17 novembre 2018 - 22:57

Pd, Minniti si candida contro Zingaretti. Con lui oltre 500 sindaci | Il piano di Renzi per «andare oltre»

Il grande assente è l’ex segretario Renzi, Maurizio Martina conferma le dimissioni da segretario e apre alla fase congressuale. Ma sarebbe pronto a ricandidarsi

di Giuseppe Alberto Falci

Pd, Minniti si candida contro Zingaretti. Con lui oltre 500 sindaci | Il piano di Renzi per «andare oltre»
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Un’apparizione lampo, poi la fuga verso Milano, per la presentazione del suo libro Sicurezza è Libertà con Giorgio Gori, Milena Gabanelli e Giuliano Pisapia. Quando attorno alle 11 Marco Minniti si materializza all’hotel Ergife di Roma, dove si tiene l’assemblea nazionale del Partito democratico che dà il via libera alla stagione congressuale, l’ex ministro dell’Interno ha già deciso che scenderà in campo. Dopo giorni trascorsi a riflettere «seriamente», a ripetere che «lo farò se lo riterrò utile al Paese», oggi Minniti scandirà quelle parole che si aspettano da settimane: «Sono in campo». A dar man forte alla sua candidatura ci saranno 551 sindaci — dal primo cittadino di Firenze Dario Nardella a quello di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà — che hanno sottoscritto un documento in cui mettono a verbale che «serve una guida forte e autorevole, per un’opposizione netta e per un’alternativa riformista e di popolo».

La sfida di Minniti

Non a caso, venerdì sera a Firenze per la presentazione del suo pamphlet con al fianco l’ex premier Renzi e il sindaco Dario Nardella, l’ex ministro dell’Interno parlava già da candidato alla segreteria quando annotava che il «compito del congresso del Pd non è trovare la scorciatoia per tornare al governo ma per tornare a parlare alla società italiana». Il tutto non perdendo di vista l’Europa. Il «riformista» Minniti immagina «una grande Italia in una grande Europa» perché l’Italia, ha osservato, «può rappresentare un riferimento, oggi più che mai, per dire che c’è una via democratica forte, appassionata e coinvolgente per sconfiggere i nazionalpopulisti». Dunque Minniti sfiderà Nicola Zingaretti, il governatore del Lazio che martedì sarà a Pisa davanti a una città un tempo roccaforte della sinistra ma oggi guidata dal Carroccio di Matteo Salvini.

Le dimissioni di Martina

Anche Zingaretti varca l’ingresso dell’Ergife e si accomoda nell’ultima fila. Non prende la parola, ma prima di uscire dall’albergone della periferia romana fa un appello: «Sarà una strada lunga, ma mi auguro che le regole che si scriveranno possano puntare alla massima partecipazione delle persone. Facciamo partecipare tutti. Eliminiamo quei due euro per votare. Sostituiamolo con una sottoscrizione volontaria. Credo che se voltiamo pagina gli italiani risponderanno, credo che chi gridava onestà non voleva condoni. Ora tocca a noi cambiare». Intanto all’Ergife nel corso dell’Assemblea del Pd, grande assente l’ex segretario Renzi, Maurizio Martina conferma le dimissioni da segretario e apre alla fase congressuale. Ancora non c’è una data, ma, spiega Martina, «oggi inizia un percorso in cui lo scambio di idee può essere il detonatore della riscossa». Il segretario uscente fa autocritica, invoca l’unità del partito, si dice «orgoglioso» della manifestazione di piazza del Popolo e auspica un Pd che non sia «esclusivo». Tuttavia, si sgola, non bisogna dimenticare «che il nostro nemico è la destra e a nessuno di noi è consentito giocare tatticamente su questo percorso congressuale». E proprio su queste basi Martina starebbe riflettendo «seriamente» se gareggiare anche lui alla corsa per la segreteria. E forse già lunedì scioglierà la riserva.

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