16 giugno 2018 - 23:00

Casaleggio e Lanzalone erano a cena insieme per una raccolta fondi

Il presidente di Rousseau: «L’ho visto a un altro tavolo e l’ho salutato». Ma la cena era organizzata dall’associazione intitolata al padre: lo stellato Pipero era tutto prenotato

di Alessandro Trocino

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ROMA «Sono andato a una cena l’altro giorno, ho trovato anche Lanzalone a un altro tavolo. E l’ho salutato». Detta così, come la racconta Davide Casaleggio, l’incontro alla fatale cena è stata una casualità. Un evento fortuito, di quelli che a Roma possono capitare. Ma non è andata così. E non è andata neanche come era stata raccontata in precedenza, cioè come una serata in cui si sono attovagliati in un unico tavolo, parlando di politica e nomine, Casaleggio, Luca Lanzalone (consulente dei 5 Stelle e mediatore nella vicenda dello stadio della Roma) e Pietro Dettori.

Informatica e politica al ristorante
La verità è che quella sera — il giorno prima dell’arresto del manager — Casaleggio e Lanzalone erano seduti distante ma non si sono trovati per caso nello stesso locale. Il ristorante è Pipero, uno dei migliori della Capitale: una stella Michelin con il bravo chef Luciano Monosilio (in partenza, ma questa è un’altra storia). Tutto il ristorante viene prenotato da un’agenzia, per conto dell’associazione Gianroberto Casaleggio, fondata nel 2017 dal figlio Davide, dalla moglie Sabina e dall’amico Roberto Giacomelli. Associazione culturale ben inserita nella galassia del Movimento, tanto che è la promotrice di Sum a Ivrea, la «Leopolda» dei 5 Stelle. Racconta il patron del ristorante Alessandro Pipero: «È vero quello che dice Casaleggio. Era seduto a un altro tavolo rispetto a quell’altro signore. Di cosa parlavano? Non mi pare di politica, si parlava di informatica e di futuro».

Le polemiche interne nel Movimento
Come ci sia finito Lanzalone in quella serata, che aveva lo scopo di raccogliere fondi, non è chiaro. Ma si può intuire. Perché in M5S godeva di grande credito. Potrebbe essere stato invitato ma potrebbe essersi anche «imbucato». Perché, come spiegano molti ora, Lanzalone aveva il vizio di mettersi in mostra e di «millantare credito». Comunque sia, quella sera non era certo finito per caso a gustare il maiale patate e liquirizia di Pipero (prezzo medio di una cena stellata, 200 euro). Del resto, è noto quanto labili e confusi siano i confini tra il Movimento 5 Stelle, la Casaleggio associati, l’associazione Rousseau e gli altri pianeti della galassia. Nel dubbio, Lanzalone frequentava un po’ tutti, con reciproca soddisfazione (fino all’arresto).
E’ accertato come sia stato Alfonso Bonafede, attuale ministro della Giustizia, a introdurre per la prima volta Lanzalone nel Movimento, a Livorno. Dopo la vicenda stadio, Luigi Di Maio ha ammesso di aver «premiato» il consulente, con la nomina alla presidenza dell’Acea. Per poi dire di averlo allontanato per un eccesso di entusiasmo nel rivendicare a sé la Cassa depositi e prestiti.

Il ruolo di Grillo e di Di Maio
Nelle intercettazioni Lanzalone dice: «Sento tre volte al giorno Di Maio». Millantato credito anche questo? Elio Lannutti, considerato tra ipiù indignati per «l’errore» sul manager, nei social scrive: «Lanzalone si è fermato un’ora a parlare su un divanetto del transatlantico con Buffagni. Lo ripeto: non tirate in ballo Grillo, che non c’entra nulla». Eppure lo stesso Lanzalone si presentava come l’avvocato di Grillo. Quanto a Stefano Buffagni, in un post racconta che il suo contributo è «sugli affari regionali, sulle autonomie, sugli aspetti economici e sulle partecipate». Normale che avesse contatti con Lanzalone, anche se sulle partecipate, giurano ora in molti, il consulente non aveva nessun incarico.

Parnasi e le «situazioni problematiche»
Fatto sta che l’ansia giustizialista rischia di mietere qualche vittima, nelle faide interne. Un senatore dice: «Bisogna stare più vicini a Luigi (Di Maio) per evitare che commetta altri errori». Luigi Gallo insiste nella sua proposta di istituire un Comitato di 40, un comitato di sicurezza che affianchi e commissari la dirigenza. Altri sono pronti a dissotterrare l’ascia di guerra. Casaleggio, che nega di avere mai incontrato Luca Parnasi e rimprovera il Pd («ci ha messo 20 anni per il ddl sul conflitto d’interesse»), pare tranquillo e dice a Repubblica tv: «Sono molto fiducioso del modo in cui M5S gestisce le situazioni problematiche».

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