1 settembre 2018 - 12:25

Roma, crollo chiesa di San Giuseppe: indagini sui lavori di restauro

L’esperto della Cultura: «Colpa dei tarli». Gli interventi nel 2015 della genovese Aspera

di Rinaldo Frignani

Il tetto crollato della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami (LaPresse) Il tetto crollato della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami (LaPresse)
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E adesso sul crollo del tetto di San Giuseppe dei Falegnami indaga anche il ministero dei Beni culturali. Il segretario generale Giovanni Panebianco ha annunciato un’ispezione alla Soprintendenza speciale della Capitale per acquisire la documentazione sui lavori di restauro svolti negli ultimi anni nella chiesa del Cinquecento.

Accertamenti che si sommano a quelli disposti dalla Procura in attesa della relazione dei Vigili del fuoco sulle cause del cedimento di una capriata nascosta dal soffitto a cassettoni. Oltre a nominare un consulente tecnico, i pm — che indagano per disastro colposo — entreranno a breve anche loro in possesso dei resoconti sugli interventi di ristrutturazione nella chiesa. Come quelli svolti fra il 2014 e il 2015 dalla Aspera di Genova dell’architetto iraniano Alex Amirfeiz, la società che ha curato il recente restauro di una parte del Colosseo — e anche del parco del Celio — dopo essere subentrata alla Ati (associazione temporanea d’impresa) Giancarlo Gherardi spa, in difficoltà economiche.

E anche nel caso di San Giuseppe, l’Aspera ha preso il posto dell’impresa romana, che aveva già iniziato i lavori, acquisendone il relativo ramo d’azienda. Parte dell’indagine dovrà ora chiarire cosa sia accaduto al passaggio delle consegne. «Quello che è successo non deve più accadere», avverte il responsabile del Mibact Alberto Bonisoli che sottolinea: «Siamo un Paese fantastico, con un patrimonio unico, ma ci sono luoghi, strutture, infrastrutture di proprietà statale o di altri dove entra il pubblico che vanno mappati, protetti e messi in sicurezza».

Fragilità che si sono manifestate anche ieri ai Fori: alcune pietre si sono staccate dalla Rupe Tarpea sotto il Campidoglio, da dove nell’antica Roma venivano gettati i traditori condannati a morte e i testimoni reticenti. I massi hanno colpito il gabbiotto dei vigili urbani dove si trovavano due agenti, usciti illesi dalla brutta avventura. Si indaga per capire se ci sia un collegamento con il crollo a San Giuseppe che dista appena 300 metri dalla Rupe, anche se l’ipotesi principale è che a causare il secondo cedimento in due giorni nell’area archeologica siano state le infiltrazioni d’acqua. E mentre l’inchiesta sulla strage sfiorata — per oggi e domani a San Giuseppe erano in programma due matrimoni, spostati a San Marco — avanza rapidamente, l’architetto e restauratore Francesco Scoppola, primo dirigente del Mibact, afferma con certezza sull’Osservatore Romano che «quel che è successo è con ogni probabilità connesso al deterioramento di un solo, singolo elemento di una capriata. E la causa più probabile sono gli insetti xilofagi, i tarli, oppure la marcescenza del legno dovuta a perdite e infiltrazioni». Sotto accusa per il restauratore «il clima tropicale» e «le gronde non più sgombre che non smaltiscono» l’acqua. Ma per i pompieri sulle travi cadute non ci sarebbero segni o crepe.

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