7 marzo 2019 - 08:17

Tivoli, estorsione a imprenditori: 5 arresti. Coinvolto anche un politico

Il clan, vicino alla camorra, utilizzava metodi mafiosi ai danni di dirigenti di aziende e organizzava anche raid con armi con l’aiuto di camorristi napoletani

di Rinaldo Frignani

(Foto Proto) (Foto Proto)
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Metodo mafioso ai danni di un imprenditore di Ferentino, nel frusinate, ma con le menti dell’azione residenti a Roma. È la conferma ulteriore della presenza nella Capitale di elementi vicini ai clan della camorra. E i carabinieri della compagnia di Tivoli ne hanno arrestati cinque all’alba di giovedì, su richiesta della locale Dda, guidata da Michele Prestipino. Fra loro anche un esponente politico di Ferentino coinvolto nella vicenda: si tratta di Pio Riggi, 55 anni, eletto in una lista civica.

I raid con le armi

I cinque avevano organizzato raid con armi da fuoco nella sede dell’azienda di un imprenditore di Tivoli che avrebbe dovuto versare soldi alla banda per un appalto da sei milioni di euro ottenuto sul territorio del comune in provincia di Frosinone per la gestione dei loculi del cimitero. Un amministratore pubblico della zona si è così rivolto ai camorristi di un clan a Napoli centro per ottenere quello che secondo lui l’imprenditore avrebbe dovuto versargli - una tangente - e questi ultimi hanno fatto intervenire i loro affiliati nella Capitale.

La tangente

Il consigliere comunale di Ferentino, Pio Riggi, finito in carcere per l'accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso, chiedeva una percentuale del 5% all'imprenditore che aveva ottenuto un appalto da 6 milioni di euro per la costruzione e gestione dei loculi del cimitero della cittadina ciociara. Le richieste erano state «affidate» da Riggi, eletto tramite una lista civica, ad un gruppo di quattro persone, tutte appartenenti ad un clan camorristico di Napoli che con minacce sempre più pressanti sono arrivati a chiedere all'imprenditore circa un milione di euro. In manette sono finiti Ugo Di Giovanni e poi Gennaro Rizzo, in passato anche coinvolti nella gambizzazione di un fantino per un debito, avvenuta a Roma nel febbraio 2012. Arrestato anche Emiliano Sollazzo e Luciano Rosa, che per i magistrati di piazzale Clodio era considerato il trait d'union fra il consigliere comunale e gli esponenti del clan. Arrestata anche la sorella di Rosa: durante la perquisizione nella sua abitazione i carabinieri hanno trovato droga. L'indagine, affidata dal procuratore aggiunto Michele Prestipino al sostituto Corrado Fasanelli, è partita dopo la denuncia dell'imprenditore, il 4 febbraio scorso. Dopo aver pagato una prima tranche di 44mila, la vittima dell'estorsione ha deciso di non assecondare più le richieste. A quel punto sono iniziate minacce e intimidazioni: gli appartenenti al clan sono arrivati a mettere in atto veri e propri raid nell'azienda dell'imprenditore per ottenere il denaro.

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