Governo: caso Siri, mercoledì la resa dei conti - QdS

Governo: caso Siri, mercoledì la resa dei conti

redazione

Governo: caso Siri, mercoledì la resa dei conti

lunedì 06 Maggio 2019

Nella riunione del Cdm il decreto di revoca. Il M5s a Salvini, "tiri fuori le palle". E lui, "tappatevi la bocca, ultimo avviso"

Ancora stallo sul caso Siri e nuovo scontro tra Lega e M5s.

“Io dico a Salvini, è bello fare il forte con i deboli, ma questo è il momento del coraggio”, ha detto ieri il vicepremier e capo politico grillino Luigi Di Maio.

Per l’esponente pentastellato il rinvio a giudizio “non ha senso: qui la questione non è l’inchiesta in sé ma il fatto che un sottosegretario abbia tentato di favorire un singolo con un emendamento”.

“E’ la classica storia italiana – ha rincarato la dose Di Maio – e il tema è quell’atteggiamento da casta per il quale siccome sei al governo ti senti in grado di favorire il singolo”.

Il vicepremier pentastellato ha confermato che il Consiglio dei ministri dovrebbe essere convocato a breve.

“Al 99% sarà mercoledì”, ha detto, ribadendo come la questione Armando Siri per i grillini sia talmente “dirimente che abbiamo chiesto al presidente del Consiglio di proporre il decreto di revoca”.

“Sulla questione morale – hanno sottolineato i pentastellati su un post sul blog delle Stelle – il M5S non fa passi indietro e alla Lega chiediamo di non cambiare sempre discorso, ma di tirare fuori le palle su Siri e farlo dimettere. Salvini dovrebbe mostrare più coraggio e maggiore coerenza visto che in occasione delle dimissioni della sottosegretaria ai Trasporti Simona Vicari, perché indagata per concorso in corruzione, diceva: ‘Le dimissioni del sottosegretario non mi soddisfano. Non basta chiedere scusa e dimettersi'”.

Il capo della Lega Nord Matteo Salvini ha risposto affermando che “I processi in Italia si fanno in tribunale e non in piazza: funziona così in democrazia”.

Poi però, a dimostrazione della tensione tra gli alleati di governo, ha lanciato un ultimatum: “Gli amici dell’M5s pesino le parole, perché se dall’opposizione insulti e critiche sono ovvie, da chi dovrebbe essere alleato no”.

“La mia parola è una – ha aggiunto – e questo governo va avanti cinque anni, basta che la smettano di chiacchierare. Mi dicono ‘tiri fuori le palle’? Ricevo buste con proiettili per il mio impegno contro la mafia. A chi mi attacca dico tappatevi la bocca, lavorate e smettete di minacciare il prossimo. È l’ultimo avviso”.

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