28 agosto 2018 - 08:29

Locarno a Roma: sette film a piazza Vittorio

La rassegna, da giovedì a domenica, proietta i lungometraggi che sono stati appena presentati (e premiati) al festival svizzero

di Natalia Distefano

«BlacKkKlansman» di Spike Lee «BlacKkKlansman» di Spike Lee
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La Svizzera è più vicina, grazie al cinema. Con la diciottesima edizione della rassegna «Locarno a Roma», in programma da giovedì a domenica nell’ambito di «Notti di cinema e… a piazza Vittorio», il cuore multietnico della Capitale si trasforma in un satellite di quella celebre piazza Grande che ospita il Locarno Festival nella città ticinese. E l’arena romana si prepara ad accogliere sette tra le migliori pellicole presentate e premiate in Svizzera appena due settimane fa.

Film freschi di applausi, che hanno conquistato il pubblico e la giuria internazionale della settantunesima edizione del Locarno, l’ultima diretta da Carlo Chatrian, festival che ama i giovani registi, minimizza il glamour dei red carpet e punta sulla qualità di un cinema capace di raccontare il suo tempo con autenticità e visione artistica, dove anche il racconto più crudo non rinuncia alla poesia. Come in «A Land Imagined» di Yeo Siew Hua, vincitore del Pardo d’oro 2018, che apre il calendario romano con la sua storia amara di caporalato a Singapore, tra sfruttamento selvaggio dei lavoratori e violenza, immersa delicatamente dal regista cinese in un’atmosfera onirica e rarefatta.

«Nel dna della kermesse e nei suoi palmarès ci sono il Neorealismo italiano, la Nouvelle Vague francese e generazioni di registi che hanno messo a fuoco nuove pagine di grande cinema: tutti profondamente agganciati al sentire della propria epoca – commenta Marco Solari, presidente della rassegna romana – e tutti approdati in Canton Ticino quasi da sconosciuti. Perché l’obiettivo della rassegna è soprattutto intercettare e rivelare il talento cinematografico». A lasciarsi scoprire, in questa trasferta capitolina organizzata da Anec Lazio con Fondazione Cinema per Roma e l’Ambasciata Svizzera in Italia, altri sei film che hanno fatto parlare di sé (proiettati in versione originale con sottotitoli in italiano): «Yara» dell’iracheno Abbas Fahdel con la l’amore tra due adolescenti adagiato in una valle semi deserta del Libano (giovedì alle 22.30), «Le vent tourne» di Bettina Oberli vincitore del Variety Piazza Grande Award (venerdì alle 20.30), «Tarde para morir joven» di Dominga Sotomayor, premiato per la miglior regia, che riporta nel 1990 ai piedi delle Ande in una comunità hippie intenzionata a sfruttare la fine della dittatura cilena per coltivare l’utopia di una società lontana dagli eccessi metropolitani (venerdì alle 22.15).

Poi una parentesi mainstream con «The Equalizer 2 – Senza perdono» di Antoine Fuqua ispirato alla serie tv «Un giustiziere a New York» (sabato, 20.20), prima di passare al documentario «M» di Yolande Zauberman, vincitore del Premio speciale della giuria, che indaga sui casi di pedofilia in una comunità ultra ortodossa di Israele (sabato alle 22.40) e infine «BlacKkKlansman» di Spike Lee, pellicola contro ogni forma di razzismo che a Locarno si è aggiudicata il Premio del pubblico (domenica alle 20.30). La Svizzera, dunque, si avvicina così, riflettendo pillole di un cinema affacciato sul mondo.

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