Famiglia in manette per rapina e prostituzione

La coppia di rumeni e il figlio di lui in carcere. Dopo che i due coniugi avevano perso potestà figli erano tornati al racket sulle strade della Lenese.

(red.) Emergono ulteriori dettagli inquietanti dalle indagini effettuate dai carabinieri bresciani della compagnia di Verolanuova e che hanno portato all’arresto della coppia di rumeni di 45 anni lui e 25 lei, insieme al figlio 20enne del primo. Si tratta dei due coniugi i cui figli piccoli, di pochi anni, erano stati trovati nel novembre del 2017 in condizioni di malnutrizione e a contatto con la cocaina consumata dai genitori, abbandonati da soli in auto a Borgo San Giacomo, nella bassa. Il padre era a giocare alle slot machine e la madre era impegnata in un rapporto sessuale come prostituta. Nelle ore precedenti a mercoledì 27 marzo, come detto, il trio è finito in manette e poi in carcere per estorsione, rapina e sfruttamento della prostituzione.

Nelle ultime ore è anche emersa una situazione particolare, con l’uomo più volte pregiudicato e la donna che fin dall’arrivo in Italia dalla Romania ha praticato l’attività su strada. I carabinieri che li hanno tenuti nel mirino hanno scoperto che il 45enne e il figlio, dopo la vicenda che aveva visto i bimbi in auto da soli, erano tornati a collaborare dalla scorsa estate 2018 per gestire la prostituzione sulla provinciale Lenese. In effetti, nel periodo in cui i due erano assenti si erano introdotte due prostitute che hanno lavorato in proprio per quel periodo di tempo. Poi padre e figlio sarebbero tornati riprendendosi il servizio e poi aggredendo e minacciando le due donne facendole allontanare.

A quel punto hanno piazzato altre sei ragazze, di cui anche la moglie 25enne del rumeno che nel frattempo aveva perso la potestà sui due figli dati in adozione. Lei aveva ingannato un cliente concordando una prestazione sessuale nella propria abitazione, ma era spuntato il compagno di lei che aveva preso a bastonato proprio l’ignaro anche rapinandolo. Tutto questo materiale è finito sulla scrivania dei carabinieri e in procura a Brescia portando all’arresto dei tre, ora in carcere dove resteranno dopo la convalida del fermo arrivata ieri dal giudice delle indagini preliminari.

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