13 febbraio 2019 - 08:11

«Serve un treno ogni 2 minuti
La mobilità è già un inferno»

I residenti attaccano: «I 180 milioni di euro della Regione per la Roma - Lido erano già previsti. Per lo stadio sono insufficienti». Il 19 i consiglieri Grancio e Fassina presentano una delibera per l’annullamento dell’intero progetto

«Serve un treno ogni 2 minuti La mobilità è già un inferno»
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«Se la Roma-Lido diventasse una metropolitana con treni ogni due minuti per noi non ci sarebbero problemi». Maurizio Messina del Comitato Difendiamo Tor di Valle definisce «del tutto insufficienti» i 180 milioni di euro destinati ieri dalla delibera regionale alla linea famosa per le inefficienze quotidiane. «Basti pensare che la proposta di ristrutturazione dei francesi di qualche mese fa parlava di 450 milioni di euro».

Il rappresentante del Comitato di residenti e lavoratori del quadrante del IX Municipio chiarisce: «Non siamo contrari per principio al nuovo stadio, ma la mobilità del progetto è totalmente inadeguata e questi soldi che erano comunque previsti da anni per la ristrutturazione, sono pochi». Per il Comitato la sindaca Raggi «fa affermazioni che rischiano di essere smentite immediatamente». Nella delibera 32 che stabilisce l’interesse pubblico del progetto, è scritto che «dovrà essere assicurata la contestualità dell’esercizio del trasporto pubblico su ferro al momento della prima utilizzazione pubblica del nuovo stadio». E per le due linee di trasporto, oltre alla Roma-Lido c’è la Roma-Fiumicino, si parla di 225 milioni di euro. «Questi primi 180 milioni servono per sistemare la linea così com’è ora, non per il flusso dei 22 mila passeggeri all’ora di cui parla il progetto del nuovo stadio». Al momento sulla Roma-Lido, definita da Legambiente «la ferrovia peggiore d’Italia», sono disponibili 16 treni, ma la metà sono fuori uso. «Ne servirebbero 30 e al momento ne circolano mediamente cinque, al massimo sei all’ora», aggiunge Messina. «I soldi servono a malapena per sostituire i treni rotti e riparare le infrastrutture. Con la gara già effettuata dalla Regione il primo treno arriverà nella primavera del 2022».

A parlare di«dramma» del sistema viario è l’urbanista Francesco Sanvitto, storico oppositore dello stadio a Tor di Valle: «Ci saranno cinquemila persone che dovranno recarsi al lavoro nel centro commerciale e negli uffici previsti dal piano, non si possono considerare solamente i tifosi delle partite». L’urbanista che ha fondato anni fa il «tavolo della libera urbanistica Roma», sostenuto da Beppe Grillo, non vede soluzione per Tor di Valle. «Bisogna cambiare sito, le alternative ci sono, ad esempio l’area del Luneur già servita dalla metropolitana».

A definire «catastrofico» il progetto di mobilità legato al nuovo stadio della Roma era stato lo stesso Politecnico di Torino al quale il Campidoglio aveva chiesto il parere. «Nulla cambia alla definizione — attacca Cristina Grancio, consigliera del gruppo misto, espulsa un anno e mezzo fa dal Movimento 5 Stelle per la sua opposizione allo stadio -. Tor di Valle è un sito nel deserto e se non ci sono infrastrutture a pagarne le spese è il pubblico». Grancio non ha dubbi: «Bisogna ricominciare daccapo con il progetto e scegliere un altro luogo per lo stadio». Martedì prossimo la consigliera capitolina insieme a Stefano Fassina di Sinistra italiana presenteranno una delibera per chiedere l’annullamento di Tor di Valle. «Bel venga la ristrutturazione della ferrovia, ma niente stadio», ribadisce Fassina. E Italia Nostra chiede che l’area scelta «vada archiviata» e aveva già indicato in alternativa Torre Spaccata, Pietralata, Anagnina e Tor Vergata.

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