28 settembre 2018 - 07:35

Roma, la truffa del finto cardinale: «Le tue maschere ai Musei Vaticani»

Monsignor De Luca, a volte cardinale altre volte un semplice prete, impartiva benedizioni anche di persona a ricchi imprenditori che venivano raggirati. Decine di vittime, anche per le valigette con le banconote sporcate di nero da ripulire

di Rinaldo Frignani

Un carabiniere durante una delle perquisizioni di giovedì Un carabiniere durante una delle perquisizioni di giovedì
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La truffa al collezionista belga non è andata a buon fine, ma i carabinieri hanno scoperto altri raggiri, soprattutto a facoltosi stranieri, che invece hanno fruttato migliaia di euro al gruppo del quale faceva parte anche Angelo Rubiu, 72 anni, «l’ingegner Bonanni», coinvolto in un’altra complessa operazione che avrebbe dovuto portare la banda a incassare un milione di euro con una falsa perizia su un hotel vicino a Velletri, valutato 11 milioni anziché dieci in vista dell’acquisto da parte di una fondazione vicina al Vaticano.

Fra le vittime - comprese quelle che hanno pagato 20 mila euro per valigette-truffa pensando di entrare in possesso di 50 mila euro in banconote sporche da ripulire con uno speciale solvente, un raggiro vecchio di qualche anno - c’è stato anche un imprenditore tedesco che credeva di essere entrato in contatto con gli Affari generali della Segreteria di Stato vaticana per ottenere un finanziamento per i suoi affari (box e magazzini), con l’immancabile «padre Alessandro De Luca» - nome utilizzato spesso, come cardinale, monsignore o semplice sacerdote - a firmare i documenti in qualità di consigliere per gli affari interni ed esterni della Città del Vaticano.

I due si sono anche incontrati in un ufficio affittato dalla banda in piazza Campitelli. Una messinscena perfetta come quella delle auto di lusso con conducente utilizzate per gli spostamenti o per andare a prendere gli ospiti, Gherardi-De Luca, come hanno ricostruito i carabinieri, indossava l’abito talare nero con un crocefisso al collo. Al momento del saluto il finto prelato ha fatto il segno della croce sulla fronte dell’imprenditore, ormai rapito da quel personaggio che infondeva tanta fiducia.

Ai domiciliari sono finiti anche i quattro complici della coppia di italiani: si tratta di due camerunensi, un francese e un afgano. Tutti conosciuti dalle forze dell’ordine per reati di vario genere. Uno degli africani è arrivato anche a minacciare il manager tedesco che aveva capito di essere stato truffato ed era pronto a sporgere denuncia. «Qui non si gioca con il Vaticano - gli ha detto, secondo l’accusa -, se parli sono morto con la mia famiglia, ma anche tu uguale. Non puoi scappare, se fai lo stupido sei finito».

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