26 maggio 2018 - 23:55

Conte gioca le sue carte: ho più fiducia. Al Quirinale con la migliore squadra

Per il secondo giorno consecutivo si è chiuso in una stanza che la Camera gli ha messo a disposizione. Ha avuto un colloquio telefonico con il presidente francese Macron

di Marco Cremonesi e Marco Galluzzo

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Sono soddisfatto del lavoro fatto, andrò al Quirinale con la migliore squadra di governo possibile. E ci sarà Savona». A fine giornata, trascorsa interamente a Montecitorio, il presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte tira le somme, ripone l’inseparabile Mac Air («non posso lavorare senza»), chiama un taxi e torna a casa. Per il secondo giorno consecutivo si è chiuso in una stanza che la Camera gli ha messo a disposizione. Si è incollato al telefono, si è fatto portare il pranzo, ha avuto un colloquio con il presidente francese Macron, è stato assistito da una squadra di funzionari che lavoravano con Luigi Di Maio, quando il leader a 5 Stelle era vicepresidente della Camera.

La corsa contro il tempo

«È una corsa contro il tempo», dice a chi lavora con lui, confidando di trovare una mediazione in extremis con il capo dello Stato, una sintesi che possa andare a lui come a Salvini e Di Maio. Ma ci sono paletti che restano, come quello del professore destinato all’Economia, e forse anche dell’ambasciatore Luca Giansanti, che si è dimesso dalla carriera diplomatica in polemica con i vertici della Farnesina, e che potrebbe diventarne il capo politico fra qualche giorno. Un altro nome sul quale sembra ci siano delle riserve del capo dello Stato, ma Conte sembra tirare dritto, accettando anche l’ipotesi di un fallimento. Sembra infatti che le possibilità di uno spostamento di Savona ad un altro ministero, diverso da quell’Economia, siano tramontate. Per il tridente Conte-Di Maio-Salvini l’economista che in Germania vedono di cattivo occhio continua ad essere la prima e unica scelta per il Mef. Resta, di sicuro, la «corsa contro il tempo»: l’obiettivo è riuscire ad avere un governo e giurare prima dell’apertura dei mercati, domattina.

Il confronto con Mattarella

Anche se rimane sul tappeto la previsione di un confronto finale con Mattarella pieno di incognite. E che ai vertici dello Stato, anche i collaboratori del presidente della Repubblica, non esitano a dipingere come potenzialmente drammatico. Soprattutto per Matteo Salvini, Savona al Mef è «indiscutibile». Così lo definisce, così si esprimono all’unanimità i partecipanti al lungo brainstorming leghista convocato ieri pomeriggio in via Bellerio. Oltre due ore per dire un no categorico all’ipotesi di rimettere mano alla lista dei ministri: «Questa squadra è un’idea d’Italia». Uno dei partecipanti spiega così lo scenario che i leghisti ritengono più probabile: «Conte andrà al Quirinale con la lista dei ministri che include Savona all’Economia, Mattarella rinnoverà il suo veto e Conte scioglierà la riserva. Negativamente».

Il governo «del presidente

Tra i leghisti, due scuole di pensiero: c’è chi ritiene che il governo «del presidente» che andrà a insediarsi durerà soltanto qualche mese, altri che lo vedono crescere nel sostegno parlamentare e dunque arrivare a longevità imprevedibile. Nel summit vengono prese in considerazione tutte le diverse possibilità. Anche che all’Economia possa andare, alla fine, Giancarlo Giorgetti, come piacerebbe ai 5 Stelle: si libererebbe, infatti, il posto di sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Ma l’interessato, una volta di più, esclude. La frase chiave di Matteo Salvini è «di passi indietro ne abbiamo fatti abbastanza». Un riferimento non soltanto alla sua rinuncia alla premiership, ma anche alla laboriosa gestazione del governo tra i «ministri del presidente» e quelli dei 5 Stelle. L’unanimismo che si respira nella stanza dei bottoni leghista è forse un po’ meno condiviso nel resto del partito. C’è infatti chi comincia a chiedersi il perché delle barricate su Savona: «Che peraltro, una volta diventato ministro risponderebbe soltanto a sé stesso».

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