soltanto un album di canzoni affilate come pugnali. È teatro, è cinema, è pittura, è musical, è tradizione, è modernità. È un decadente cabaret stile anni Trenta. È un capolavoro registrato a Roma. E italiano è il produttore, il catanese Mario Monterosso, al fianco di Tav Falco dall’album “Command Performance” del 2014. «Mario ha prodotto il disco, ha fornito gli arrangiamenti, e fa la parte del leone alla chitarra» sorride Tav Falco. E del tricolore è dipinta tutta la leggendaria band dei Panther Burns: Francesco D’Agnolo abbaglia al pianoforte acustico, organo Hammond e fisarmonica, la sfumata sezione ritmata è fornita da Giuseppe Sangirardi al basso elettrico e Riccardo Colasante alla batteria e percussioni.
TRA EUROPA E AMERICA. L’Europa, d’altro canto, è entrata da tempo nel cuore di Tav Falco. Dalla fine degli Anni Novanta è residente a Vienna e alla capitale austriaca è dedicata la stupenda “Red Vienna”, scritta in collaborazione con Mario Monterosso. Su una ricca tavolozza musicale che evoca il valzer, Django Reinhardt, le arie liriche con la voce di Kallen Esperian (soprano che ha lavorato anche con Pavarotti), il cinema del neorealismo italiano e con una cadenza da filastrocca, “Red Vienna” racconta la storia dell’ascesa del fascismo in Italia. Franz Ferdinand d’Austria, Leon Trotsky, Sigmund Freund e Gustav Klimt entrano tutti nel testo, e la canzone è da monito in un periodo storico nel quale assistiamo all’ascesa di politiche autoritarie nel mondo. Ma quasi tutte le canzoni del nuovo album di Tav Falco «denunciano la follia e l’insana deriva politica dei nostri tempi difficili». “New World Order Blues”, presentata in anteprima al Beale Street Music Festival di questa primavera, a Memphis, è un attacco rock diretto all’amministrazione Trump: «L’America sta andando a vendere la sua dignità per un’economia che si rivelerà una bolla, basata sulla politica della terra bruciata. La bancarotta morale e la rabbia maligna regnano ai vertici più alti, mentre gli americani onesti vengono ingannati».
Nel pulsante cuore di “The Cabaret of Daggers” battono un paio di leggendari standard jazz che sottolineano il tema del cabaret del titolo dell’album. L’interpretazione del classico di Chet Baker “Born to Be Blue” (scritto nel 1946 da Mel Tormé e Robert Wells) si adatta a Falco come un guanto di velluto. Tav ci si butta anima e corpo, e l’interpretazione è straordinaria. Scendendo in una tonalità ancora più scura, rivisita anche “Strange Fruit”, innegabilmente l’inno più tragico del ventesimo secolo. «Billie Holiday è la tenutaria di “Strange Fruit”, e lo sarà sempre», ride Falco. «Eppure, dopo aver atteso anni, sapevo che un giorno sarei stato pronto per cantarla. Non in modo consapevole, ma in modo inconsapevole. È la canzone americana del supremo atto di dissenso».
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L’ANIMA ITALIANA DEL DISCO. Tav Falco emoziona con l’intima “Strange”, l’originale di Astor Piazzolla cantata in francese, diverte con la strepitosa cover di “Sally Go ‘Round the Roses”, brano del 1963 portato al successo dalle Jaynetts. In “Sleep Walk” sembra trasportare i leggendari Santo & Johnny in una atmosfera da “Twin Peaks”: «La canzone è dedicata a Enrico Ciacci, il fratello di Little Tony» spiega Mario Monterosso. «Enrico Ciacci è stato un maestro in assoluto della chitarra italiana. Il primo a portare una chitarra elettrica in Italia. I dischi di artisti italiani Anni Sessanta e non solo, usciti con la RCA, li ha praticamente suonati tutti lui, da Mina a Little Tony a Luigi Tenco. Peraltro è stato uno stretto collaboratore di Ennio Morricone. Tutte le splendide chitarre country nei film “spaghetti western” sono le sue. Mark Knopfler dopo aver sentito le sue chitarre nel film “Il buono, il brutto e il cattivo” contattò lo stesso Morricone per sapere chi fosse il chitarrista. È lui a suonare anche il sitar sulla mitica sigla di Sandokan. È morto lo scorso marzo e a mio avviso non ha avuto i riconoscimenti che avrebbe dovuto avere, forse perché ha vissuto sempre all’ombra del fratello. Io ho suonato tante volte con lui a Roma. I brani che spesso suonavamo insieme erano “Sleep Walk” e la mitica “Apache”. Tav, che è persona assai colta, nonché grande estimatore della “Dolce Vita Italiana” di un tempo, non ha esitato a raccogliere il mio invito di registrare il brano nel disco e di dedicarlo a Ciacci».
Nel cabaret dei pugnali vengono toccati tutti i generi musicali con cui Tav Falco si è confrontato. Il cantante si cala nel ruolo di crooner nella malinconica “Born to be blue”, sfoglia il songbook americano con “The World We Knew” di Carl Sigman, Bert Kaempfert, Herbert Rehbein. Lo svolgimento prende una piega blues sprofondando nell’inquietante era della Depressione con “Sugar Mama Blues” e la più recente “Old Fashioned Morphine”. Si chiude sull’eco delle corde di Duane Eddie con “Master of Chaos Theme”, brano strumentale che porta la firma di Monterosso. «In realtà era presente già in “Command Performance”, il primo album che gli ho prodotto. In quella occasione Tav canta pure» racconta Monterosso. «Falco è anche regista e mi ha chiesto di registrare il tema del brano per utilizzarlo come soundtrack del suo prossimo film “Urania Descending – part 2”. Il brano narra dell’eroe francese del crimine Fantômas», personaggio letterario con il quale Tav Falco ha in comune l’intelligenza diabolica e l’abilità nei travestimenti.
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VALANGA DI PUBBLICAZIONI. “The Cabaret of Daggers”, album struggente, amaro, divertente, folle, malinconico, provocatorio, sarcastico, duro, dolce, meraviglioso, è in cima alla valanga di pubblicazioni discografiche del Record Store Day Black Friday. Sfogliando il lungo elenco, troviamo il 7” di “When Bad Does Good” di Chris Cornell, in una tiratura di 5.000 copie; stessa quantità disponibile per il picture disc di “Q: Are We Not Men? A: We Are Devo!”, primo album dei Devo che ha da poco compiuto quarant’anni, mentre il 10” di “Cross Road Blues/Ramblin’ On My Mind” del leggendario Robert Johnson arriverà in soli 950 esemplari.
Ci saranno poi il quadruplo lp di “Sweetheart Of The Rodeo: Legacy Edition” dei Byrds, il doppio lp “Live & Rare” dei Rage Against The Machine e quello di “Live In Glasgow December 19, 1977” dei Ramones; il picture disc di “Shiny and Oh So Bright, Vol. 1 / LP: No Past. No Future. No Sun.”, il nuovo album degli Smashing Pumpkins. E ancora il vinile di “Remain in Light” dei Talking Heads, il 12” di “Hold Me Thrill Me Kiss Me Kill Me” degli U2, il 7’’ “Burning Of The Midnight Lamp” di The Jimi Hendrix Experience, 10” picture disc di “Africa” dei Weezer e il 12” picture disc di “We’re Only In It For The Money” di Frank Zappa.