29 novembre 2018 - 17:57

«Roma non sta a guardare»: la manifestazione contro diseguaglianze, mafie e razzismo

Organizzata da Cgil, la Casa delle Donne e un gruppo di associazioni romane fra le quali il Movimento per il diritto all’Abitare, Arci e Libera

di Lilli Garrone

Una manifestazione (LaPresse) Una manifestazione (LaPresse)
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Per combattere le diseguaglianze, le mafie ed ogni tipo di razzismo, per sabato primo dicembre la Cgil, la Casa delle Donne e un gruppo di associazioni romane fra le quali il Movimento per il diritto all’Abitare, Arci e Libera hanno indetto la manifestazione «Roma non sta a guardare».

«Una di noi, uno di noi»

Un corteo partirà dalle 14 da piazza della Repubblica, scenderà per via Cavour, per girare poi su via dei Fori Imperiali e terminare in piazza della Madonna di Loreto. «Una di noi, uno di noi» è il sottotitolo che, come spiega il segretario della Cgil di Roma e Lazio Roberto Giordano, ha un significato preciso: «Significa riunire tutte insieme quelle persone che per ragioni di genere, di esclusione da certi diritti, o per etnia sono lasciate ai margine della società in situazioni di disagio, spinte a farsi la guerra tra loro. Una guerra tra ultimi e penultimi che noi vogliamo evitare unendo insieme queste istanze, identificandoci tra noi, che non significa solo mutualismo sociale, ma anche provare tutti insieme a cambiare le condizioni che poi determinano le diseguaglianze, perché nessuno può farcela da solo. L’obiettivo è ricostruire, partendo dai singoli individui, una comunità e questa manifestazione è solo la prima tappa di un percorso».

«Prima protesta dopo la conversione in legge del decreto Salvini»

E come hanno spiegato durante la conferenza stampa del 29 novembre i rappresentanti delle diverse sigle: «Sarà una delle prime manifestazioni dopo la conversione in legge del decreto Salvini». C’è poi la questione di genere: «Quanto mai urgente - secondo Francesca Koch presidente della Casa internazionale delle donne - C’è un aggressione nei confronti dell’auto determinazione delle donne, basta vedere il decreto Pillon e il ministero affidato a Fontana».

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