31 agosto 2018 - 07:39

Diciotti, il ministro Salvini doveva consentire le cure ai profughi

Alcuni di loro saranno parte civile contro il Viminale. Venerdì le carte saranno inviate a Palermo, destinazione finale il Tribunale dei ministri

di Virginia Piccolillo, inviata ad Agrigento

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Varcherà le colonne simil-doriche in cemento armato della Procura di Agrigento venerdì mattina, diretto a Palermo, il fascicolo contro Matteo Salvini per il «sequestro» dei migranti a bordo della nave Diciotti. Prima tappa la Procura, destinazione finale, per nuovi approfondimenti il Tribunale dei ministri. Sequestro di persona, abuso di ufficio, arrestato illegale, omissione di atti di ufficio e sequestro di persona a scopo di coazione, sono le accuse contestate al vicepremier.

Nelle carte alcune novità. Intanto l’accusa di aver lasciato senza cure migranti malati a bordo della Diciotti. Alcuni avevano la tubercolosi, molti la scabbia. Dovevano essere subito medicati. Ecco la motivazione dell’accusa di omissione di atti di ufficio.

Poi c’è l’elenco dei nomi dei profughi che potranno costituirsi parte civile contro il vicepremier, accusato dal procuratore Luigi Patronaggio di averli tenuti in ostaggio sull’imbarcazione militare per poter forzare l’Unione Europea a redistribuirli in altri Paesi europei. E sono almeno quattro quelli che hanno già dato la delega all’avvocato per farlo. Da profughi, già torturati in Libia (anche «a testa in giù con un tubo di gomma», hanno raccontato alla parlamentare europea Forenza che li ha visitati forzando il blocco del Cie di Messina), si ritroveranno ad avversare il vicepremier indagato per sequestro per coartazione, reato per cui è prevista una pena da 25 a 30 anni di carcere.

Ma Salvini non si mostra affatto turbato. Anzi. «Rischio 30 anni di galera, per avere difeso il diritto alla sicurezza degli Italiani? Sorrido, lavoro ancora di più e tiro dritto», twitta. Spiega che per lui, che «lavora per difendere i nostri confini», i nuovi capi di imputazione sono «medaglie». E attacca: «Sono ricattato dai pm».

Sollecitando la reazione di Giovanni Legnini: «La mia funzione attuale, di guida del Csm come vicario del Capo dello Stato, non può che portarmi, e lo faccio con convinzione, a riaffermare la necessità di tutelare l’autonomia e l’indipendenza della magistratura e di ciascuno dei magistrati, di fronte agli altri poteri». Ma l’indagine sui modi duri scelti da Salvini per trattare con i partner che ignoravano le richieste di solidarietà dell’Italia è destinata a far salire la tensione politica dentro e fuori il nostro Paese. «Apprendo che esiste il reato di ricatto all’Unione Europea - ha commentato Salvini - e lo rivendico». L’Unione Europea, confermano fonti della procura, può costituirsi parte civile nell’eventuale processo contro Salvini e contro il suo capo di gabinetto, Matteo Piantedosi. Anche se, per ora, Bruxelles sceglie la linea del «no comment»: «È responsabilità delle autorità italiane analizzare la situazione», spiega un portavoce.

Intanto viene formalizzata l’intesa con la Cei per l’accoglienza di parte dei migranti. Era «in stallo un intero Paese. Intervenire era un dovere», ha spiegato il portavoce don Ivano Maffeis. E Salvini rivendica: «La Cei l’ho chiamata io, non si è chiamata da sola».

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