La Chiesa, per ora, assolve il santone dell’olio miracoloso che amava le serate conviviali in terrazza, fumava il narghilè e, per allietare gli amici, cantava a squarciagola ’O surdato ‘nnamurato. Si è conclusa con un verdetto non negativo la prima fase dell’indagine canonica aperta lo scorso anno dalla diocesi di Ascoli sull’attività di Christian Del Vecchio, 29 anni, il fondatore dell’associazione “Amarlis - Madonna Giglio tra le spine” salito alla ribalta per le sue promesse di guarire i fedeli dal cancro con batuffoli di olio sgorgato dalle sue stesse mani. E’ stato l’Ufficio Comunicazioni Sociali della Curia marchigiana a diffondere la notizia: «A esclusivo conforto della Comunità dei fedeli e di quanti amano ricevere ufficiali notizie, a nome del Vescovo di Ascoli Piceno (Giovanni D’Ercole, ndr) ben consapevole del suo mandato ecclesiastico, quest’Ufficio ritiene doveroso intervenire con la dovuta chiarezza sulla vicenda che coinvolge il sig. Del Vecchio Christian, con l’Associazione Amarlis, domiciliato nella canonica della parrocchia di Quinzano, Force (AP), evidentemente oggetto d’interesse diffuso». Fin da subito, quindi, si precisa che il santone è tornato nella chiesetta che la stessa diocesi gli aveva concesso in affitto e dalla quale, per prudenza, lo aveva allontanato lo scorso settembre, dopo i primi articoli di stampa.
Poi la nota di monsignor D’Ercole entra nel vivo del procedimento: «Secondo le ‘Norme per procedere nel discernimento di presunte apparizioni e rivelazioni’, emanate dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, e seguendo la comune prassi ecclesiale, il Sig. Del Vecchio è stato sottoposto ad una indagine canonica specificamente istruita nel pieno rispetto delle procedure previste in ‘subiecta materia’. L’inchiesta canonica ha condotto una vigile e prudente analisi della vita e dell’attività del Sig. Del Vecchio Cristian e si è chiusa in questa prima fase con il pronunciamento ‘pro nunc nihil obstare’ (per ora nulla osta), non essendo emersi ad oggi elementi (atti o fatti) contrari alla disciplina della religione cattolica e/o violazioni di precetti morali, civili e penali». Con qualche cautela e fatte salve novità sempre possibili, dunque, una prima «assoluzione» è concessa.
Secondo la diocesi di Ascoli, dopo approfondimenti svolti anche a Roma, in Vaticano, il santone noto per le sue accese posizioni anti-Israele e la prassi di imporre le mani sui propri «consacrati» (sacerdoti e suore di Amarlis) può proseguire il suo apostolato e continuare a organizzare raduni di preghiera. Il riferimento ai «precetti morali, civili e penali», per la verità, qualche problema di valutazione nelle scorse settimane deve averlo posto, in quanto lo stesso Del Vecchio, laico a tutti gli effetti, è stato fotografato e ripreso da telecamere in più occasioni mentre indossava l’abito talare, in violazione dell’articolo 498 del codice penale (usurpazione di titolo). Alla fine l’«intoppo» - compresa la relativa denuncia della Stradale, che l’aveva sorpreso al volante vestito da prete e senza patente in autostrada, in provincia di Pavia - è stato evidentemente ritenuto ininfluente.
Diversa e di esito per ora non positivo, invece, è la conclusione della diocesi di Ascoli (d’intesa con l’ex Sant’Uffizio) per quanto riguarda i poteri miracolosi del presunto veggente Del Vecchio, il quale nel sito Amarlis (prima oscurato e riaperto nelle scorse ore) descrive non solo le decine di apparizioni della Vergine a partire dal gennaio 2013, ma anche la frequentissima trasudazione di «olio d’oliva purissimo» da «mani, viso, petto, collo, occhi, piedi e costato del messaggero (così si autodefinisce, ndr)», olio in quantità abbondanti poi offerto su Internet imbevuto in batuffoli, previo offerta in danaro da versare su apposito codice Iban (anch’esso pubblicizzato in Rete). «Quest’Ufficio - ha spiegato monsignor D’Ercole nella sua nota - informa che, mentre proseguono i previsti accertamenti e il necessario monitoraggio, ogni pronunciamento circa le questioni di carattere mistico e/o soprannaturale è sospeso in attesa d’indispensabili approfondimenti secondo quella prudenza che contraddistingue ogni indagine di questo tipo».
Sulle facoltà soprannaturali, insomma, il verdetto è in itinere. Del Vecchio per ora è considerato affidabile, al contrario del suo amico e «collega» santone Mario D’Ignazio, fondatore di un «santuario» mariano in provincia di Brindisi, scomunicato dalla diocesi pugliese tre anni fa: proprio al fianco di D’Ignazio, Christian fu visto e filmato in più di una «apparizione» della Madonna . Altro capitolo irrisolto, le relazioni con i «confratelli» della setta Amarlis e in particolare con una famiglia di Sessa Aurunca (Caserta), gli Orazzo, figlio e padre.
Salvatore Orazzo era con Del Vecchio quando fu fermato in autostrada, mentre Nello tempo dopo venne spedito come «plenipotenziario» dell’associazione Madonna Giglio tra le Spine in una missione in Egitto, dove pronunciando il sermone si impappinò e al minuto 2’ e 11” testualmente disse: «Ho visto la Vergina 56 volte». Frequentazioni a dir poco controverse, come quando a Luxor Christian fu fotografato mentre dava la comunione ai «fedeli» sotto gli occhi del vescovo eparchiale, monsignor Emmanuel Bishay, oppure, di nuovo a Sessa Aurunca, quando don Norberto D’Amelio, un parroco sostenitore di Amarlis, venne aggredito da un padre infuriato perché la setta gli aveva «distrutto» la figlia. Nonostante le anomalie, resta il fatto che, allo stato attuale, non sono stati ravvisati ostacoli insormontabili: il «messaggero dell’olio» può proseguire la sua attività. E nel frattempo, rassicura il vescovo di Ascoli, «la comunità può rimanere in pace avendo consapevolezza che le autorità ecclesiastiche coinvolte, ciascuna in base alla propria competenza, sono presenti e attive quotidianamente a salvaguardia del deposito della fede e della disciplina ecclesiastica». (fperonaci@rcs.it)