15 aprile 2018 - 11:06

Alfie Evans, l’ospedale Bambino Gesù di Roma è pronto ad accoglierlo

Mariella Enoc, presidente della struttura del Vaticano: «Potremmo prenderci cura di Alfie senza accanimento terapeutico. Lo accompagneremo verso la fine naturale». Attesa per lunedì la decisione della Corte d’Appello inglese. Sulla questione interviene anche il Vaticano: «La vita di Alfie non sia ridotta a controversia legale»

di Margherita De Bac

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---Potrebbe arrivare in Italia Alfie, il bambino colpito da una malattia degenerativa di origine genetica, ricoverato all’Alder Hey Children’s Hospital di Liverpool. I medici inglesi hanno ottenuto dai giudici l’autorizzazione a sospendere i trattamenti, ritenuti inutili. Ma su richiesta dei genitori, il Bambino Gesù di Roma si è detto disponibile ad accoglierlo. «Qui è tutto pronto», conferma Mariella Enoc, presidente della struttura del Vaticano. Lo scorso settembre un’equipe di medici romani ha valutato le condizioni del piccolo e ha dato parere favorevole. «Potremmo prenderci cura di Alfie senza accanimento terapeutico, secondo lo spirito dei nostri operatori. Non esistono terapie. Lo accompagneremo verso la fine naturale».

Il deputato Pagano: «Eutanasia di Stato»

A spingere per il coinvolgimento dell’Italia, il deputato leghista Alessandro Pagano che chiede l’intervento della Farnesina: «Il bambino sarà ucciso dal pensiero unico dominante e soffocato anche dall’indifferenza dei media e di quell’Europa solidale solo a parole. È eutanasia di stato. La polizia impedisce di portarlo via dall’Alder», denuncia riferendosi ai fatti avvenuti due notti fa, durante una manifestazione popolare. Si schiera Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia: «Ecco a che punto è arrivata la nostra progredita civiltà, lascia senza fiato l’indifferenza con cui l’Europa dei diritti ha accolto una sentenza barbara».

In alternativa il Besta di Milano

Come alternativa era stato contattato il Besta di Milano. La cartella clinica non è però mai stata trasmessa. Le spese del trasporto sarebbero a carico delle associazioni inglesi che si sono mobilitate per raccogliere fondi.

Come Charlie Adams

La storia ricorda da vicino quella di Charlie, morto la scorsa estate a 11 mesi. Di diverso Alfie ha solo l’aspetto. È paffuto, ha gli occhi spalancati, sembra accennare a un sorriso come fosse normale. Non come Charlie, poco più piccolo di lui, così sofferente nelle foto. In comune Alfie Evans e Charlie Adams hanno moltissimo. Una malattia rara neurodegenerativa di differente origine, senza terapie, che li rende lontanissimi dal mondo e incapaci di riprendersi. Condividono inoltre le sentenze dei tribunali inglesi che, su richiesta dell’ospedale, hanno ordinato di staccare la spina. Così funziona il sistema britannico. Se non c’è speranza, le cure devono avere una fine. Non basta, in comune i due bambini hanno la reazione mediaticamente molto attiva delle rispettive famiglie. I quattro genitori non si sono arresi e hanno osteggiato la decisione dei giudici a suon di ricorsi, magliette inneggianti al diritto alla vita e campagne di sensibilizzazione su social e tv, facendosi fotografare pietosi accanto alla culla.

Lunedì la decisione della corte d’appello

Alfie è nato il 9 maggio del 2016, colpito da una patologia cerebrale senza diagnosi definita che lo condanna allo stato vegetativo. Apre gli occhi, ma non può vedere la madre, né sentire carezze e paroline. È attaccato al ventilatore e nutrizione artificiale. Lunedì la corte d’appello potrebbe riunirsi in udienza per decidere se confermare la sentenza di sospensione delle cure già decretata in primo grado. Come i signori Adams, i genitori Tom e Kate Evans, ventenni, non si arrendono. Vogliono continuare a vederlo vivere anche se la vita non c’è più.

Il Vaticano: «La vita di Alfie non sia controversia legale»

«La vicenda del piccolo Alfie Evans di Liverpool, dei suoi giovani genitori Tom e Kate e di tutte le persone che in questi lunghi e dolorosi mesi di malattia si sono adoperate a diverso titolo per il bene di questo bambino, in questi giorni si mostra in tutta la sua terribile tragicità. Prego per lui e per le persone coinvolte, e invito tutti a unirsi con questa intenzione davanti al Signore della vita». Lo afferma in una nota il Presidente della Pontificia accademia per la vita, monsignor Vincenzo Paglia. «Auspico fortemente - aggiunge - che possa riaprirsi un dialogo e una collaborazione tra i genitori, comprensibilmente sconvolti dal dolore, e le autorità dell’ospedale presso cui Alfie è stato fino a oggi curato, perché insieme cerchino il bene integrale di Alfie e la cura della sua vita non sia ridotta a una controversia legale». «Alfie - conclude monsignor Paglia - non può essere abbandonato, Alfie deve essere amato e così i suoi genitori, fino in fondo».

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