2 giugno 2018 - 14:50

Il Papa: basta scontri fra cattolici e ortodossi, non uniti ma insieme

Francesco lo ha detto delegazione del Patriarcato ortodosso di Mosca. E ha ribadito «il valore del dono divino della vita, da promuovere, custodire e tutelare dal concepimento fino al tramonto naturale»

di Ester Palma

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«A Mosca e in Russia c’è un solo Patriarcato: il vostro, e noi non ne avremo un altro»:il Papa lo ha detto alla delegazione del Patriarcato ortodosso di Mosca guidata dal metropolita Hilarion di Volokolamska, che ha incontrato mercoledì scorso, ma che è stato reso noto solo oggi dalla sala stampa vaticana. Francesco dice basta alle tensioni tra cattolici e ortodossi nei territori ex sovietici, e in particolare in Ucraina, «dove ci si ostina ad imbracciare la bandiera dell’uniatismo», ovvero il rapporto di unione di alcune chiese orientali con la chiesa di Roma.

Francesco quindi ha sconfessato le attese dei tantissimi cattolici ucraini di rito bizantino: «Si devono rispettare le Chiese che sono unite a Roma, ma l’uniatismo come cammino di unità oggi non va. Invece a me dà consolazione quando trovo questo: la mano tesa, l’abbraccio fraterno, pensare insieme, e camminare. L’ecumenismo si fa camminando nella carità. Che ci si ostini a una contrapposizione tra le due chiese «per me è anche un dolore».

La sofferenza come apertura agli altri, come chiave di comprensione dei dolori del mondo: papa Francesco ha ribadito il significato cristiano della malattia e delle tribolazioni: «Chi soffre comprende di più il valore del dono divino della vita, da promuovere, custodire e tutelare dal concepimento fino al tramonto naturale». Francesco lo ha detto ricevendo in udienza i membri dell’Unione italiana lotta alla distrofia muscolare.

Ha aggiunto il Papa: «E’ importante l’aiuto che si offre, ma ancora di più lo è il cuore con cui lo si offre. Voi siete chiamati ad essere una “palestra” di vita, soprattutto per i giovani, contribuendo a educarli a una cultura di solidarietà e di accoglienza, aperta ai bisogni delle persone più fragili. E questo avviene attraverso la grande lezione della sofferenza: una lezione che viene dalle persone malate e sofferenti e che nessun’altra cattedra può impartire. La vostra preziosa opera è un fattore peculiare di umanizzazione: grazie alle svariate forme di servizio che la vostra associazione promuove e concretizza, rende la società più attenta alla dignità dell’uomo e alle sue molteplici aspettative».

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