1 agosto 2018 - 09:50

Il Coni: Olimpiadi, candidatura unitaria. Le perplessità di Milano

Il presidente Malagò ottiene dal Cio la possibilità di riunire Torino, Milano e Cortina in una candidatura. Appendino: «Disponibili, ma decida il governo». Sala chiede «chiara identificazione della governance». Si discute sulle cerimonie, apertura e chiusura

di Andrea Arzilli

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Tre città, una corsa sola: la candidatura italiana ai Giochi invernali del 2026 unisce Milano, Cortina e Torino in un unico dossier che sarà votato oggi dal Consiglio nazionale del Coni. La proposta di una candidatura una e trina — accettata dal Cio per la prima volta nella storia dei Giochi — arriva dal Coni, ieri riunito nella commissione di valutazione sulle Olimpiadi 2026: «La commissione indica come strada da seguire la candidatura congiunta con le tre città per far sì che ci sia una vera candidatura italiana», ha detto il presidente Giovanni Malagò prima di illustrare la «novità assoluta» concessa dal Cio, ovvero un dossier unico contenente il meglio delle tre candidature per abbattere i costi e garantire la sostenibilità, siglato con tre firme di «pari dignità», così da fugare ogni dubbio su una città «stampella dell’altra», aveva detto la sindaca 5 Stelle di Torino, Chiara Appendino.

Milano e Cortina avevano già fatto arrivare al Coni la loro disponibilità ad allargare a tre città la corsa olimpica. Torino, invece, ha sciolto le riserve ieri a tarda sera con una lettera inviata da Appendino a Malagò, nella quale, pur ribadendo la convinzione che la corsa in solitaria di Torino con le sue montagne «fosse la migliore scelta», si dà la posizione dell’amministrazione M5S: «La candidatura unitaria di tre città di tre diverse regioni assume, nei fatti, i caratteri di una candidatura nazionale che va ben oltre i confini delle competenze politiche, gestionali e amministrative dei sindaci — scrive la sindaca —. Per questo penso che le decisioni in merito non spettino più alle singole amministrazioni, ma al governo nazionale». La «disponibilità» di Torino c’è - anche se i vertici del Movimento frenano e chiedono i dossier per capire «se le Olimpiadi sono una priorità e se ci sono i soldi per farle», ha detto il responsabile sport M5S, Simone Valente -, ma è subordinata alla decisione del governo. Poco dopo è uscita la nota di Palazzo Chigi: «Prendiamo atto della proposta del Coni, non abbiamo ancora visto il dossier e su questo ci riserviamo di intervenire. Incontreremo le città candidate e verificheremo la compatibilità delle linee guida con quelle del Consiglio dei ministri», le parole di Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega allo Sport.

In ogni caso oggi in Consiglio nazionale la candidatura a tre sarà l’unica opzione da votare, intorno alle 15 la corsa unitaria di Milano, Torino e Cortina sarà ufficiale (per il nome, forse un acronimo, deciderà il Cio). Per Cortina adesso è «necessario fare presto e che ci siano precise garanzie per tutti coloro che vogliono essere della partita», ha detto il governatore del Veneto, Luca Zaia. Ma per Milano — la cui candidatura in combo con Cortina era già sicura di vincere — prima servono paletti precisi. «Condivido lo spirito delle parole di Malagò, ribadisco la necessità di una chiara identificazione della governance della candidatura», ha commentato il sindaco Giuseppe Sala, più o meno lo stesso concetto espresso anche dal presidente della Lombardia, Attilio Fontana. Il riferimento è all’effettiva gestione dell’evento e alla responsabilità della sua realizzazione: la richiesta è di stabilire quale tra le tre città sia alla guida della candidatura. In sostanza, Milano chiede due cose che certifichino la sua supremazia: le due cerimonie, apertura e chiusura dei Giochi, che garantiscono visibilità e prestigio mondiale; e le gare sul ghiaccio, finanziamenti per gli impianti compresi.

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