20 gennaio 2019 - 10:52

Michele Riondino: «Il ghigno inquietante del mio Satana»

L’attore è protagonista, nel ruolo satanico di Woland, al Teatro Eliseo dal 22 gennaio de «Il Maestro e Margherita» di Michail Bulgakov, con la regia di Andrea Baracco

di Emilia Costantini

Michele Riondino Michele Riondino
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Michele Riondino è Satana, ovvero Woland ne Il Maestro e Margherita, il romanzo di Michail Bulgakov, adattato al palcoscenico da Letizia Russo con la regia di Andrea Baracco. «L’idea di mettere in scena un’opera tanto complessa è una bella sfida - ammette l’attore - L’ho accettata perché si tratta di uno di quei titoli con cui ti piace misurarti,una possibilità che raramente capita nella vita, ma che difficilmente puoi accogliere a scatola chiusa. In questo caso,ho avuto la garanzia di una drammaturga come Letizia e di un regista come Andrea. Poi, il resto del lavoro è stato quello di cucirmi addosso il personaggio, attraverso esempi vari: dalla storia del Cristianesimo alla sconfinata iconografia, dalla letteratura alla filmografia».

Satana è principe dell’illusione

Lo spettacolo, approda all’Eliseo il 22 gennaio con Francesco Bonomo nel ruolo del Maestro e Federica Rosellini in quello di Margherita. «Il mio Woland non è un trittico. Non è rinchiuso in un solo corpo e in una sola voce: ho voluto fornirgli più elementi interpretativi, mutuati dal romanzo stesso, ma anche da certi dettagli biblici, come l’Apocalisse. Nell’opera dello scrittore russo egli si mostra agli uomini come un nobile decadente, sottile ed elegante nelle abitudini: richiama una nobiltà antica. Ma poi ho deciso di giocare anche su altri timbri, simboli legati alla figura del diavolo: Satana è il principe dell’illusione, ed ecco lo sberleffo, il ghigno che ostenta. Il mio Satana ride degli uomini e il suo sghignazzare ne diventa un aspetto rappresentativo: da nobile decadente si trasforma in una sorta di bestia». C’è però un altro aspetto inquietante nella figura satanica: Lucifero è un angelo. «È il prediletto di Dio, chiamato a testimoniare agli uomini, con la propria esistenza, quella del divino: è una forza che vuole il male, ma è costretta, suo malgrado, a operare il bene. Io, da ateo - continua Riondino - non credo nel diavolo, credo che il divino e l’anti-divino risiedano nell’essere umano. Il male esiste, ma dell’esistenza del diavolo non abbiamo prove».

La cattiveria umana: il male esiste

In cosa vede il male, oggi? «La parte malata dell’umanità consiste, secondo me, nell’incapacità di credere in qualcosa che non sia provato dalla ragione. Il male, oggi, è la diffidenza, il preconcetto, il pregiudizio». E i cattivi? «Dipende dal grado di cattiveria. Tutti abbiamo a che fare con persone malvagie, ma un gesto che possa essere definito cattivo occorre misurarlo con gli effetti che produce». Si spieghi meglio. «Ho ricevuto azioni cattive, ma per fortuna non ho avuto mai subito conseguenze aggressive dalla cattiveria ricevuta. Esistono cattiverie che non comportano nemmeno sensi di colpa. Ciò che mi preoccupa, semmai, è la cattiveria compiuta da un gruppo di uomini, quella collettiva è pericolosa, perché diventa corporativa e alla fine nessuno se ne assume la responsabilità. Quella individuale, invece, compiuta da un singolo, credo che oltre alla violenza non possa andare». Riondino è Satana in teatro, mentre al cinema canta le canzoni di Mogol-Battisti: dal 14 febbraio esce nelle sale con il film Un’avventura diretto dal regista Marco Danieli, con Laura Chiatti coprotagonista. «È una storia inventata, non un biopic di Battisti: due personaggi innamorati, la cui vicenda amorosa viene raccontata anche attraverso le sue belle canzoni».

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