30 agosto 2018 - 15:29

Roma, crolla il tetto della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami

Nessun ferito, l’edificio era chiuso. Ma sabato era in programma un matrimonio. Evacuato il Carcere Mamertino. La procura ha aperto un’inchiesta per crollo colposo. I turisti allontanati di corsa dai vigili urbani. Sposini sotto choc dietro le transenne

di Rinaldo Frignani

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«Sabato era in programma un matrimonio. Un altro domenica. Altri ancora la prossima settimana. Non so se sia stato un miracolo, ma di certo poteva essere una strage. E solo pensarci mette i brividi». Monsignor Daniele Libanori, uno dei vescovi ausiliari della Capitale, ha ancora gli abiti coperti di polvere. Ha rischiato la vita, ma il buon umore non l’ha abbandonato. C’era solo lui ieri pomeriggio quando due terzi del tetto della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami, fra Campidoglio e Fori Imperiali, sono crollati.

Un boato che ha terrorizzato le migliaia di turisti che come ogni giorno affollano l’area archeologica: la polvere causata dal cedimento è rimasta sulle loro teste per un quarto d’ora, un vigile urbano dell’Arce Capitolina, Lucio Granini, ha portato in salvo cinque persone dalla cripta del Carcere Mamertino. E la sindaca Virginia Raggi si è affacciata dal balconcino del suo ufficio per rendersi conto di cosa fosse accaduto proprio sotto le sue finestre. Per fortuna alle 14.50 nell’edificio del Cinquecento, sottoposto tre secoli più tardi al restauro delle travi del tetto, e più di recente, nel 2012 della sua copertura con le tegole e nel 2015 a lavori della facciata, non c’era nessuno. Era chiuso al pubblico, visto che viene aperto per i matrimoni e qualche visita.

«Un crollo inaspettato», ammette il soprintendente speciale di Roma Francesco Prosperetti, per il quale i danni ammontano a circa un milione di euro. «Non credo che i tempi per il recupero della chiesa saranno brevi», dice ancora. «Si è trattato di un cedimento strutturale. C’è una tragica somiglianza con il ponte Morandi di Genova: un tirante che ha ceduto, è l’unica ipotesi possibile, perché la portanza della capriata è affidata a una catena», aggiunge il soprintendente, che rivela come «nel 2016, dopo il terremoto ad Amatrice, avvertito anche a Roma, San Giuseppe — la cui competenza è del Vicariato — non era stata segnalata fra le chiese danneggiate. Non erano stati evidenziati problemi, ma allora come anche negli anni precedenti a causa del pregevole soffitto a cassettoni non si erano potute esaminare le capriate soprastanti».

La Procura ha aperto un’inchiesta per crollo colposo e ha sequestrato la chiesa, mentre i Vigili del fuoco hanno cominciato il recupero delle oltre 200 opere d’arte custodite a San Giuseppe. Quasi tutte sono state risparmiate dal crollo, compresa una preziosa tela del 1650 di Carlo Maratta. I pompieri le hanno consegnate ai carabinieri del nucleo Tutela patrimonio culturale. Fra le concause ipotizzate ci potrebbero essere anche i lavori della metro C ai Fori Imperiali, ma i tecnici del comando di via Genova sono scettici: le travi appaiono lisce e integre, le mura non presentano fessurazioni da vibrazioni. Sotto accusa quindi è finita la manutenzione della chiesa.

«C’è sempre stata — ribatte monsignor Libanori —, ma vi pare che se non fosse stata una chiesa sicura ci avremmo celebrato i matrimoni? La verità è che qui non abbiamo mai sentito uno scricchiolio. Grazie a Dio non ci sono state vittime, ma mi preoccupa il fatto che se è successa una cosa così all’improvviso, chissà quante situazioni analoghe ci sono in giro per Roma». Sotto choc una delle coppie che si sarebbe dovuta sposare domenica a San Giuseppe. «Ci è crollato il mondo addosso, uno si sposa una volta nella vita. Abbiamo pensato “che sfortuna!” — raccontano Roberto Apostolico e Sara Minasi —. Poi riflettendo sul fatto che sarebbe potuto accadere anche domenica, quando dovevamo sposarci noi, con 150 invitati, forse qualcuno ci ha protetto da una strage». La cerimonia ci sarà lo stesso, ma nella vicina San Marco, a piazza Venezia.

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