22 maggio 2018 - 07:41

Stupro Guidonia, trovato proprietario della Panda: caccia serrata ai violentatori

L’uomo, che non è fra i ricercati, è stato interrogato. Indagini su spostamenti e appoggi dei quattro in fuga. L’ipotesi: si nascondono nella periferia di Roma. Oggi alle 17.30 iniziativa di CasaPound vicino al luogo dello stupro

di Rinaldo Frignani

Il cavalcavia di Guidonia dove è stata commessa la violenza sessuale (Proto) Il cavalcavia di Guidonia dove è stata commessa la violenza sessuale (Proto)
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Ore frenetiche. Di interrogatori, riscontri e ricerche. Di analisi degli spostamenti degli stupratori di Guidonia dopo gli abusi sulla quarantenne sequestrata al capolinea dei bus di Rebibbia nella notte fra giovedì e venerdì scorsi. Accertamenti che potrebbero portare presto all’identificazione dei quattro ricercati, in particolare di uno di loro, l’unico che - stando alla testimonianza della vittima - avrebbe parlato in italiano, mentre i suoi complici oltre a cercare di coprirsi il volto nelle due ore da incubo vissute dalla donna, hanno anche evitato di aprire bocca. Forse proprio perché non sanno l’italiano. Ipotesi che si susseguono con il passare dei giorni, mentre gli investigatori della polizia, coordinati dal procuratore capo di Tivoli Francesco Menditto, proseguono nella caccia ai violentatori. Personaggi per i quali una lunga latitanza appare impossibile, balordi a corto di soldi ma non di appoggi che potrebbero estendersi anche nella Capitale dove è più facile nascondersi rispetto all’abitato di Guidonia e Tivoli.

Ormai per loro lì è terra bruciata: gli stessi connazionali - se sono davvero bengalesi come spiegato dalla vittima, e per chi indaga non ci sarebbero motivi per non pensare che sia proprio così - avrebbero collaborato alle indagini sia per trovare i responsabili dello stupro sotto il cavalcavia della Roma-L’Aquila, sia per scoprire che fine abbia fatto la Panda vecchio modello, colore scuro, forse bordeaux, descritta con particolari dalla quarantenne. Intanto è stato identificato e interrogato il proprietario che tuttavia sarebbe estraneo alla violenza. L’auto invece non dovrebbe passare inosservata, ma a questo punto potrebbe essere stata nascosta. Così come altri accertamenti sarebbero in corso sui mini market che si trovano fra Tiburtino, Rebibbia e Tivoli: negozietti gestiti da bengalesi o immigrati di altre nazionalità dove gli stupratori potrebbero essersi riforniti di alcolici.

Bottiglie descritte anch’esse dalla quarantenne che ha raccontato di essere stata abbordata da uomini ubriachi che l’hanno avvicinata all’una di notte alla fermata del bus dove forse erano già stati in precedenza. Elementi che potrebbero tornare utili insieme ai riscontri di impronte digitali e Dna trovati nel luogo della violenza e sulle celle telefoniche che potrebbero aver agganciato i violentatori (e anche il telefonino della vittima) nei circa due chilometri e mezzo fra il capolinea, il cavalcavia e l’area di servizio in via di Casal Bianco da dove la donna ha chiamato la polizia. Una zona dove «i cittadini non sono più al sicuro, non più solo a Roma ma in tutto il Lazio ormai una donna non può aspettare un autobus da sola che rischia di venire stuprata», attacca CasaPound Italia che per domani pomeriggio ha organizzato un presidio dalle 17.30 sulla Tiburtina al bivio per Guidonia.

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