21 febbraio 2019 - 09:15

Summit sulla pedofilia, le vittime in Vaticano: «Intervenite»

Da giovedì a domenica i lavori con vescovi provenienti da 190 Paesi. Ma le associazioni chiedono di poter incontrare Francesco che sarà presente a tutte le fasi del dibattito

di Gian Guido Vecchi

Summit sulla pedofilia, le vittime in Vaticano: «Intervenite»
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«Eravamo in otto, dagli Usa alla Giamaica. È la prima volta che la Chiesa ci riceve come rappresentanti di associazioni di vittime di tutto il mondo e non solo singoli, e questa apertura al dialogo è già notevole, vedremo come va a finire... Io rappresentavo tutte le vittime italiane, la nostra associazione ne ha in carico 800». Francesco Zanardi ha 48 anni, ne aveva 11 quando a Spotorno fu violentato dal viceparroco, «si chiamava don Nello Giraudo, durò tre anni», nel 2010 ha fondato «Rete l’Abuso» e ieri ha incontrato con altre associazioni il comitato organizzativo dell’incontro mondiale su «protezione dei minori nella Chiesa» che si apre oggi in Vaticano. Speravano nel Papa ma per oltre due ore hanno parlato col cardinale Blase Cupich, l’arcivescovo Charles Scicluna, i gesuiti Federico Lombardi e Hans Zollner, la squadra che guida il summit al quale Bergoglio ha convocato 190 presidenti di conferenze episcopali del pianeta.

Peter Isely, portavoce di «Ending clergy abuse», scuote la testa: «Devono agire, dov’è il piano? Non c’è». Juan Carlos Cruz, vittima del pedofilo cileno Karadima, considera: «Il Papa sta facendo quello che può, i vescovi lo seguano, ora o mai più». Zanardi è duro con la Chiesa Italiana: «Faccia chiarezza e imponga ai vescovi l’obbligo di denuncia. A Scicluna ho detto che devono cacciare chi ha coperto, come Delpini a Milano con don Mauro Galli e Sepe a Napoli con don Silverio Mura».

Giovedì mattina al summit parlerà Francesco. Poi il confronto: responsabilità del vescovo, trasparenza. Padre Zollner è chiaro: «Oggi un vescovo rende conto direttamente solo al Papa. Significa che il Papa dovrebbe controllare 5.100 vescovi, il che non è possibile». I cardinali ultraconservatori Burke e Brandmüller, già firmatari dei «dubia» contro le aperture di Bergoglio, collegano gli abusi alla «piaga dell’agenda omosessuale nella Chiesa» e all’abbandono della «legge morale assoluta». Francesco ieri non l’ha mandata a dire: «Coloro che passano la vita accusando, accusando, accusando, sono - non dirò figli, perché il diavolo non ne ha - ma amici, cugini, parenti del diavolo».

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