3 ottobre 2018 - 11:11

Il Papa inaugura il Sinodo sui giovani con i versi di Hölderlin sulla speranza

Piazza San Pietro stracolma per l’apertura dei lavori con 267 Padri. Francesco: «Rovesciare le situazioni di precarietà, esclusione e violenza, cui sono esposti i nostri ragazzi», poi cita la poesia: «L’uomo mantenga quello che da bambino ha promesso»

di Gian Guido Vecchi

Il Papa inaugura il Sinodo sui giovani con i versi di Hölderlin sulla speranza
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CITTA’ DEL VATICANO - I versi di Friedrich Hölderlin, la lirica che dedicò alla nonna, «l’uomo mantenga quello che da bambino ha promesso». Giornata di sole, migliaia di fedeli a riempire il sagrato di San Pietro, 267 padri sinodali a concelebrare con Francesco la messa che apre il Sinodo sui giovani. E il Papa che cita la sua poesia preferita per esortare la Chiesa a guardare avanti: «La speranza ci interpella, ci smuove e rompe il conformismo del “si è sempre fatto così”, e ci chiede di alzarci per guardare direttamente il volto dei giovani e le situazioni in cui si trovano. La stessa speranza ci chiede di lavorare per rovesciare le situazioni di precarietà, di esclusione e di violenza, alle quali sono esposti i nostri ragazzi». Francesco cita le parole di Gesù nel Vangelo di Giovanni, «Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto», esorta i vescovi arrivati da tutto il mondo a restare in ascolto di ciò che «il Signore sta chiedendo alla sua Chiesa», sillaba: «E questo esige da noi che stiamo attenti e badiamo bene che non prevalga la logica dell’autopreservazione e dell’autoreferenzialità, che finisce per far diventare importante ciò che è secondario e secondario ciò che è importante. L’amore per il Vangelo e per il popolo che ci è stato affidato ci chiede di allargare lo sguardo e non perdere di vista la missione alla quale ci chiama per puntare a un bene più grande che gioverà a tutti noi. Senza questo atteggiamento, tutti i nostri sforzi saranno vani». Così insiste: «Il dono dell’ascolto sincero, orante e il più possibile privo di pregiudizi e condizioni ci permetterà di entrare in comunione con le diverse situazioni che vive il popolo di Dio. Ascoltare Dio, per ascoltare con Lui il grido della gente; ascoltare la gente, per respirare con essa la volontà a cui Dio ci chiama. Questo atteggiamento ci difende dalla tentazione di cadere in posizioni eticistiche o elitarie, come pure dall’attrazione per ideologie astratte che non corrispondono mai alla realtà della nostra gente». Si tratta insomma di «allargare orizzonti, dilatare il cuore e trasformare quelle strutture che oggi ci paralizzano, ci separano e ci allontanano dai giovani, lasciandoli esposti alle intemperie e orfani di una comunità di fede che li sostenga, di un orizzonte di senso e di vita».

Vescovi cinesi

La novità di questo Sinodo è una diretta conseguenza dell’accordo sulla nomina dei vescovi firmato il 22 settembre tra Santa Sede e Cina: «Oggi, per la prima volta, sono qui con noi anche due confratelli vescovi dalla Cina Continentale. Diamo loro il nostro caloroso benvenuto: la comunione dell’intero episcopato con il Successore di Pietro è ancora più visibile grazie alla loro presenza», ha detto il Papa, la voce incrinata dalla commozione. Superata la divisione tra chiesa «ufficiale» e chiesa «clandestina», Francesco ha invitato al sinodo uno dei sette vescovi «patriottici» ai quali ha tolto la scomunica, mons. Giuseppe Guo Jincai, vescovo di Chengde: l’altro padre sinodale cinese è monsignor Giovanni Battista Yang Xiaoting, vescovo diYan’an.

L’allarme

I lavori del sinodo, aperto dal Papa, cominceranno questo pomeriggio. Trentasei giovani da tutto il mondo parteciperanno all’assemblea in Aula Nervi come uditori: potranno intervenire, pur senza diritto di voto. La settimana scorsa, a Tallin, Francesco aveva usato parole drammatiche per descrivere la situazione della Chiesa, soprattutto in Europa e in Occidente. «Sappiamo – come ci avete detto – che molti giovani non ci chiedono nulla perché non ci ritengono interlocutori significativi per la loro esistenza. È brutto quando una Chiesa, una comunità si comporta in modo da far pensare loro questo. Alcuni, anzi, chiedono espressamente di essere lasciati in pace, perché sentono la presenza della Chiesa come fastidiosa e perfino irritante. E questo è vero! Li indignano gli scandali sessuali ed economici di fronte ai quali non vedono una condanna netta; il non saper interpretare adeguatamente la vita e la sensibilità dei giovani per mancanza di preparazione; o semplicemente il ruolo passivo che assegniamo loro…». Francesco era in Estonia, un Paese alla periferia dell’Europa nel quale il 75 per cento degli abitanti si dichiara non credente, più dell’ottanta per cento tra i ragazzi: «Quando noi adulti ci chiudiamo a una realtà che è già un fatto, ci dite con franchezza: “Non lo vedete?”. E alcuni più coraggiosi hanno il coraggio di dire: “Non vi accorgete che nessuno vi ascolta più, né vi crede?”. Abbiamo davvero bisogno di convertirci, di scoprire che per essere al vostro fianco dobbiamo rovesciare tante situazioni che sono, in definitiva, quelle che vi allontanano». Di qui le parole di Francesco nell’omelia: «Che lo Spirito ci dia la grazia di essere padri sinodali unti col dono dei sogni e della speranza, perché possiamo, a nostra volta, ungere i nostri giovani col dono della profezia e della visione; ci dia la grazia di essere memoria operosa, viva, efficace, che di generazione in generazione non si lascia soffocare e schiacciare dai profeti di calamità e di sventura né dai nostri limiti, errori e peccati, ma è capace di trovare spazi per infiammare il cuore e discernere le vie dello Spirito».

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