10 agosto 2018 - 07:39

Piazza Navona, al posto della bottega storica spunta un minimarket

Chiuso il negozio di giochi Bertè. Negli stessi locali paccottiglia, bibite e bevande alcoliche. L’ex assessore Meloni quattro mesi fa: «Mai più, non vogliamo suk nel centro della città»

di Manuela Pelati

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La magia è infranta, i sogni interrotti. Lo storico negozio Bertè di piazza Navona, celebre per i giocattoli artigianali e le camerette per bambini con le gru meccaniche e le bambole di pezza, da un paio di mesi è invaso da birre e limoncelli. «Mai più minimarket in centro storico», aveva assicurato l’ex assessore Adriano Meloni lo scorso aprile dopo l’approvazione in Campidoglio del nuovo «Regolamento del commercio nella città storica». Ma la rivendita che ha preso il posto di Bertè si affaccia in una delle piazze più prestigiose del sito Unesco della Capitale con gli alcolici in vetrina.

Lo sconforto che assale entrando in piazza Navona da via dei Canestrari, dove già quattro negozi ingolfati di souvenir, gadget e borse di pelle insistono sul made in Italy, è totale. Invece di tirare un sospiro di sollievo nel silenzio e tra le bellezze delle fontane del Cinquecento, balza agli occhi una bandiera tricolore che sventola su centinaia di magneti e «ricordini».

La nuova gestione di quella che era una bottega storica aperta nel 1962 dalla passione per le fiabe e i bambini di Giuseppe Marrucco ha piantato all’ingresso del negozio il vessillo italiano per rimarcare la qualità. E le quattro vetrine contornate ancora dall’antico ferro battuto mostrano una strana mescolanza: dietro la scritta Bertè in trasparenza sulle vetrate c’è la sciarpa della Roma con le magliette di ogni taglia e colore sormontate dall’insegna «carrozzine». A fianco, sotto la tendina «peluche», ci sono valige di plastica e un frigorifero pieno di birre grandi e piccole, acqua, aranciate e Coca cola.

Nello storico mondo dell’infanzia insieme agli alcolici sono spuntati commessi bengalesi con la maglietta azzurra dell’Italia e un cassiere cinese con l’auricolare, che parla un italiano stentato. Ma non ha difficoltà a spiegare come il negozio sia stato riaperto due mesi fa con una nuova gestione. L’uomo, circondato da condom «I love Roma» e da paccottiglia con il marchio del Belpaese e del Vaticano, rilascia scontrini di Bertè srl.

«Il nostro stile è completamente dedicato alla qualità e alla ricercatezza di ogni articolo», è scritto ancora sul sito web di Bertè giocattoli, quello dei sogni e della fantasia dei bambini che ha l’altra sede dagli anni ’70 in via dei Colli Portuensi. Sulle pareti della bottega storica di piazza Navona, invece, ora sono le boccette di limoncello e la pasta tricolore a dominare. Il cavallo a dondolo di legno, le scatole di costruzioni e i trenini con le rotaie sono finiti nell’ultima stanza. Prima di raggiungerli bisogna attraversare due ambienti stipati di prodotti super-industriali, gli stessi venduti in tutti i minimarket che assediano il centro storico.

«Nel sito Unesco saranno vietati gli orrendi souvenir esposti all’esterno», aveva promesso Meloni lo scorso aprile. E il 18 dello stesso mese, dopo una nottata in aula Giulio Cesare per l’approvazione del Regolamento, l’ex assessore aveva esultato: «D’ora in poi stop all’espansione incontrollata di minimarket che non rappresentano la qualità del prodotto e hanno trasformato il volto della città. Non vogliamo suk nel centro di Roma». Parole inutili. Lì dove le statue del Bernini guardano da secoli la monumentale chiesa del Borromini è spuntata una nuova industria dei souvenir a pochi euro, con il marchio made in Italy ha un sentore di lavoro nero e sottoscala. Che i turisti portano a casa.

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