29 agosto 2018 - 17:19

Rocca di Papa, giorno di ordinaria tensione: le denunce e i parapiglia

I cento profughi intanto ringraziano gli italiani. Sono stati visitati: «nessuno è malato, hanno sofferto l’inferno, torture e violenze», riferisce Carlotta Sami dell’Unhcr

di Valeria Costantini

Il centro d’accoglienza (Ansa) Il centro d’accoglienza (Ansa)
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«Grazie, grazie italiani», le prime parole dei cento profughi eritrei arrivati a Rocca di Papa, sono state di gratitudine. Grande anche la sorpresa, perché finora non sapevano di essere liberi grazie a Papa Francesco, a cui rivolgono le loro preghiere. Come ringraziano - hanno raccontato ai mediatori - i militari della Diciotti e il Comandante Kothmeir per la loro assistenza. Storie terribili quelle dei migranti giunti tra maree di polemiche prima in Sicilia e poi nel comune alle porte di Roma, dove anche ieri la tensione non è mancata con Casapound e antifascisti ancora contrapposti. Il centro di Auxilium, gestito dalla Cei, è il primo luogo di pace che conoscono dopo un’odissea lunga due anni e l’accoglienza che hanno ricevuto «dovrebbe rendere orgogliosa l’Italia», ha detto Carlotta Sami, portavoce Unhcr.

Sono tutti molto giovani, età media sui 25 anni, già visitati dai medici stanno bene, nessuno è affetto da malattie particolari: sono molto legati tra loro da una forte amicizia, sono sereni ora ma pensano agli «altri» della Diciotti da cui si sono separati. «Facevano parte di un gruppo tenuto insieme sotto terra in un magazzino al buio da uno, due anni - riassumono i loro racconti i volontari della Caritas, coordinati dal direttore don Francesco Soddu -. Molti sono stati venduti, anche più volte, per 9 mila dollari. In cattività sono nati 16 bambini, tutti poi morti». Resteranno uniti ancora per poco i cento della Diciotti, un paio di settimane poi saranno accolti in oltre venti parrocchie italiane, ha ribadito il direttore del centro Angelo Chiorazzo. Dentro il Cas (Centro accoglienza straordinaria) di Rocca di Papa si cerca di preservare la calma, mentre davanti al cancello infuriava anche ieri il caos, dopo la tensione registrata martedì sera all’arrivo dei pullman dei profughi.

«Castelli romani antifascisti», chiaro il messaggio del gruppo arrivato per un sit-in di solidarietà per i migranti: tanti cittadini della zona, esponenti dell’Anpi o dei movimenti civici anche dalla Capitale. Immediata la rivolta con cori e urla all’arrivo dell’annunciato presidio di CasaPound. Si è sfiorato lo scontro fisico: solo il cordone della polizia ha diviso i due fronti, agenti in campo con manganelli in mano e tenuta anti-sommossa. I blocchi sono stati «separati» persino dai blindati della polizia, ma gli insulti e le minacce non si sono placati per ore.

«Siamo tutti antifascisti» e «Bella ciao», cantata più volte da un lato, «siete tutti antitaliani», gridato dai militanti di estrema destra, tra saluti romani e uno striscione che invocava «Rocca di Papa non è la soluzione. Rimpatrio immediato». Molte delle urla degli antifascisti erano rivolte a Maurizio Boccacci, storico leader dell’estrema destra e di Militia: negli anni ‘90 incitava alla liberazione di Erik Priebke, capitano delle SS condannato per la strage delle Fosse Ardeatine. Decine le persone identificate dalla polizia ai presidi (non autorizzati): a breve saranno tutte denunciate. Smobilitati i raggruppamenti, sono rimasti piccoli drappelli a scambiarsi saluti e strette di mano con i bambini, sorridenti, ospiti del centro di Rocca di Papa.

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