5 maggio 2019 - 12:00

Papa Francesco in Bulgaria: «Siate luogo d’incontro tra culture e civiltà»

Il paese balcanico ha costruito da anni una barriera al confine con la Turchia, duecento chilometri di filo spinato, torrette e telecamere a infrarossi fino al Mar Nero

di Gian Guido Vecchi, inviato Sofia

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«A voi, che conoscete il dramma dell’emigrazione, mi permetto di suggerire di non chiudere gli occhi, il cuore e la mano – come è nella vostra tradizione – a chi bussa alle vostre porte». Francesco arriva in Bulgaria, «luogo d’incontro tra molteplici culture e civiltà, ponte tra l’Europa dell’est e quella del sud, porta aperta sul vicino oriente», e si rivolge a tutto il Vecchio Continente. Questa è «una terra in cui affondano antiche radici cristiane, che alimentano la vocazione a favorire l’incontro sia nella regione sia nella comunità internazionale: qui la diversità, nel rispetto delle specifiche peculiarità, è vista come opportunità, una ricchezza, e non come motivo di contrasto».

«Anche la Bulgaria fa i conti con chi vuole entrare nel Paese»

Sono passati pochi giorni da quando il pontefice ha messo in guardia dal «nazionalismo conflittuale che alza i muri» fino a diventare «razzismo o antisemitismo», denunciando l’ «eccessiva rivendicazione di sovranità» e il riemergere di «correnti aggressive verso gli stranieri». Anche la Bulgaria, spiega ora, «si trova a confrontarsi con il fenomeno di coloro che cercano di fare ingresso all’interno dei suoi confini, per sfuggire a guerre e conflitti o alla miseria, e tentano di raggiungere in ogni modo le aree più ricche del continente europeo, per trovare nuove opportunità di esistenza o semplicemente un rifugio sicuro».

La barriera al confine con la Turchia

Francesco non lo dice, ma sa benissimo che il paese balcanico ha costruito da anni una barriera al confine con la Turchia, duecento chilometri di filo spinato, torrette e telecamere a infrarossi fino al Mar Nero, uno dei tanti muri che segnano il continente. A tre settimane dalle elezioni Europee, la riflessione del pontefice è significativa. Accolto dal presidente Rumen Radev, Francesco si rivolge alle autorità prima di incontrare il sinodo ortodosso e pregare da solo nella cattedrale - la chiesa ortodossa bulgara vieta riti e preghiere con i cattolici -, davanti all’immagine dei Santi Cirillo e Metodio, i fratelli di Salonicco che definirono la scrittura slava (i caratteri «cirillici») e sono «compatroni d’Europa», ricorda non a caso il Papa: «Siano benedetti i Santi Cirillo e Metodio, che con le loro preghiere, il loro ingegno e la loro concorde fatica apostolica ci sono di esempio e rimangono, a distanza di più di un millennio, ispiratori di dialogo fecondo, di armonia, di incontro fraterno tra le Chiese, gli Stati e i popoli! Possa il loro fulgido esempio suscitare numerosi imitatori anche ai nostri giorni e far sorgere nuovi percorsi di pace e di concordia!». Con buona pace delle derive sovraniste, l’Europa non deve dimenticare le proprie radici.

«Devo fare un salto in Russia»

Sull’aereo che lo ha portato a Sofia, Francesco ha salutato uno ad uno i giornalisti, e quando il vaticanista del Tg2 Enzo Romeo gli ha regalato il suo libro «Salvare l’Europa», il Papa ha esclamato: «Mi piace questo titolo!». Il libro racconta il «segreto» della bandiera europea, le stelle in campo blu come segni che rimandano alla corona e al velo della Madonna, e Francesco scherza: «Non hanno voluto citare le radici cristiane, ma Dio si è vendicato!». Bergoglio è sereno, una giornalista gli fa notare che negli ultimi viaggi si avvicina sempre più alla Russa e lui sorride, «devo farci un salto!». Ma la situazione dell’Europa lo preoccupa. Il terzo viaggio nei Balcani (dopo l’Albania nel 2014 e Bosnia ed Erzegovina nel 2015) si concluderà martedì a Skopje, in Macedonia del Nord. Ancora una volta - da ultimo a settembre 2018, nei Paesi baltici - Francesco privilegia le «periferie» dell’Europa per parlare a tutto il Continente. Il momento più significativo del viaggio, domattina, sarà la visita privata ad un campo profughi alla periferia di Sofia e l’incontro con una cinquantina di bambini e genitori rifugiati da Siria e Iraq. Questo pomeriggio celebrerà una messa in piazza Knyaz Alexandar I per la piccola comunità cattolica (l’1 per cento dei bulgari), ma intanto incontra i rappresentanti degli ortodossi, il 76 per cento della popolazione. Non ci sono folle ad accogliere il Papa a Sofia, ma non importa. Francesco punta sul dialogo con le altre confessioni cristiane e tra le religioni, sa che le fedi possono avere un ruolo importante per arginare gli egoismi nazionalistici. Del resto i cristiani sono uniti da quello che chiama «l’ecumenismo del sangue». In aereo gli ricordavano che nello Sri Lanka, dopo le stragi di Pasqua, chiese e scuole cattoliche sono ancora chiuse. Francesco ha sospirato: «Ci sono più martiri oggi che un tempo».

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