22 maggio 2018 - 23:54

Conte: «Sono amareggiato, sapevo cosa mi aspettava, ma non mollo»

Il candidato premier di Lega e M5S lavora per difendersi dalle accuse di aver gonfiato il curriculum e di aver sostenuto il metodo Stamina di Vannoni

di Marco Galluzzo

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Sin dalle prime ore del mattino stacca il telefono, risponde la segretaria telefonica. Non risponde ai messaggi, almeno a quelli dei giornalisti. «Sono molto amareggiato, sto lavorando per difendermi. Sapevo cosa mi aspettava, ma non mollo», dice ad un amico nel pomeriggio, mentre continuano a uscire notizie sul suo curriculum, una sfilza di esperienze internazionali, dagli Stati Uniti all’Inghilterra, dall’Austria a Malta, che vengono ora smentite, ora ridimensionate rispetto a come sono presentate nel sito dei civilisti italiani, alla voce Giuseppe Conte.

Non è una bella giornata per l’avvocato e professore che Lega e Cinque Stelle hanno indicato come prossimo capo del governo. Nei Paesi anglosassoni una regola aurea dei curricula vuole che siano corti, essenziali, e che diminuiscano di volume quanto più «pesante» è la carriera, e la preparazione professionale, del soggetto. In questo caso Giuseppe Conte sembra abbia seguito una regola contraria, tutta italiana, quella di inserire ogni possibile esperienza fatta, anche quelle minime, presentandole talvolta in una veste che persino i suoi studenti, dall’università di Firenze, trovano eccessiva. Anche gli studenti infatti restituiscono un quadro meno idilliaco di quello delle prime ore. Il professore Conte, candidato alla carica di presidente del Consiglio, sarebbe molto bravo, ma anche molto assente alle lezioni, spesso sostituito dagli assistenti. Preciso, ma spesso bizzarro nel giudizio. Lo hanno soprannominato «Pippo Inzaghi» per la somiglianza con il calciatore, ma anche per il ciuffo.

Giudizi contrastanti, che vanno a sommarsi alle notizie che arrivano prima da New York, poi dalle altre università dove il professore che piace d Di Maio e a Salvini dice di aver «perfezionato i suoi studi». La materia è interpretativa, le stesse facoltà dicono che è possibile sia passato dalle strutture ma non è mai stato registrato, perché non ha tenuto ufficialmente corsi accademici, o studiato come studente. La domanda allora è cosa significa aver «perfezionato» gli studi. Lo spiegano, dagli Stati Uniti e da Londra, professori internazionali che difendono Conte: significa non fare le vacanze al mare, ma in biblioteca, a fare ricerca, ad affinare studi e lingua straniera. Ma a questo punto anche alcuni consiglieri di Stato che per anni hanno lavorato al suo fianco esprimono dei dubbi: «E’ bravissimo - continuano a dire - ma certo è quantomeno una defaillance aver scritto quel tipo di curriculum...».

Qualche piccola ammissione, di «una leggerezza», la fa lui stesso agli amici che lo raggiungono: «Ma in ogni caso nessun dolo, di sicuro sono in buona fede e aspetto sempre una chiamata dal Quirinale». Quirinale che nel frattempo smentisce di aver mai contattato il professore pugliese che lavora fra Firenze e Roma, mentre dallo studio legale di Guido Alpa sembra filtrare una sorta di imbarazzo. Conte racconta di essere stato partner, o almeno così hanno capito i colleghi avvocati, professori, magistrati. Ma nello studio a due passi da via Arenula sembra che non ci siano partner, e che il rapporto professionale sia stato solo di consulenza.

Intanto i Cinque Stelle fanno sapere che nonostante la giornata e le presunte notizie non cambia nulla, e la stessa cosa dice Salvini, che il candidato a guidare il governo, ad andare in Canada per il G7 nei primi di giugno, al Consiglio europeo di Bruxelles qualche giorno dopo, resta solo lui: Giuseppe Conte. Che però non si sa se veramente sarà chiamato da Sergio Mattarella, che a sua volta ha chiesto autonomia rispetto ai partiti, garanzia di poter lavorare seriamente a Palazzo Chigi, e che dovrebbe anche fare lui stesso i nomi dei ministri al capo dello Stato, assicurano i 5 Stelle. Eppure tutto sembra di nuovo molto confuso, visto che anche sulla rosa dei ministri mancherebbero ancora molte pedine. E i dubbi del Presidente della Repubblica su molte candidature non sarebbero stati ancora fugati.

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