18 agosto 2018 - 23:50

Dalla Tav nel limbo
al decreto sicurezza
Dove porta la gara
tra i due alleati

Le mosse di M5S per riequilibrare l’azione della Lega

di Alessandro Trocino

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ROMA Un’estate a due volti, cominciata con un Matteo Salvini che ha imperversato a torso nudo sulle spiagge e ha monopolizzato media e social con annunci che passavano dall’elogio dell’aragosta alla caccia agli ambulanti da battigia. E una seconda parte, segnata dalla tragedia di Genova, che ha riportato in primo piano un Movimento in difficoltà: Luigi Di Maio ha alzato i toni, additando alla folla i «colpevoli» e anticipando la sentenza di condanna per le Autostrade (e per il Pd), mentre Salvini confermava a mezza bocca e stava un passo indietro. Gli applausi di ieri ai funerali di Stato segnano la conferma di una sintonia per la maggioranza. Ma la sfida tra le due formazioni al governo per la visibilità mediatica, e quindi per il consenso, è destinata a continuare e a diventare più serrata. Lo snodo sarà a settembre. Perché a quel punto si passerà dalle parole e dai proclami ai fatti. E i punti di attriti possibili non saranno pochi.

Il nodo infrastrutture
La questione infrastrutture rappresenta uno dei primi snodi sui quali le divergenze sono note. I 5 Stelle sono nel partito dei no, contrari a molte delle grandi opere, se non tutte, di cui si sta parlando in questi giorni. La Lega, al contrario, è molto favorevole. Armando Siri lo ammette: «È vero, abbiamo visioni molto diverse sulle grandi opere». E Gian Marco Centinaio è arrivato fino a dire che «non bisogna inseguire la piazza», alludendo all’alleato 5 Stelle. In realtà sulle grandi opere si troverà una sintesi. Perché il Movimento ha già ceduto su alcune e su altre è disposto a cedere. La Tap si farà, il dossier è già in mano al premier Giuseppe Conte. La Tav rimarrà invece impantanata a lungo e darà modo a M5S di prendere tempo. Si dovrà probabilmente cedere invece, dopo i fatti di Genova, su Terzo Valico e Gronda, che erano stati messi in discussione da Di Maio e Toninelli, ma che ora paiono indispensabili.

Flat Tax e Reddito di cittadinanza
A settembre si dovranno finalmente affrontare i due cavalli di battaglia elettorali di Lega e 5 Stelle: il Carroccio spinge per la Flat Tax e il Movimento per il reddito di cittadinanza. Di soldi non ce ne sono a sufficienza per far tutto, anche perché l’emergenza autostradale rende palese la necessità di intervenire sulla manutenzione su larga scala. Ma alla fine, per accontentare entrambi, si avvieranno i due provvedimenti, sia pure annacquati. È già stata depositata la proposta,targata Lega, di una miniflat tax al 15 per cento per professionisti, artigiani e piccole imprese. Altro punto di contrasto, sono le pensioni, sui quali però si dovrebbe riuscire a trovare una quadra.

Il decreto sicurezza
Ma il vero snodo non saranno né le grandi opere né i provvedimenti bandiera. Gli affondi su migranti e rom sono ormai alle spalle (l’effetto mediatico ormai è sempre più breve) e a settembre Salvini, per riprendere quota, è già pronto a cavalcare il decreto sicurezza, la sua ruspa d’autunno. Un provvedimento (se non due) monstre, che avrà al suo interno sicurezza, ordine pubblico, lotta alla mafia, asili e rimpatri, droga, racket. E ci sarà naturalmente anche la legittima difesa, sulla quale i 5 Stelle sono molto più cauti.

Le contromisure M5S
«Certo, siamo preoccupati — spiega un esponente dei 5 Stelle — perché tra poco Matteo tornerò a occupare tutto lo spazio. Per questo stiamo lavorando a qualcosa di nuovo, a un provvedimento che riporti l’attenzione sui nostri temi». Cosa sia, ancora non si sa, ma quel che è certo è che in autunno si comincerà a fare sul serio. E si vedrà se le divergenze saranno solo di facciata. Nel frattempo la battaglia per la visibilità si è fatta quotidiana e arginare Salvini non è facile: «L’ha visto il selfie ai funerali? Può non piacere, ma alla fine si parla sempre di lui e riesce sempre a oscurare tutti gli altri».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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