19 marzo 2019 - 22:30

La nave Mare Jonio e la fretta di chiudere il caso. Salvini ha pressato la Finanza. Oggi voto sul caso Diciotti

I 49 migranti sbarcati a Lampedusa. La Guardia di Finanza ha notificato al comandante della Mare Jonio il sequestro probatorio della nave, disposto dalla procura di Agrigento che indaga per favoreggiamento all’immigrazione clandestina

di Fiorenza Sarzanini

La Mare Jonio ieri sera all’attracco a Lampedusa
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Arrivare oggi in Parlamento per difendersi sul caso Diciotti con la nave Mare Jonio bloccata al largo di Lampedusa con 49 migranti a bordo: era questa la preoccupazione forte del ministro dell’Interno Matteo Salvini. Anche tenendo conto che una parte dei Cinque Stelle non è affatto d’accordo a votare no all’autorizzazione a procedere, tanto che i vertici del Movimento hanno messo le mani avanti minacciando di espellere i dissidenti. Ecco perché sin dall’alba il titolare del Viminale ha cercato ogni strada possibile per far sequestrare l’imbarcazione. E in serata, quando si è capito che la Procura di Agrigento non avrebbe firmato il decreto, è stata la Guardia di finanza a procedere.

Il tavolo permanente

Una nota diffusa alle 11 comunica la «convocazione di un tavolo permanente con esperti e forze di polizia per valutare la situazione alla luce della direttiva» diramata in tutta fretta lunedì proprio dopo la notizia che la nave della Ong Mediterranea aveva soccorso i migranti al largo della Libia e puntava verso Lampedusa. In quel momento Mare Jonio è già alla fonda davanti all’isola ed è concreta la possibilità che possa rimanerci per giorni. Si tratta infatti di una nave che batte bandiera italiana, dunque non si può forzare la mano con l’Unione Europea per chiedere una distribuzione dei migranti né minacciare di mandarla in altri Stati. E dunque è soprattutto con il comandante della Finanza Giorgio Toschi che Salvini insiste affinché venga evidenziata ogni violazione che possa giustificare un intervento. Alle 8 era stato infatti il pattugliatore Paolini delle Fiamme gialle ad intimare l’alt alla Mare Jonio senza però ottenere alcun risultato, tanto che i finanzieri avevano poi deciso di salire a bordo per un’ispezione.

«Ordini ignorati»

Alle 14 Salvini detta dunque la linea e invia una nuova nota ufficiale per elencare le accuse contro Mare Jonio. «Fino a questo momento — dichiara — sono emersi i seguenti elementi: la nave ha disobbedito per ben due volte all’ordine della Guardia di finanza di spegnere i motori. È come un’auto che non rispetta l’alt a un posto di blocco. Il mare non era mosso né c’era pericolo di affondamento. La Mare Jonio era più vicina a Libia e Tunisia ma ha fatto rotta verso l’Italia, sottoponendo gli immigrati a un viaggio più lungo. La nave non ha avvisato Malta. Ha disobbedito alle indicazioni della guardia costiera libica. Un comportamento che dimostra, secondo il Viminale, il chiaro intento di voler portare in Italia immigrati clandestini. Nelle ultime ore, a conferma che la presenza di navi Ong è un incentivo alle partenze, si sarebbe verificato un naufragio davanti alla costa di Sabrata». Poi il ministro dell’Interno esplicita l’obiettivo: «Se un cittadino forza un posto di blocco stradale di polizia o carabinieri, viene arrestato. Conto che questo accada».

Il favoreggiamento

La parola passa così alla magistratura. E in particolare al procuratore Luigi Patronaggio, il magistrato che aveva messo sotto inchiesta Salvini per sequestro di persona nel caso Diciotti e poi aveva trasmesso per competenza ai colleghi di Palermo che invece avevano sollecitato l’archiviazione. Dovrà essere lui a decidere se chiedere la convalida del sequestro della nave. La scelta di procedere per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina non implica automaticamente il blocco dell’imbarcazione. E così non è escluso che la decisione arrivi proprio mentre Salvini attende l’esito del voto in Senato.

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