17 novembre 2018 - 10:53

Assemblea del Pd: Matteo Renzi diserta, Martina lascia la segreteria, Marco Minniti tace

Al via fase congressuale, Direzione elegge Commissione. L’assenza dell’ex premier era già prevista, avrà un ruolo defilato. Standing ovation per il segretario dimissionario. Secondo alcune voci, Minniti dovrebbe sciogliere domenica la riserva

di Redazione Roma

Il segretario uscente Maurizio Martina abbracciato da Graziano Delrio e applaudito dal capogruppo del Pd al Senato Andrea Marcucci (Ansa) Il segretario uscente Maurizio Martina abbracciato da Graziano Delrio e applaudito dal capogruppo del Pd al Senato Andrea Marcucci (Ansa)
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Matteo Renzi non partecipa all’assemblea nazionale del Pd a Roma, all’hotel Ergife dove Martina ha formalizzato il suo addio alla segreteria accolto da un lungo applauso — ma che non esclude di candidarsi nei prossimi giorni appoggiato da una «squadra» — Nel pomeriggio, il presidente dell’assemblea Matteo Orfini, dopo averne decretato lo scioglimento, ha avviato ufficialmente il percorso congressuale — dal momento che non è uscita nessuna candidatura con relativa raccolta di firme — Orfini, ha anche convocato la Direzione che ha eletto la Commissione che governerà il partito nei tre mesi di durata del Congresso e che fisserà, nei prossimi giorni, la data delle primarie. Stando a quanto circolato nelle ultime ore, il 3 marzo dovrebbe essere la prima data buona, anche se in molti chiedono di anticipare i tempi per non farsi trovare impreparati per il voto delle Europee di maggio.

L’assenza dell’ex premier

L’assenza di Renzi, comunque, era già nota da qualche giorno. Secondo alcune voci, anche altri «renziani» sarebbero stati intenzionati a disertare per far mancare il numero legale. Ma così non è stato. In molti interpretano l’assenza dell’ex premier come una manifesta «lontananza» dal partito: secondo alcuni, Renzi starebbe addirittura valutando se rimanere ancora nel Pd o intraprendere una nuova avventura. Lo dimostrerebbe il «like» postato tre giorni fa al commento di un suo sostenitore che su Facebook lo invitava ad uscire dal Pd «zavorra». Conferme arrivano anche da un parlamentare a lui vicino: il suo ruolo nel convegno sarà molto defilato, per lasciare spazio agli altri esponenti, il suo impegno principale sarà quello di svolgere al meglio il ruolo di senatore e di dare una mano in campagna elettorale per le amministrative di Firenze a sostegno di Dario Nardella. L’appello del governatore del Lazio e candidato alla segreteria Nicola Zingaretti: «Venite a votare alle primarie. A chi scriverà le regole mi permetto di suggerire di far partecipare tutti eliminando quei due euro per venire a votare, non si deve pagare ma fare una sottoscrizione».

Nessuna candidatura in assemblea

All’apertura formale del congresso, sulle note dell’inno di Mameli, Martina ha formalizzato le dimissioni da segretario. Chi si aspettava la candidatura ufficiale di Marco Minniti come suo successore è rimasto deluso: l’ex ministro dell’Interno ha lasciato l’assemblea nazionale senza rendere manifesta la sua decisione. Secondo alcune voci, Minniti dovrebbe sciogliere domenica la riserva sulla sua candidatura anche se sembra ancora pesare sulla sua decisione la modalità della sua discesa in campo e, soprattutto, l’eventuale ticket con l’ex sindacalista Cgil Teresa Bellanova. Un ticket di cui l’ex ministro, stando a quanto si apprende da fonti parlamentari vicine a Renzi, non vorrebbe nemmeno sentire parlare. «Finora non ci sono i candidati. Quando ci saranno valuterò chi mi rappresenta al meglio» ha detto il presidente dell’assemblea del Partito Democratico Matteo Orfini.

Tarasconi contro i big: «Ritiratevi»

«Ritiratevi tutti». Ha detto, dal palco dell’assemblea, Katia Tarasconi, consigliera regionale in Emilia Romagna, rivolgendosi ai dirigenti dem. «Abbiamo bisogno di persone nuove, pensanti e non riconducibili a nessuna corrente. Il Pd deve essere libero e non ostaggio di qualcuno. Noi dovremmo essere il partito della gente e invece vedo già qua dentro un cordone che divide l’assemblea: quelli importanti separati da tutti gli altri. Non va bene, dobbiamo essere tutti insieme», ha concluso Tarasconi. Tra i presenti anche Paolo Gentiloni e Frans Timmermans, candidato del Partito socialista europeo (Pse) alla guida della Commissione Ue, che ha ricevuto una standing ovation: «Io credo in un’Europa unita. Noi dobbiamo dirci di sinistra, non dobbiamo far incatenare dalle destre le persone alle loro paure. Il movimento di sinistra dev’essere ottimista: possiamo vincere».

L’intervento di Martina: «Confermo dimissioni»

«Mettiamo in campo insieme una nuova stagione di unità»: è questo l’appello lanciato dal segretario uscente, Maurizio Martina, nel confermare le sue dimissioni. «Ricordiamoci tutti che il nostro nemico è la destra e a nessuno di noi è consentito giocare tatticamente in maniera compulsiva su questo percorso congressuale. Coerentemente con il mandato di luglio confermo qui le mie dimissioni. In bocca al lupo ai candidati: chiunque essi siano saranno all’altezza della sfida che li attende». «Tocca a noi prendere per mano la sfida del cambiamento dell’Europa, rispetto a chi vuole distruggerla» ha aggiunto Martina. «Timmermans si carica sulle spalle una battaglia cruciale per il futuro. Dobbiamo costruire insieme un progetto e una prospettiva rispetto all’Europa che vogliamo. Serve un’Europa più giusta e più solidale, che sconfigga alla radice quella illusione che nella distruzione del progetto europeo si trova più tutela. È una follia».

«Peccato non cambiare lo statuto»

«Un congresso può essere uno strumento utile per parlare prima di tutto al paese, dipende solo da noi. Il congresso non è un fine, è un mezzo. Mi sarebbe piaciuto che questa assemblea valutasse i cambiamenti statutari per rendere il partito più in sintonia con la società. Non ce l’abbiamo fatta. Ma dobbiamo ricostruire i rapporti cruciali con la società italiana». Ha detto ancora Martina nel suo intervento. «C’è bisogno che il Pd metta in campo la sua alternativa a questo governo. Tutti avvertiamo l’insufficienza del lavoro fatto fin qui. Trasformiamo questa insufficienza in una proposta. Se guardo al Paese avverto come voi la strategia folle che Lega e Cinque Stelle stanno giocando sulla pelle degli italiani. Vicende di questi giorni indicano chiaramente il baratro su cui stanno facendo giocare il Paese per interessi di bottega».

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