10 dicembre 2018 - 11:52

Roma, rubate 20 «pietre d’inciampo» dedicate alla famiglia di Giulia Spizzichino

In via Madonna dei Monti 82. La denuncia dell’associazione Arte in Memoria che dal 2010 si occupa dell’installazione delle pietre nella Capitale. Adachiara Zevi: «Un governo come questo, che aizza all’odio per il diverso, legittima questi atti»

di Paolo Brogi

Il buco nei sampietrini in via Madonna dei Monti  (Proto) Il buco nei sampietrini in via Madonna dei Monti (Proto)
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Colpita la famiglia di Giulia Spizzichino, la coraggiosa accusatrice di Erich Priebke che nel ‘94 andò a scovare l’ufficiale nazista delle Fosse Ardeatine nel paese andino in Argentina, San Carlos de Bariloche, in cui era fuggito. Asportate nella notte tra domenica e lunedì 20 pietre d’inciampo a Monti, dedicate alla famiglia Di Consiglio, il ramo materno di Giulia Spizzichino che è scomparsa all’età di novanta anni il 13 dicembre del 2016. Il gravissimo insulto è avvenuto in via Madonna dei Monti all’altezza del civico 80, all’incrocio con via dell’Agnello. È il luogo in cui vivevano i Di Consiglio.

Giulia Spizzichino (Ansa)
Giulia Spizzichino (Ansa)

La storia di Giulia

Nata e cresciuta a Roma Giulia era stata cacciata a 11 anni dalle scuole in seguito alle leggi razziali e poi con la Shoah, tra Auschwitz e le Fosse Ardeatine, ha avuto 26 parenti trucidati di cui 11 bambini - 7 alle Fosse Ardeatine - Tutto il suo ramo materno, i Di Consiglio, fu spazzato via a Monti dalla furia nazifascista, Giulia si salvò miracolosamente insieme alla madre perché al momento della retata non era in casa. Testimone fondamentale della Shoah ha raccontato tutta la sua storia nel libro «La farfalla impazzita». Giulia è stata una delle grandi testimoni del nostro tempo e il suo impegno arrivò allora negli anni ’90 a raggiungere insieme all’avvocato Marcello Gentili la lontana Argentina dove si era rifugiato il boia delle Fosse Ardeatine. Lo doveva ai suoi congiunti che furono massacrati nella cava romana nel marzo del ’44. Grazie a lei Priebke fu poi, dopo alterne vicende, instradato e poi processato in Italia. Decisivo fu nell’Argentina di Menem il suo intervento alla tv pubblica in cui spiegò agli argentini chi fosse quell’uomo travestito da alpino nel paese di San Carlos de Bariloche. A Monti, dove è stato portato a termine questo ultimo insulto contro le vittime del nazifascismo, i muri ospitano numerose scritte fasciste e antisemite che il Comune non provvede ad eliminare nonostante le denunce che sono state fatte.

Le pietre rubate (Foto tratta da Facebook)
Le pietre rubate (Foto tratta da Facebook)

La condanna

«È un attacco inaudito di fascismo e di antisemitismo fatto da gente che non scherza e purtroppo un governo come quello che abbiamo, che aizza all’odio per il diverso, legittima questi atti»: il duro attacco di Adachiara Zevi, presidente dell’Associazione Arte in Memoria, che ha denunciato il furto. «È a rischio la nostra democrazia, proprio alla vigilia del Giorno della Memoria. Sono stravolta, è una cosa inenarrabile: questo atto è la messa in pratica e la conseguenza delle minacce che l’Associazione e io stessa come presidente abbiamo ricevuto nel luglio scorso. Ma queste pietre continuano a dire la verità a tutti coloro che passano», ha proseguito Adachiara Zevi, che con la sua associazione dal 2012 si occupa dell’installazione delle pietre d’inciampo (a Roma ne sono state collocate circa 200).

Aperto fascicolo contro ignoti

Per il furto la procura di Roma ha aperto un fascicolo a carico di ignoti e sono in corso i rilievi dei carabinieri. Le «pietre d’inciampo» sono piccole targhe in ottone della dimensione di un sampietrino (10 x 10 centimetri), poste davanti alla porta della casa in cui abitò la vittima del nazismo o nel luogo in cui fu fatta prigioniera, sulle quali sono incisi il nome della persona, l’anno di nascita, la data, l’eventuale luogo di deportazione e la data di morte, se conosciuta. Lo scopo dell’opera è ridare individualità a chi si voleva ridurre soltanto a numero. Un «inciampo» non tanto fisico, quanto visivo e mentale, per far fermare a riflettere chi vi passa vicino.

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