Ci risiamo. Puntuali tornano le polemiche sulla festività del 25 aprile, con le solite contrapposizioni tra fascisti e antifascisti, memori e immemori. Quest’anno registriamo la scelta della sindaca di Lentate sul Seveso (Monza), Laura Ferrari, moglie del capogruppo della Lega in Senato, di abolire le celebrazioni proponendo «un anno sabbatico». Ma anche le parole del Ministro dell’Interno, Matteo Salvini: «Siamo nel 2019 e mi interessa poco il derby fascisti-comunisti».
Le celebrazioni per il 25 aprile diventano, così, l’occasione per l’ennesima resa dei conti all’interno delle due anime del governo. Il vicepremier Luigi Di Maio attacca duramente, senza fare nomi, il suo collega leghista Matteo Salvini: «Leggo che qualcuno oggi arriva persino a negare il 25 aprile, il giorno della Liberazione. Lo trovo grave. È curioso che coloro che oggi negano il 25 aprile siano gli stessi che però hanno aderito al congresso di Verona, passeggiando mano per la mano con gli antiabortisti».
E mentre il M5s fa quadrato intorno a Luigi Di Maio e parteciperà alle celebrazioni per il 25 aprile organizzate dalla Comunità ebraica di Roma insieme ai ministri Elisabetta Trenta, Alfonso Bonafede e al sindaco di Roma Virginia Raggi, i governatori leghisti bilanciano l’assenza del loro leader e parteciperanno alle manifestazioni ufficiali previste per la Festa della Liberazione. Luca Zaia, governatore del Veneto, sarà col presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Vittorio Veneto, città medaglia d’oro per la Resistenza; Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia, ha annunciato la sua partecipazione alle celebrazioni ufficiali per il 25 aprile a Varese. A Trieste, anche il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, sarà presente alle celebrazioni alla Risiera di San Sabba. Non così i ministri leghisti: Marco Bussetti, Lorenzo Fontana, Erica Stefani e Gian Marco Centinaio non hanno nulla in agenda per il 25 aprile.
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Il leader delle Lega ha annunciato che sarà a Corleone per l’inaugurazione di un commissariato alla presenza del capo della polizia Franco Gabrielli e del governatore della Sicilia Nello Musumeci. «È giusto ricordare i drammi storici di settanta anni fa, però, la guerra di Liberazione oggi io, da ministro dell’Interno, non la faccio ricordando il fascismo e il comunismo. La faccio combattendo la mafia nel cuore della Sicilia che ha diritto di essere liberata dalla mafia. Fortunatamente siamo in democrazia fascismo comunismo e nazismo non torneranno più. Il 25 aprile sarò a Corleone per ricordare che la mafia non è la Sicilia, non è l’Italia ed il Governo la combatterà con tutte le armi a disposizione», ha spiegato Matteo Salvini.
Da sempre critico nei confronti di una ricorrenza, che, a suo giudizio, negli anni «si è tinta un po’ troppo di rosso», nel 2016 Salvini scriveva: «Il 25 aprile sto coi miei figli, perché l’ipocrisia ‘rossa’ mi infastidisce, perché la Resistenza non fu solo rossa: fu bianca, liberale, democratica, ci furono tanti parroci fatti fuori dai comunisti. L’occupazione ‘rossa’ di una festa che dovrebbe riguardare tutti mi dà estremamente fastidio e quindi non mi presto alla strumentalizzazione di questa ricorrenza». Nel 2017 dal palco della manifestazione per la legittima difesa urlava: «Sono al fianco dei patrioti come Marine Le Pen, che combattono contro questa dittatura dell’Unione europea che usa la moneta al posto dei carri armati ma fa gli stessi morti. No al derby fascisti-comunisti. Io sono idealmente nelle piazze dove si parla di libertà e liberazione, ma io voglio portarla fino in fondo».