25 maggio 2018 - 22:03

Spadafora non sarà ministro: Di Battista «avverte» Di Maio sui suoi legami del passato | Tutti i nomi

In bilico la poltrona di ministro dell’Istruzione per il fedelissimo del leader politico

di Alessandro Trocino

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ROMA — «Non farò parte del governo. E non sto scherzando». Che non abbia nessuna voglia di scherzare, Vincenzo Spadafora, è del tutto evidente. Nervosissimo, si aggira inquieto per i corridoi del Transatlantico. In 24 ore è cambiato tutto e l’uomo che sembrava destinato a ricoprire l’incarico di ministro dell'Istruzione si trova all’improvviso a rischio poltrona. Un passo indietro? Neppure per sogno. Perché dietro le sue parole si nasconderebbe uno scontro dentro i 5 Stelle. Che a sera non si era ancora risolto e manteneva, insieme a diverse altre caselle, anche quella di Spadafora in bilico.

La discussione al bar

La sua poltrona comincia a traballare nella sera di giovedì. Al Treebar, un locale al Flaminio, zona nord di Roma, si incontrano Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. Interrompendo per qualche ora gli infiniti preparativi sui bagagli per la partenza direzione San Francisco, prevista per il 29 maggio, Di Battista si confronta con il leader politico dei 5 Stelle. Oggetto della discussione è la composizione della squadra di governo. Diversamente da quel che si può pensare, Di Battista non ha dismesso i panni del pasionario dei 5 Stelle. E avverte Di Maio dei rischi che si correrebbero nel promuovere Spadafora a ministro. Opinione che sarebbe condivisa da molti nel Movimento, Beppe Grillo compreso. Di Maio difende quello che da tempo è diventato il suo braccio destro. E la cosa sembra finire lì.

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La storia politica

Ma quali sono i «rischi» di cui si parlava? Spadafora ha una storia lunga e a differenza di quasi tutti gli altri esponenti dei 5 Stelle, ha incontrato nel suo percorso diversi partiti, prima di essere folgorato sulla strada del Movimento. Campano come Di Maio (di Afragola), Spadafora è stato presidente dell’Unicef ma ha cominciato la sua carriera come segretario del presidente campano Udeur Andrea Losco. Poi è passato tra i Verdi di Pecoraro Scanio ed è diventato capo segreteria di Francesco Rutelli al ministero dei Beni culturali. Non si fa mancare neanche una relazione stretta con Italia Futura, il think tank di Luca Cordero di Montezemolo. È poi la destra (Fini e Schifani) a nominarlo garante dei diritti dell’infanzia. Nulla di cui vergognarsi, neppure per i rigorosi parametri etico-politici rivendicati dai 5 Stelle (e non sempre rispettati). E anche la circostanza che Spadafora possa vantare solo un diploma classico e nessuna laurea (come del resto Di Maio), frena i 5 Stelle dal candidarlo alla poltrona che fu di Tullio De Mauro (ma anche di Franca Falcucci). Del resto, al giovane responsabile delle Relazioni istituzionali dei 5 Stelle l’ambizione non manca, come dimostra anche nel titolo del libro scritto nel 2014: «La terza Italia. Manifesto di un Paese che non si tira indietro».

Le amicizie del passato

C’è un però. Perché sul suo conto nel Movimento da tempo girano molte voci. Che trovano eco in un articolo del Fatto Quotidiano, a firma Marco Lillo. Che recupera e racconta una vecchia vicenda. Quella che lega la figura di Spadafora a Angelo Balducci, l’ex presidente del consiglio dei lavori pubblici condannato in primo grado a 6 anni e mezzo per lo scandalo degli appalti del G8 alla Maddalena. Spadafora, all’epoca, era talmente legato a Balducci da chiamarlo «papi» e da autodefinirsi un «balduccino». A lui, l’aspirante ministro dell’Istruzione chiese ripetutamente aiuto per avere un lavoro, secondo i messaggi sul cellulare pubblicati nell’articolo. E in altri sms Spadafora esulta per la nomina a ministro di Guido Bertolaso. Non propriamente un esempio per il Movimento 5 Stelle.

Le chat del Movimento

Quanto basta per scatenare un putiferio. Ieri nelle chat di nuovi e vecchi parlamentari non si parlava di altro. E antichi malumori e rivalità malcelate hanno trovato nuova linfa in questa pagina ormai quasi dimenticata della storia recente. Spadafora, nonostante i solleciti, preferisce non rispondere pubblicamente alle accuse del Fatto. E spera ancora che la contesa interna si risolva a suo favore. Non è escluso che Di Maio, contro il parere di molti, alla fine riesca a far valere il suo sostegno e a recuperarlo nella squadra di governo. Sempre che prima riesca a risolvere i molti altri interrogativi. E sempre che un governo, alla fine, nasca davvero.

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