Rita Cucchi, la gentilezza e la forza di una madre che ha chiesto giustizia per il suo Stefano

di Giovanni Bianconi

La donna è morta dopo una lunga malattia. Nel chiedere di sapere la verità sull’omicidio del figlio è sempre stata in prima fila, minuta e determinata come sanno essere le mamme che hanno imparato da giovani ad affrontare le asperità della vita

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Rita Calore abbracciata a suo figlio Stefano Cucchi

La tragedia di Stefano Cucchi comincia da lei, da Rita, la mamma che una mattina di tredici anni fa, il 22 ottobre 2009, si vide arrivare a casa un carabiniere, mentre era sola in casa con la nipotina. Le disse che avrebbe dovuto seguirla in ufficio per una notifica, ma lei non poteva uscire per via della piccola a cui doveva badare. Allora il carabiniere procedette nel piccolo soggiorno di quella casa piccolo-borghese di Tor Pignattara: da giorni Rita aspettava notizie su Stefano , arrestato per possesso e spaccio di piccole dosi di droga e improvvisamente scomparso: da Regina Coeli l’avevano portato all’ospedale Fatebenefratelli, poi al reparto detenuti del Pertini dove invano i suoi genitori – la signora Rita e il marito Giovanni – avevano tentato di incontrarlo.

Giovanni, quella mattina, era uscito per andare a far timbrare l’ultimo permesso, e forse in giornata sarebbero riusciti a vedere il ragazzo. S’era alzata con quella speranza. Ma la notifica del carabiniere, che prima di procedere alla notifica a Rita ebbe cura di farle mettere nel box la bambina che teneva in braccio, la fece improvvisamente piombare nell’incubo: il foglio era un invito a nominare un consulente di parte per assistere all’autopsia sul cadavere di Stefano, morto poche ore prima. Così, attraverso questo assurdo passaggio burocratico dopo una settimana di unitili sforzi per avere qualche notizia, Rita Cucchi seppe di aver perso suo figlio per sempre, quella mattina di tredici anni fa. E da allora ha cominciato insieme a Giovanni e Ilaria, la figlia maggiore, la sua battaglia per la verità che l’ha vista sempre in prima fila, minuta e determinata come sanno essere le mamme che hanno imparato da giovani ad affrontare le asperità della vita. E Stefano, con i suoi trascorsi turbolenti, gliene aveva riservate parecchie. Niente però che potesse incrinare l’amore e per un figlio e la voglia di aiutarlo a superare le difficoltà in cui s’era cacciato. Un amore e una voglia di sostenerlo che l’hanno accompagnata anche dopo la sua morte senza perché, fino a ottenere le risposte esatte arrivate solo dopo tanti anni e tante altre sbagliate, a cui la famiglia Cucchi non s’è mai arresa.

Ilaria , Giovanni e lei, Rita, apparentemente la più fragile e indifesa ma forse la più forte per la gentilezza e la disponibilità di carattere che non sono mai state sopraffatte dallo sconforto e dalla disperazione. Quando andavo in casa sua per parlare con Ilaria e i suoi genitori di Stefano e della sua storia difficile, era Rita ad aprire la porta di quell’appartamento pieno di ricordi, dove la stanza di Stefano era rimasta uguale all’ultima volta che c’era entrato lui, a offrire un sorriso di ben arrivato e un caffè. E negli anni della lunga battaglia giudiziaria condotta al fianco della Procura di Roma, insieme all’avvocato Fabio Anselmo che poi è diventato un altro membro della famiglia, Rita Calore Cucchi è sempre stata in prima fila. Per pretendere verità e giustizia da uno Stato che aveva lasciato morire un giovane uomo mentre lo teneva in custodia. Senza nascondere le debolezze e gli errori di Stefano, ma anche senza mai pretendere niente di meno che il rispetto per la memoria un figlio che avrebbe dovuto pagare le proprie colpe, certo, ma non certo con la vita.

Quel rispetto passava per l’accertamento dei fatti, per la scoperta di ciò che era accaduto la sera dell’arresto e nei giorni bui della detenzione, e poi ancora negli anni in cui sono state nascoste e manomesse le prove di quanto era accaduto. In tutti i processi, quello sbagliato contro imputati innocenti, e poi quelli giusti contro colpevole accertati o condannati con sentenze non ancora definitive, Rita è stata sempre seduta al fianco del marito e della figlia nei primi banchi, in attesa delle risposte che dovevano arrivare dai giudici. Quando sono arrivate, però, non c’era già più, costretta a rimanere a casa dalla malattia, che ieri se l’è portata via per sempre. Ma la consapevolezza di essere riuscita a dare giustizia a Stefano ha almeno in parte ripagato Rita di quello che aveva passato, e di ciò che la vita aveva ancora in serbo per lei. Ha affrontato anche le ultime prove con la mitezza e la gentilezza che le hanno permesso di sopravvivere alla morte di un figlio, e di lottare per lui. Finché ne ha avuto la forza, fino alla fine.

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17 ottobre 2022 (modifica il 17 ottobre 2022 | 13:12)