27 gennaio 2019 - 17:31

Il Papa sulla crisi in Venezuela: «Si cerchi soluzione giusta e pacifica rispettando i diritti umani»

Le parole più attese arrivano nell’ultimo giorno di Francesco a Panama, dopo l’Angelus alla Casa del Buon Samaritano: «Ho pensato molto al popolo venezuelano, al quale mi sento particolarmente unito in questi giorni»

di Gian Guido Vecchi, inviato

Il Papa a campo «San Juan Pablo II» prima della messa (Afp) Il Papa a campo «San Juan Pablo II» prima della messa (Afp)
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PANAMA - Le parole più attese arrivano nell’ultimo giorno di Francesco a Panama, dopo l’Angelus alla Casa del Buon Samaritano: «Qui a Panama ho pensato molto al popolo venezuelano, al quale mi sento particolarmente unito in questi giorni. Davanti alla grave situazione che attraversa, chiedo al Signore che si cerchi una soluzione giusta e pacifica per superare la crisi rispettando i diritti umani e desiderando il bene di tutti gli abitanti del Paese». La crisi venezuelana è esplosa proprio mentre Francesco arrivava a Panama per la Giornata mondiale della Gioventù. Juan Guaidò, presidente dell’Assemblea nazionale, che si autoproclama presidente provvisorio, la reazione durissima di Maduro e dei militari da lui controllati. Il cardinale venezuelano Baltasar Porras, arrivato a Panama con alcuni ragazzi della sua diocesi, aveva chiesto sabato che la transizione nella quale sperano i vescovi locali avvenisse «in maniera pacifica e con il minor trauma possibile». La conferenza episcopale, con le parole di Romero, ha lanciato un appello: «In nome di Dio, e in nome del popolo che soffre, i cui lamenti salgono fino al cielo, cessi la repressione». I tentativi di mediazione della Santa Sede, in questi anni di contesa tra Maduro e l’opposizione, non hanno avuto successo. Entrambi i contendenti, negli ultimi giorni, si sono appellati a Francesco. «Speriamo presto in un pronunciamento del Papa», aveva detto Guaidò. Maduro, per parte sua, è arrivato a lanciare una «preghiera pubblica» perché «il Papa ci aiuti al dialogo rispettoso, alla verità» e a «impedire che Trump mandi le sue truppe e invada il Venezuela».

Giornata della Memoria

La Casa del Buon Samaritano è un centro che assiste giovani affetti da Hiv o malati di Aids, Francesco ne ha incontrati una sessantina. Dopo l’Angelus ha ricordato anche la Giornata della Memoria: «Dobbiamo mantenere vivo il ricordo del passato e imparare dalle pagine nere della storia in modo da non farlo non fare mai più gli stessi errori. Continuiamo a sforzarci, instancabilmente, a coltivare giustizia, aumentare la concordia e sostenere l’integrazione, essere strumenti di pace e costruttori di a mondo migliore». Sul suo profilo Twitter si legge: «Non dimentichiamo le vittime dell’Olocausto, la loro indicibile sofferenza continua a gridare all’umanità: siamo tutti fratelli!». Oltre al Venezuela, Bergoglio si è soffermato su altre tragedie recenti, a cominciare l’attentato davanti alla cattedrale dell’isola di Jolo, nelle Filippine, che ha causato 27 morti: «Condanniamo questa violenza che colpisce questa comunità cristiana. Prego il Signore, principe della pace, affinché converta i cuori dei violenti e garantisca agli abitanti di quella popolazione una pacifica convivenza». E ancora, l’autobomba all’accademia di polizia di Bogotà, 21 morti che il Papa ha nominato uno ad uno: «Erano giovani testimoni della volontà di pace». Infine, il crollo della diga a Brumadinho, in Brasile: «Affido tutte le vittime alla misericordia di Dio ed esprimo il mio affetto e la mia vicinanza spirituale ai loro parenti e a l’intera popolazione dello Stato di Minas Gerais».

La notte in tenda per aspettare Francesco

Alla messa conclusiva della Gmg, c’erano bandiere di buona parte del mondo e settecentomila ragazzi, nel campo «San Juan Pablo II». Molti di loro hanno passato la notte nelle tende e in sacco a pelo lungo la spianata di terra perduta fra svincoli autostradali a un miglio dal Pacifico. Francesco ha invitato a riflettere sul passo evangelico in cui Gesù parla nella sinagoga di Nazaret, «oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato», e la gente che lo ha visto crescere si stupisce: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Lo stesso atteggiamento degli adulti verso i giovani di oggi.

«Non siete il futuro ma l’”adesso”»

Il Papa esorta i ragazzi: «Quando? Adesso». È «adesso» il loro momento, «perché voi, cari giovani, non siete il futuro ma l’”adesso” di Dio», ha scandito: «Anche a voi può succedere lo stesso ogni volta che pensate che la vostra missione, la vostra vocazione, perfino la vostra vita è una promessa che vale solo per il futuro e non ha niente a che vedere col vostro presente. Come se essere giovani fosse sinonimo di “sala d’attesa” per chi aspetta il turno della propria ora. E nel “frattanto” di quell’ora, inventiamo per voi o voi stessi inventate un futuro igienicamente ben impacchettato e senza conseguenze, ben costruito e garantito con tutto “ben assicurato”. È la “finzione” della gioia. Così vi “tranquillizziamo” e vi addormentiamo perché non facciate rumore, perché non facciate domande a voi stessi e agli altri, perché non mettiate in discussione voi stessi e gli altri; e in questo “frattanto” i vostri sogni perdono quota, cominciano ad addormentarsi e diventano “illusioni” rasoterra, piccole e tristi, solo perché consideriamo o considerate che non è ancora il vostro adesso; che siete troppo giovani per coinvolgervi nel sognare e costruire il domani».

«Se manca la passione dell’amore, mancherà tutto»

Il Papa cita loro una frase del gesuita Pedro Arrupe, che fu padre generale della Compagnia di Gesù: «Sentite di avere una missione e innamoratevene, e da questo dipenderà tutto». Perché «potremo avere tutto, ma se manca la passione dell’amore, mancherà tutto». Al termine, è stato annunciato che la prossima Giornata mondiale della Gioventù si svolgerà a Lisbona, in Portogallo, nel 2022.

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