28 ottobre 2018 - 14:25

San Lorenzo, Anci e Forza Nuova tra «Bella ciao» e saluti romani

Un pomeriggio di tensione nel rione per le manifestazioni contrapposte: il sit-in antifascista in piazza dell’Immacolata e quello di estrema destra a Porta Maggiore. Il capo della Polizia, Gabrielli: «Quanto è successo nel quartiere non diventi un’icona»

di Maria Egizia Fiaschetti (ha collaborato Valentina Mira)

Il presidio antifascista in piazza dell’Immacolata a San Lorenzo (Imagoeconomica) Il presidio antifascista in piazza dell’Immacolata a San Lorenzo (Imagoeconomica)
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Confluiscono in piazza dell’Immacolata le molte anime della San Lorenzo antifascista in ricordo di Desirée Mariottini, la 16enne stuprata e uccisa in via dei Lucani. Se non fosse che il presidio assume anche una connotazione politica. Mentre risuonano le note di Bella ciao Fabrizio De Sanctis, segretario provinciale dell’Anpi, ribadisce: «Abbiamo lottato per cacciare il fascismo dall’Italia, non ci può essere un ritorno. Dobbiamo essere allertati e continuare a combattere. Chiediamo lo scioglimento di tutti i gruppi fascisti, lo chiede anche l’Europa». Tra i manifestanti, un migliaio, anche le neofemministe col fazzoletto fucsia al collo e i collettivi universitari. «La strumentalizzazione che si è creata rischia di oscurare il dato più importante, la violenza esercitata dagli uomini sulle donne a prescindere dalla nazionalità», insiste Tatiana Montella, del movimento «Non una di meno». I più giovani sono turbati dal ritorno all’uso di sostanze pesanti come l’eroina, tanto più tra gli adolescenti: «Lo spaccio non viene contrastato, ci dovrebbe essere più controllo anche popolare — osserva Lorenzo Lang, 25 anni, segretario nazionale del Fronte della gioventù comunista — . La nostra generazione è molto esposta, non vede prospettive per il futuro...».

Nella piazza ombelico della movida, dove bonghi e amplificatori non si sono placati neppure dopo la morte della 16enne, sfilano senza insegne di partito i politici della galassia di sinistra: dai parlamentari Stefano Fassina (Si) e Loredana De Petris (Leu) fino ai piddini Marco Miccoli, Enzo Foschi e al segretario romano Andrea Casu. Mentre il sit-in democratico si ferma in segno di rispetto per un funerale celebrato nella chiesa dell’Immacolata, ecco che una settantina di militanti di Forza Nuova avanza verso Porta Maggiore. La linea di confine, presidiata da cellulari della polizia, è viale dello Scalo San Lorenzo. Al di qua, un folto gruppo di residenti e attivisti dei centri sociali è pronto a sbarrargli la strada: «Qui i fascisti non sono entrati nemmeno nel ‘22 — ricorda Luca, 30 anni — . Forza Nuova specula sulla morte di una vittima di femminicidio». Dall’altra parte i «forzanuovisti» — alcuni brandiscono bastoni e indossano caschi — gridano: «Dove sono gli antifascisti?». La provocazione rischia di tracimare quando una minoranza si avvicina troppo al confine ideale tra le piazze contrapposte, per accogliere una delegazione di sanlorenzine che cercano sponda nel movimento di estrema destra.

Tra saluti romani, magliette con la scritta «spirito legionario» e colli tatuati che inneggiano al «respect» il coordinatore locale, Giuliano Castellino, al megafono arringa i suoi: «Noi non rompiamo le scatole a nessuno, Forza Nuova marcia dove vuole non perché siamo prepotenti ma perché siamo nel giusto». Il leader nazionale, Roberto Fiore, ribadisce la disponibilità a organizzare «passeggiate per la sicurezza» nel quartiere. Alla vista di due africani diretti alla fermata del tram si leva un coro di «buuu» razzisti. Il presidio si scioglie non prima di aver consegnato la propria bandiera a una delle simpatizzanti, le stesse che invocano le ronde nel quartiere. Nel percorso a ritroso le donne incrociano i militanti di sinistra e si sfiora lo scontro. Forse meditano di esporre il vessillo in via dei Lucani, dove è stata uccisa Desirée, ma vengono bloccate dagli agenti. Sul tema della sicurezza ieri è intervenuto anche il capo della polizia, Franco Gabrielli, che ha definito «ingiuste le polemiche all’indirizzo del prefetto di Roma» e chiesto che «l’episodio di San Lorenzo non diventi un’icona».

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