11 luglio 2018 - 07:33

Roma, spaccalegna e pilota di droni «Era pronto a compiere un attentato»

Un macedone di 29 anni è stato arrestato dai Ros. Abitava a Tolfa, vicino Civitavecchia, ma da fine aprile si trovava un centro per immigrati nel potentino. Scaricava dalla Rete frasi inneggianti all’Isis e istruzioni su come maneggiare e modificare armi da fuoco

di Rinaldo Frignani

Un’esercitazione antiterrorismo dei carabinieri in una stazione ferroviaria Un’esercitazione antiterrorismo dei carabinieri in una stazione ferroviaria
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Il gip Anna Maria Gavoni lo afferma senza mezzi termini: «La gravità e attualità dei fatti fa ritenere imminente e concreto il pericolo che dalle condotte dell’indagato scaturissero reati ancora più gravi, quale quello di porre in essere un attentato, attesa l’azione di auto-addestramento compiuto». L’indagato in questione è uno spaccalegna macedone residente a Tolfa, vicino a Civitavecchia, con cinquemila contatti su Facebook, molti dei quali con personaggi che inneggiavano all’Isis e alla radicalizzazione: i carabinieri del Ros lo hanno arrestato nel centro di permanenza per il rimpatrio di Palazzo San Gervasio, nel potentino.

Agim Miftarov, 29 anni, musulmano salafita, è ora in carcere, raggiunto da una misura cautelare per addestramento ad attività con finalità di terrorismo anche internazionale. I carabinieri, coordinati dal pm Sergio Colaiocco, hanno analizzato a lungo la personalità, gli interessi e il comportamento del macedone, esperto pilota di droni: nella sua abitazione, dove viveva come un eremita, senza contatti con l’esterno - se non sui social - per evitare il rischio di essere individuato, gli investigatori dell’Arma hanno trovato apparecchi telecomandati con i quali il trentenne si esercitava spesso. E se la sua attività principale era quella di lavorare nei boschi, fra i suoi interessi, oltre ai contatti informatici con gli imam, c’erano le lezioni apprese con i video su internet per saper maneggiare armi da fuoco.

I carabinieri hanno scoperto oltre 900 video scaricati dal web dal trentenne, che per non correre rischi e rimanere nell’ombra ha perfino evitato di recarsi al pronto soccorso dopo essersi gravemente ferito con un’ascia a una mano mentre spaccava la legna. In pratica, secondo le indagini, Miftarov viveva recluso in casa. Ma era piuttosto attivo invece sulla rete, dove si informava anche per sapere dove acquistare pistole e fucili. Per il Ros era già radicalizzato, quindi forse pronto a entrare in azione, con armi modificate. Tornava spesso nel suo Paese, dal quale poi rientrava in Italia, l’ultima volta a novembre 2017. Il 27 aprile scorso, in attesa di ulteriori riscontri, è stato prelevato dalla sua abitazione e condotto nel centro per immigrati a Potenza. Nella memoria del suo telefonino sono stati trovati centinaia di contatti e messaggi che confermerebbero i rapporti con ambienti dell’estremismo islamico. Talmente profondi da fare temere un attentato imminente.

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