19 ottobre 2018 - 13:58

Memoria e Shoah: un progetto del Servizio civile fra i giovani

«La Memoria come strumento di educazione alla pace» promosso da ArciServizioCivile e realizzato fra settembre 2017 e settembre 2018 in nove città italiane. Suoi autori, in completa autogestione 16 volontari in 9 città fra giovani dai 18 ai 30 anni

di Redazione Roma

Memoria e Shoah: un progetto del Servizio civile fra i giovani
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Il 58% dei giovani tra i 18 e 30 anni crede che le leggi razziali siano state imposte da Hitler; il 73% ritiene che non si siano ancora fatti i conti con il passato; il 97% condanna il regime fascista; il 95% riconosce il valore della memoria come essenziale antidoto per non ripetere gli errori del passato; il 48% non conosce i luoghi della memoria nella propria zona. Sono alcuni dei dati più eclatanti emersi dal progetto di servizio civile nazionale «La Memoria come strumento di educazione alla pace» promosso da ArciServizioCivile e realizzato fra settembre 2017 e settembre 2018 in nove città italiane. Suoi autori, in completa autogestione 16 volontari di servizio civile in 9 città - Milano, Genova, Torino, Vicenza, Bologna, Piombino, Jesi, Viterbo e Roma - di 8 Regioni italiane: Lombardia, Liguria, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Marche e Lazio.

Le date da ricordare

Il progetto ha voluto verificare la conoscenza di due date significative per la nostra nazione: il 25 Aprile, Festa nazionale della Liberazione, e il 27 Gennaio, Giornata della Memoria e è stato sviluppato attraverso due differenti linee d’azione: la ricerca, lo studio e l’analisi della trattazione nei giornali locali di 9 città italiane e le interviste sul grado di conoscenza delle due date storiche oggetto della ricerca - realizzate attraverso alcuni questionari - a circa 1.000 ragazzi e ragazze d’età fra i 18 e i 30 anni. L’esame di circa 3.500 articoli conservati negli archivi delle testate o nelle biblioteche ha portato all’osservazione di alcune costanti: della Resistenza si scrive solo in prossimità delle ricorrenze annuali o nei decennali. Negli ultimi anni se ne parla in maniera più sfumata e presentando l’articolazione di motivazioni come «contraddizioni» oppure sottolineando gli aspetti critici; della Shoah invece si scrive con un giudizio sempre unanime e, messe in secondo piano le motivazioni generali della persecuzione, vengono spesso raccontate le esperienze dei singoli. Infine, solo più recentemente si è iniziato a scrivere anche delle deportazioni di altre persone diverse o capri espiatori quali omosessuali, rom o dissidenti politici.

«Fra archivi e burocrazie»

«Sono molto orgoglioso di questo progetto che, nel rappresentare una eccellenza, evidenzia una volta di più che si può realizzare la finalità che la legge affida al SCU: educazione alla pace, alla solidarietà, alla partecipazione - ha dichiarato il Presidente di ArciServizioCivile Licio Palazzini - senza tralasciare l’acquisizione di competenze e di abilità concrete da parte dei giovani volontari che, nel caso specifico, hanno anche imparato a collaborare anche a distanza, oltre che a districarsi fra archivi e burocrazie».«Il servizio civile è stato un’esperienza unica, entusiasmante e divertente - ha detto Gian Luca Nicoletta, uno dei volontari in servizio civile partecipanti al progetto e presente alla conferenza stampa di presentazione insieme a Pietro Maffio e Mattia Rossi - durante la quale ho avuto la possibilità di girare l’Italia per ampliare la mia conoscenza sulla Festa della Liberazione e sul Giorno della Memoria, confrontandomi con molti formatori, esperti, volontari e con me stesso. Il Servizio Civile è un’esperienza che consiglio a tutti, perché può rappresentare un passaggio molto importante nella formazione della propria persona, a livello culturale e soprattutto civico». I risultati della ricerca sono stati pubblicati in un volume che a breve sarà convertito in e-book scaricabile gratuitamente dal sito www.arciserviziocivile.it

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