17 novembre 2018 - 07:29

Raggi: un miliardo di investimenti Ma in giunta si litiga sui conti di Ama

E 722 milioni per l’anno prossimo: sono i numeri del bilancio di previsione 2019-2021 che la giunta ha esaminato ieri in Campidoglio. Tensioni sul bilancio Ama, ancora senza ok del Comune: scontro Lemmetti-Montanari, mentre avanza lo spettro del default

di Andrea Arzilli

Raggi: un miliardo di investimenti Ma in giunta si litiga sui conti di Ama
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Un miliardo e 120 milioni per investimenti nei prossimi tre anni, 722 milioni solo per il 2019. Quattrocentonovanta milioni per i trasporti, oltre 310 milioni per le strade più altri 60 ai municipi per la manutenzione urbana. E poi: 4,8 miliardi di spesa corrente (170 milioni in più dell’anno scorso), pure questa voce collegata a strade, verde, scuole e servizi sociali. Sono i numeri del bilancio di previsione 2019-2021 che la giunta ha esaminato ieri fino a tardi in Campidoglio. La tensione è, però, sull’altro tema, il bilancio Ama ancora senza ok: è scontro tra Lemmetti e Montanari (in bilico), mentre l’azienda corre per evitare il default.

Così, mentre si tirano giù i numeri degli investimenti necessari «a spingere sull’acceleratore per il prossimo triennio», in Campidoglio si discute (e si litiga) sulla grana Ama che, oltre a bloccare i lavori per il Consolidato (e le assunzioni promesse), spaventa i lavoratori. «Possono stare tranquilli, stiamo risolvendo», promette la sindaca Raggi - che oggi, alle 16, scende in piazza del Campidoglio per abbracciare i suoi supporter - mentre in giunta la discussione si fa animata: tra l’assessore al Bilancio, Gianni Lemmetti, e la titolare dell’Ambiente, Pinuccia Montanari - grande sponsor dell’ad di Ama, Lorenzo Bagnacani - lo scontro ha come tema la partita dei 18 milioni relativi a 6 anni di servizi cimiteriali (2008-2014) che l’azienda ha riportato nei suoi conti sotto la voce «avere», ma che il Comune non intende «dare». Col risultato che, oltre all’ad di Ama, ad andare verso il benservito è adesso l’assessora competente sui rifiuti, amica di Beppe Grillo, ma rimasta senza sponde in assemblea capitolina e nell’ufficio della sindaca.

Al netto dei rimpasti, resta inceppato il bilancio Ama 2017, approvato dall’azienda, ma bocciato dal Comune. E l’impasse trova inesorabile proiezione sia nelle vie cittadine - invase dalla spazzatura: cassonetti stracolmi di rifiuti un po’ in tutte le zone, da Nord a Sud, Centro o periferie - sia nei conti delle aziende in affari con Ama, molte delle quali (come la Multiservizi) senza possibilità di pagare i dipendenti. Quello degli stipendi resta tema sensibile perché il bilancio bloccato dà alla municipalizzata tempi e margini d’azione ridottissimi, tanto da mandare a rischio la busta paga dei lavoratori che, infatti, lunedì si presenteranno in Campidoglio con una due giorni (6-7 dicembre)di sciopero in canna. Ovvero già indetto, solo da confermare. Ma tant’è: i crediti bancari scadono il 10 dicembre dopodiché, se non salterà fuori la soluzione sbroglia-bilancio evocata dalla Raggi, Ama dovrà portare i libri mastri in tribunale.

Per ora la soluzione non si trova: i 18 milioni di crediti che Ama vanta ma che il suo socio unico - il Comune - non vuole riconoscere non potranno essere dirottati in un fondo rischi perché «i principi contabili vigenti non lo consentono», scrive il Collegio dei revisori. Era questa la via prospettata dall’assessore al Bilancio Lemmetti, che nel tempo è diventata la posizione di Raggi. Ama, dopo la strigliata della sindaca, ha suggerito come via d’uscita «una lettera di patronage finanziario», come la definiscono i revisori, firmata dal socio azionista. La via «consentirebbe di poter predisporre il progetto di bilancio 2017 nell’assunto della continuità finanziaria». In pratica, una garanzia del Campidoglio che farebbe da by-pass per andare al di là del problema rimandandone la soluzione, ma senza interrompere la continuità aziendale necessaria all’ordinaria amministrazione, gli stipendi in cima alla lista. Il Campidoglio, però, non vuole dare garanzie. Anzi, «ognuno si prenderà le proprie responsabilità», dicono con fermezza dal Comune, mentre Ama minaccia di allegare al bilancio una nota con la descrizione degli ultimi mesi di assemblee disertate (dieci di fila) da Roma Capitale, un modo per dire (a un eventuale giudice) «non è colpa nostra». Ma dal muro contro muro Ama rischia di uscire stritolata.

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