Nel loro nuovo disco c’è una canzone su un argomento attuale e delicato come lo Ius Soli. Un altro pezzo invece s’intitola Fermati e Respira. Inno alla decrescita. Invito a trovare spazio per sé in questa vita frenetica e dispersiva. Il video ha per protagonista Rinaldo. Un anziano pastore di Forme. Borgo in via di spopolamento in provincia dell’Aquila. Notizie dal fronte di un pezzo di storia del punk italiano. I Punkreas sabato 18 agosto suonano al Burning Hill Fest di Roviano. Presenteranno le tracce dell’ultimo EP Inequilibrio insieme al meglio del loro repertorio per festeggiare trent’anni di carriera (ore 21, piazza della Libertà).
«Il tour è rodato — dice Cippa, la voce del gruppo — secondo me questa volta è veramente una scaletta tutta di singoli. Come gli Offspring. Suoniamo trent’anni di singoli. Musica tosta e bella». Ormai il pubblico dei Punkreas non è più quello del punk che fu. «Vengono a sentirci tante facce nuove — racconta — Vanno su internet. Vedono le proposte della Garrincha Dischi, la nostra etichetta. Prima sono un po’ interdetti. Poi restano fino alla fine. C’è da dire che le date estive sono in piazza e i concerti gratuiti. C’è anche la famiglia con il passeggino». La cosa bella è che loro ogni sera, a seconda di chi si trovano davanti, virano la scaletta. «Se c’è una mamma in prima fila che comincia ad ancheggiare allora gli diamo sotto con il reggae — aggiunge Cippa — in linea di massima cerchiamo di alternare ritmi e atmosfere sentendo la risposta del pubblico».
Con Cippa sul palco ci sono Endriù (chitarra), Paletta (basso), Noise (chitarra) e Gagno (batteria). Mentre fanno musica i Punkreas si lanciano anche in sketch e scenette improvvisate per divertire e divertirsi. «È intrattenimento — scherza Cippa — per esempio c’è Paletta che fa Umberto Bossi. Si risveglia e pensa che l’Italia sia ancora quella di anni fa. Non si rende conto che il mondo è cambiato. I meridionali ormai sono voti. Poi ci sono altre chicche che non ti dico per non rovinare la sorpresa». Sicuramente non tutti i reduci dell’underground anni Novanta saranno d’accordo con questo approccio. «Non è vero Ci sono anche quelli che vent’anni fa ci avevano schifato semplicemente perché nel 2000 avevamo fatto un video, oppure perché avevamo inciso un disco con la Universal. Adesso in molti cominciano a tornare con la coda tra le gambe».
Inequilibrio«Punk è andare contro questo governo di razzisti»
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