27 gennaio 2019 - 08:40

Anno giudiziario, l’allarme: «Edifici da sgomberare, via anche i partiti»

Il pg Salvi non cita CasaPound ma invita a evitare il doppiopesismo. «Servono criteri trasparenti e accettabili»

di Il. Sa.

Anno giudiziario, l’allarme: «Edifici da sgomberare, via anche i partiti»
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L’isola di illegalità nel cuore della Roma umbertina, all’Esquilino, fa discutere anche in occasione dell’anno giudiziario. È il procuratore generale Giovanni Salvi ad affrontare il tema. Può l’occupazione di CasaPound in via Napoleone III rappresentare un invito all’illegalità? Secondo Salvi, che evita di nominare il movimento dei fascisti del terzo millennio, sì. Può. «Anche in questo settore (occupazioni, ndr) però i criteri devono essere trasparenti e accettabili — scrive —. Non è un buon esempio il fatto che un immobile pubblico di grande pregio e sito al centro di Roma resti nella disponibilità di un’organizzazione politica che quindi non dovrebbe creare problemi abitativi (a meno che l’immobile non sia utilizzato per finalità private di alcuni, abuso nell’abuso) mentre si procede a sgomberare luoghi di assistenza per migranti».

Il ragionamento è chiaro. Non siamo di fronte a un caso di doppiopesismo della pubblica amministrazione? Molto probabilmente sì. Nel momento in cui si sgombera, per fare un esempio, l’edificio di via Curtatone, allora bisognerebbe procedere al recupero dell’edificio in uso ai militanti di CasaPound. E invece l’interdizione alle forze dell’ordine è sempre in vigore. Solo parzialmente scalfita da un accesso degli uomini della Guardia di finanza che, lo scorso ottobre, sono entrati ad acquisire documentazione per conto dei magistrati della Corte dei Conti. La procedura di accesso all’edificio, piuttosto irrituale, era stata messa a punto il 15 ottobre scorso. In quell’occasione, durante una riunione fra Finanza, Digos e CasaPound, si era deciso, a voce — nulla era stato mai formalizzato — di consentire un’ispezione a determinate condizioni. Una delle quali era di non entrare negli appartamenti ma di limitarsi a ispezionare gli spazi comuni. Nell’edificio, migliaia di metri quadri di proprietà del ministero dell’Istruzione e dell’Università, vivono diverse famiglie, alcune imparentate con i vertici del movimento, come Davide Di Stefano fratello di Simone, leader e candidato alle ultime elezioni. L’anomalia appare evidente. Ma il sospetto di un salvacondotto, dice Salvi, va fugato.

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