12 settembre 2018 - 07:27

Mafia Capitale, choc degli imputati: «Solo ora la mafia s’è materializzata»

Pene ridotte per Buzzi e Carminati ma fu associazione mafiosa. Il paradosso delle pene più leggere. Il nuovo lavoro da contabile di Nadia Cerrito

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Luca Gramazio, l’ex capogruppo della destra, il politico «di razza» che galvanizzava i militanti e trionfava alle elezioni, ha un problema in più: spiegare al figlio, nato mentre lui era a Rebibbia, che suo padre è stato ritenuto un mafioso: «Allibiti — commenta il suo difensore, avvocato Antonio Giambrone — l’inverosimile, cioè la mafia, si è materializzata in secondo grado». Per paradosso, questa sentenza, che, a differenza dell’altra, lo vede condannato per associazione mafiosa gli condona qualche anno e, dagli 11 avuti in primo grado, il figlio di Domenico («er pinguino») scende a 8 anni e 8 mesi. Rischia, comunque, di tornare in carcere alla prossima richiesta della Procura. Gilet e camicia azzurra, ascoltata la sentenza, Gramazio jr raccoglie il cellulare, saluta i suoi avvocati e scompare.

Franco Panzironi l’ex numero uno di Ama, l’uomo che firmava assunzioni e promozioni, incarichi e benefici, mansioni e gratifiche, piegato in avanti per sentire meglio, indossa un vecchio giubbotto e una camicia spaiata. Era tra i dirigenti più pagati d’Italia: oggi sembra il vecchio ospite di un centro comunale. Franco Figurelli, ex capo segreteria dell’assemblea capitolina, invece, non è mai sceso a patti con la propria compostezza e anche ora, di fronte al presidente della terza sezione d’appello, siede curato ed elegante fra i banchi dell’aula bunker. É l’uomo al quale Salvatore Buzzi, nelle intercettazioni, spiegava l’adagio della mucca («Per mungerla gli devi prima da’ da mangia’»). Il rischio di tornare in cella ora che la pena è scesa da 5 a 4 anni è significativamente attenuato nel suo caso. Malgrado questo, gli ultimi anni, dice chi lo conosce, hanno scavato dentro di lui una sorta di solco.

Funzionari, politici, manager pubblici accusati di reati di corruzione o turbativa d’asta. Incriminati per associazione mafiosa (è il caso di Gramazio) e finiti in carcere per l’inchiesta sul cosiddetto Mondo di Mezzo. Unica ad essersi salvata, assolta, è l’ex segretaria di Buzzi, Nadia Cerrito che assistita dai suoi avvocati Gabriele Vescio e Claudio Urciuoli ha ora un nuovo lavoro come contabile. Andrea Tassone, l’ex presidente del municipio di Ostia, l’uomo che governava la maggioranza di una piccola città, gira per l’aula con l’espressione disorientata, interrogando i cronisti: «Quanto ho preso? Quanto mi hanno dato?».

Il collegio non ha cambiato di una virgola il I grado e per lui (come per altri del resto) la pena è rimasta la stessa. In questo caso cinque anni di carcere. Mario Schina, Luca Odevaine, Giordano Tredicine, l’erede della potentissima famiglia ambulante. Pochi mesi di differenza fra il primo e il secondo grado: le condanne sono comunque pesanti. Giulio Vasaturo, parte civile per l’associazione Libera parla di «Grande successo dei carabinieri e della procura». Pierpaolo Pedetti, ex presidente della commissione patrimonio, ha fatto un anno e 11 mesi: ha ottenuto una sensibile riduzione della pena (da 7 a 3 anni e 2 mesi) e non tornerà dentro. Anche se le cose dovessero restare quelle che sono, come spiega il suo difensore l’avvocato Alessandro Iannelli, potrebbe ottenere un affido ai servizi sociali. Il carcere, almeno per lui, è scongiurato.

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