Letteratura & Mafia, Santo Gioffrè Paolo Pollichieni e “L’opera degli Ulivi” alla Camera dei Deputati

Santo Gioffrè ha praticamente raccontato la sua vita e la sua esperienza letteraria

(Prima Pagina News)
Venerdì 05 Ottobre 2018
Roma - 05 ott 2018 (Prima Pagina News)

Santo Gioffrè ha praticamente raccontato la sua vita e la sua esperienza letteraria

L’opera degli ulivi, edito da Castelvecchi Editore, è l’ultimo romanzo storico-sociale di Santo Gioffrè, medico-scrittore-saggista-romanziere-politico- antropologo, e chi più ne ha più ne metta, ma è tutto questo questo affascinante intellettuale della storia calabrese, figlio egli stesso di una Seminara d’altri tempi, cresciuto nella pancia più intima della Piana di Gioia Tauro, educato a rispettare le tradizioni più intime del “Paese della Faida”, così come per anni Seminara è stata indicata dai grandi giornali stranieri, e diventato poi protagonista assoluto e di primo piano del suo mondo e del territorio che lo ha visto nascere e poi crescere. Santo Gioffrè ha praticamente raccontato la sua vita e la sua esperienza letteraria alla Camera dei Deputati, nella storica Aula Nilde Iotti, alla presenza di un pubblico fatto di giornalisti e di uomini politici importanti, una sorta di confessionale pubblico, in cui lo scrittore racconta agli altri la modernità della sua terra, dove modernità e miseria, tradizione e futuro, sete di riscatto e vergogna per un passato di violenze continue, sono ormai il contenitore unico di una realtà che porta il nome del suo paese natale, Seminara, e dove Santo Gioffrè in tutti questi anni ha invitato e ospitato i nomi più illustri della cultura e della tradizione bizantina d’oriente. Come dire? Seminara, non è solo il paese della faida, ma Seminara anche paese di Barlaam, e di cui Santo Gioffrè uno dei massimi studiosi italiani. Dal racconto che ne fa Santo Gioffrè si coglie per intero quanto i suoi anni universitari alla facoltà di Medicina dell’Università di Messina siano stati pieni di passione politica, probabilmente, lui, anarchico, probabilmente preso e affascinato dalle teorie rivoluzionarie di quegli anni, figlio del ’68, pronto a scavalcare il confine che esisteva allora tra ciò che si poteva e non si poteva fare, in una terra assai lontana dai moti rivoluzionari di Parigi, ma alla Casa dello studente di Messina il clima che si respirava in quegli anni era un clima di conflitti complessi e difficili da coniugare. Di quegli anni Santo Gioffrè è stato un protagonista, e questo suo romanzo è forse il modo per riconciliarsi con se stesso, dopo tanti anni di dubbi e di illusioni, di conflitti interni e di proteste politiche pubbliche. Come tanti altri ragazzi di allora sarebbe potuto diventare anche lui un terrorista di quegli anni, se non lo è diventato poco ci è mancato. In sala ci sono due dei suoi compagni di lotta politica più cari della sua vita, ma per difendere il loro trascorso e il loro passato Santo non ne fa i nomi. Li saluta con un amore non comune, segno di ideali condivisi e di sogni coltivati insieme all’ombra della violenza generale di quegli anni. Meravigliosa serata ieri sera alla Camera in compagnia di questo straordinario romanziere calabrese. La ciliegina sulla torta arriva alla conclusione del dibattito, quando viene invitato a parlare il Direttore del Corriere della Calabria, un giornalista che conosce la realtà calabrese come le sue tasche, per averla lui per primo setacciata analizzata scandagliata e poi riproposta sulle pagine del suo giornale. La mafia? “una concezione di vita”, una sorta di “cultura dominante”, “un modo di vivere e di condividere la propria esistenza” spiega l’illustre giornalista, e per dare il senso reale di cosa sia oggi la mafia in Calabria Paolo Pollichieni usa una battuta di straordinario effetto mediatico: “C’è un modo di dire tutto nostro, che in Calabria non è mai morto, e che spiega meglio di qualunque altra analisi il nostro rapporto con la mafia: “Si vui vuliti si pò fari…”. Che significa,“Se voi volete nulla è impossibile!” Ecco il senso vero della disperazione di questa terra di Calabria, dove la gente crede ancora al potere degli uomini, sia essa mafia o sia essa società civile, ma la verità e che tutti ancora da queste parti immaginano che “Se lei vuole tutto si può fare”, “Se voi volete, tutto è possibile” “Si vui vulite , si pò fari”. E tutto questo, naturalmente, a prescindere da tutto, a prescindere dalle leggi, a prescindere dallo Stato, a prescindere dalla magistratura, a prescindere da quello che per anni ci è stato raccontato o spiegato. Da un cronista straordinariamente efficace ed immediato come il direttore del Corriere della Calabria viene anche una confessione pubblica importante, riguarda la generazione di Santo Gioffrè, che probabilmente è anche la sua, “una generazione che non ha prodotto granché in Calabria”, confessa Paolo Pollichieni, “una generazione cresciuta probabilmente nella illusione di poter cambiare il mondo, ma senza riuscirci, e sarebbe inutile oggi chiedersi “Di chi la colpa?”. Poi il finale, dedicato alla vicenda Riace, dove la magistratura ad un certo punto scopre, e in negativo, “Il modello Riace”, decide di arrestare un sindaco probabilmente pasticcione ma onesto, e dimentica che siamo nel cuore di un territorio realmente governato dalla ‘ndrangheta. Paolo Pollichieni anche in questa occasione non ha peli sulla lingua, fa i nomi delle famiglie che ancora governano in maniera incontrastata e impunita “laggiù”, ma contro le quali nulla si muove… E’ anche questa storia di queste ore, in Calabria. Se non altro -sottolinea il parlamentare Nico Stumpo che insieme a Pierluigi Bersani ha fortemente voluto questo incontro a Montecitorio- la presentazione del nuovo ultimo capolavoro di Santo Gioffrè L’opera degli ulivi è servita a riposizionare i riflettori sulla locride e sui mali endemici della gente di Calabria “dove sabato prossimo -dice Nico Stumpo- organizzeremo una grande manifestazione di solidarietà pubblica al sindaco di Riace Domenico Lucano”. Domani sarà un altro giorno.


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