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Sinodo luterano. La tavola rotonda Fede e Futuro

A Roma presso l’Hotel Villa Aurelia, Via Leone XIII 459, la quarta seduta del XXII Sinodo della Chiesa evangelica luterana in Italia (Celi) ha proposto ieri la Tavola rotonda dal titolo “Fede e Futuro – Glaube und Handeln”.

Questo tema è stato affrontato da Lothar Vogel, professore di Storia del cristianesimo presso la Facoltà Valdese di Teologia di Roma, il Segretario agli Studi della Conferenza delle chiese europee (Kek), Peter Pavlovic, e Cordelia Vitiello, rappresentante legale della Celi.

Lothar Vogel ha svolto una relazione dal titolo “Fede e azione” che ha preso spunto principalmente dal trattato La libertà del cristiano che Martin Lutero pubblicò nel 1520, e in cui esplicitava la sua visione del rapporto tra fede e azione. Analizzando i punti fondamentali di questo scritto, e la dialettica tra la libertà dell’uomo interiore che gode di un rapporto immediato con Dio e la sua vita corporea, in terra, dove iniziano le opere, Vogel ha messo in risalto quello che per Lutero era il campo privilegiato dell’azione cristiana, e cioè un «agire “mondano”»: «I cristiani e le cristiane sono chiamati ad agire in questo mondo, come tutti gli altri umani, senza sentirsi moralmente superiori, assieme a loro e nel pieno rispetto dei loro confronti» ha detto Vogel. In virtù di questa dialettica, ha proseguito, «il cristiano e la cristiana sono in grado di percepire il prossimo/ e la prossima nella sua corporeità, come qualcuno pari a loro, con gli stessi bisogni e le stesse doti, qualunque sia la provenienza o discendenza, e di ‘amarlo’, ovvero di riconoscere la sua esistenza in modo incondizionato».

La relazione di Peter Pavlovic è partita dal tema del cambiamento climatico, per affrontare quello che deve essere il ruolo delle chiese in questo ambito, in una prospettiva/dicotomia che spesso si declina tra i concetti di speranza e panico: «cosa dobbiamo fare come chiese? Dov’è la nostra speranza? Qual è il contenuto specifico della speranza cristiana? La dottrina dice che speranza e fede sono legate. La fede è fondamento delle cose che si sperano, quindi se vogliamo avere una speranza dobbiamo occuparci della qualità della fede» ha detto.

Pavlovic ha poi proseguito analizzando la Lettera di San Paolo ai Romani come strumento per offrire ai cristiani uno stile di vita in un clima ostile; ha sottolineato il principio secondo cui l’obbedienza alla fede è in opposizione all’obbedienza alla legge. A partire da questo criterio ha sviluppato il suo discorso mettendo in risalto tre principi fondamentali: quello della libertà vissuta in un’ottica attiva di relazione con l’altro; quello di giustizia che non è solo realizzazione della legalità ma differenziazione tra giustizia attiva e passiva; e quello dei diritti in una dialettica tra la responsabilità del singolo e speranza.

«La vita è ciò che l’uomo fa con il tempo che gli è stato dato da Dio – ha concluso Pavlovic -. E le nostre azioni possono aiutare od ostacolare la rivelazione».

Cordelia Vitiello si è concentrata sul tema del futuro della chiesa sottolineando che stiamo vivendo un momento storico critico ma interessante perché mette in discussione i modelli preconfezionati e apre a nuove possibilità di lavoro: «È qui che oggi la chiesa può, anzi deve, rispondere a pieno titolo, riprendendo il ruolo di “soggetto che aiuta”. La realtà dei numeri ci dice che la chiesa ha perso circa 160mila fedeli in Italia nella chiesa cattolica e 200mila in Germania nella chiesa luterana. Eppure la chiesa è la “Politica buona”; ha il compito dell’aiuto e del sostegno ai popoli e ai più deboli e deve necessariamente lavorare con la politica che si occupa di governare i popoli».

Nel corso del pomeriggio i delegati si riuniranno in gruppi di lavoro per affrontare insieme il tema «Fede e futuro – Glauben und Handeln», stimolati proprio dalle riflessioni della tavola rotonda.

Nel corso della mattinata ci sono stati anche saluti di ospiti esterni. Il pastore Giuseppe Miglio, dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia, ha ringraziato per l’invito e ne ha sottolineato l’importanza «perché segna un momento importante della testimonianza evangelica in Italia. Una presenza, quella dei luterani, che colora le nostre comunità e a cui guardiamo con spirito di gratitudine e interesse con la speranza che si possa approfondire attraverso collaborazioni territoriali e condivisione di progetti».

Gabriela Lio, presidente della Federazione delle donne evangeliche in Italia (Fdei), a proposito del tema del Sinodo, tutto orientato al futuro, ha sottolineato che «il nostro compito è discernere e resistere consapevoli che il nostro camminare è alla luce della resurrezione e nella certezza di un’alba sempre nuova».

«Luterani e valdesi sono una piccola realtà numerica in Italia, ma la nostra responsabilità nella missione cristiana è grande – ha affermato il moderatore della tavola valdese Eugenio Bernardini –. In Italia risuona in modo molto chiaro per noi il significato del mandato apostolico di Gesù “voi siete il sale della terra”: non badate troppo alla quantità, sembra dirci Gesù, l’importante è quel pizzico di “sale” che dà sapore alla vita, che dà senso, salute e salvezza all’esistenza. Per questo le nostre chiese devono continuare ad avere idee e visioni, devono continuare a essere aperte e accoglienti, e devono avere uno spirito di collaborazione in modo da poter camminare in una crescente vicinanza, se non insieme, sia nello spazio pubblico sia in quello ecclesiastico».

Geza Filo, vescovo luterano della Slovenia, ha invece ricordato quanto oggi l’Europa sia una realtà pluralista e quanto questo sia importante. In Slovenia, tuttavia, «i protestanti non raggiungono i diecimila membri ma il protestantesimo ha un ruolo fondamentale a livello nazionale e sociale, malgrado la piccola entità numerica».