23 marzo 2019 - 22:59

«Raggi era contraria allo stadio, poi con Lanzalone tutto cambiò»

L’ex assessore Berdini: questo è uno tsunami devastante. Il progetto: «L’unico sussulto di dignità è abbandonarlo. La giunta si muove fuori dalle regole»

di Tommaso Labate

Paolo Berdini, ex assessore all’Urbanistica del Comune di Roma
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«Un terremoto? Be’ qua direi che siamo già ben oltre. Siamo a uno tsunami per una città cui evidentemente non bastava l’essere stata travolta da Mafia Capitale, dalla mafia a Ostia, dalla mafia ovunque. L’unico sussulto di dignità che può salvare la giunta Raggi passa attraverso un ritorno alle regole, e quindi dall’addio al progetto dello stadio della Roma a Tor di Valle. Vede, per ogni urbanista serio il piano regolatore è “la” legge. E chiunque si muova fuori da quello, come sta facendo la giunta Raggi, si muove al di fuori delle regole... Chi vuole capirci qualcosa su ciò che è successo e sta succedendo dovrebbe indagare su quello che accade in Campidoglio dopo il 16 dicembre 2016. È tutto là».

Paolo Berdini è stato il primo assessore all’Urbanistica di Virginia Raggi, carica da cui si dimette nel febbraio del 2017. Quando accetta di entrare in giunta, l’urbanista ha idee diverse dal M5S sulle Olimpiadi, visto che è favorevole. Ma la pensa come la Raggi, «e anche come De Vito», sul progetto dello Stadio a Tor di Valle. È contrario lui, sono contrari loro, sono contrari tutti. Poi succede qualcosa.

Arriva il 16 dicembre 2016. L’arresto di Raffaele Marra, braccio destro di Raggi.

«Da lì cambia tutto. Prima di allora, sia nei discorsi pubblici che in quelli privati, la Raggi era contrarissima a realizzare lo stadio della Roma a Tor di Valle. Si valutavano aree alternative, visto che c’erano e ci sono. Su questo eravamo d’accordo sin da subito».

Al di là delle dichiarazioni pubbliche, aveva mai sospettato che qualcuno in Campidoglio remasse contro la posizione sua e della sindaca sullo stadio?

«Mai, all’epoca non ne avevo alcuna ragione».

Neanche De Vito, il presidente del Consiglio comunale arrestato per corruzione?

«Men che meno. Anche De Vito era contrario alla realizzazione dell’impianto a Tor di Valle. Se pensate che oggi l’attuale amministrazione ha esteso le cubature ben oltre a quelle previste dalla giunta di Marino, che già andavano al di là del piano regolatore, capite la reale dimensione del cambio della loro impostazione iniziale, che partiva appunto dal rispetto delle regole. Erano stati votati per questo, no?».

Ha riconosciuto nel De Vito che parlava nelle intercettazioni «di sfruttare la congiunzione astrale» il De Vito che aveva conosciuto?

«Sinceramente no, sono rimasto stupito. Il De Vito che avevo conosciuto io era molto equilibrato, prudente, serio. Frongia era molto più silenzioso, ci parlavo di meno».

Cosa cambia con l’arresto di Marra?

«Tutto. Il M5S nazionale commissaria di fatto la Raggi con Bonafede e Fraccaro. Spunta questo Lanzalone…».

Il suo arresto, nel giugno scorso, «apre» l’inchiesta sullo stadio.

«All’epoca chiesi conto alla Raggi del suo ruolo, del perché stesse sui dossier dell’Urbanistica. La sindaca mi rispose che Lanzalone era un uomo di sua fiducia, che stava lì per aiutarmi ad arrivare alla risoluzione del contratto per Tor di Valle. E invece stava lì per l’esatto contrario».

Come lo capì?

«Dopo essere stata commissariata dal M5S nazionale, la Raggi sullo stadio cambia linea. Nel gennaio 2017, il vicesindaco Bergamo e quello che sarebbe stato il mio successore all’Urbanistica, Luca Montuori, iniziano i colloqui per andare avanti su Tor di Valle. Dal no secco si passa a mia insaputa al sì, con le cubature addirittura aumentate rispetto a Marino. E me ne sono andato».

Lei era favorevole alle Olimpiadi.

«Eravamo d’accordo con la Raggi che si sarebbe arrivati a un referendum per fare decidere i romani. Venni scavalcato da un post di Beppe Grillo, che con l’amministrazione di Roma teoricamente non aveva nulla a che fare».

Si è fatto un’idea su come sarebbe finito il referendum sulle Olimpiadi?

«La stragrande maggioranza avrebbe votato a favore».

Se mai ci fosse un referendum sullo stadio a Tor di Valle?

«La stragrande maggioranza dei romani voterebbe contro. Soprattutto dopo questo scandalo devastante.

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