31 ottobre 2018 - 09:01

Comune, Lega e Raggi ai ferri corti
«Eravamo in piazza contro di te»

La Lega attacca e il M5S risponde: è iniziata la sfida per il Campidoglio che, in caso di condanna di Raggi per falso il prossimo 10 novembre, potrebbe avere a breve scadenza una data per le elezioni. L’assessora Baldassarre: «Il decreto sicurezza non va bene»

di Andrea Arzilli

Comune, Lega e Raggi ai ferri corti «Eravamo in piazza contro di te»
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Insieme al governo, ma contro per la Capitale. Su Roma, infatti, la guerra Lega-M5S per il Campidoglio è iniziata ancor prima del “casus belli”, ovvero la sentenza del 10 novembre sul caso nomine che, in caso di condanna, potrebbe portare la sindaca Raggi a dimettersi. L’ultima schermaglia è di ieri, un botta e risposta tra l’unico consigliere comunale della Lega in Aula, Maurizio Politi, che sabato scorso era tra i diecimila in piazza del Campidoglio a chiedere le dimissioni di Raggi. Motivo? «È una delle amministrazioni peggiori di sempre a Roma: hanno promesso legalità, hanno portato solo immobilismo. Troveremo un nostro candidato», il consigliere ha lanciato il guanto di sfida. Subito raccolto dal M5S: «Se vuole provare a conquistare Roma deve aspettare il 2021 ed anche allora gli daremo l’ennesima sonora lezione», il post del M5S Campidoglio. Mentre l’assessora al Sociale, Laura Baldassarre, con un tweet si è unica al coro dei parlamentari dissidenti Cinquestelle sul decreto sicurezza di Salvini che «se non cambierà, aumenterà le situazioni di illegalità».

La partita per il Campidoglio si è già aperta, insomma. E già da alcune settimane la Lega si è attivata cercando in città un nuovo quartier generale - sono state visitate la sede dell’Ugl in via delle Botteghe Oscure e un altro locale a San Giovanni - e dandole prime «picconate» al governo della Capitale. Il primo a intervenire, manco a dirlo, è stato Matteo Salvini con critiche feroci all’amministrazione grillina, colpevole, a suo dire, di aver tradito del aspettative dei romani costretti a fare un «rally tra le buche stradali» e, in generale, a vivere in una «città potrebbe essere più bella, più pulita e ordinata».

La Raggi aveva replicato seccamente Salvini non conosce la città»-, rendendosi comunque conto del preciso disegno politico del capo della Lega. Che non frattempo ha rincarato la dose rinforzando la sua presenza sul territorio, dalla visita (acclamata e contestata) a San Lorenzo una volta scoperto l’orrore del caso di Desirée Mariottini, fino all’endorsement per Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, una delle più agguerrite nel bacchettare la giunta Raggi.

Del resto la strategia è chiara: il M5S è in difficoltà, gli episodi di cronaca nera, il crollo della scala mobile nella fermata metro Repubblica e la giornata di paura e delirio per gli alberi caduti raccontano di una Capitale in crisi e di una sfiducia globale nel governo M5S. Così la mossa della Lega punta sulla consapevolezza di essere già forte in tutte la analisi a campione e di non aver granché da perdere, ma anzi solo da guadagnare, in un’eventuale ritorno alle urne, soprattutto se a breve termine.

Del resto già nelle ultime elezioni politiche, quelle del 4 marzo, Salvini ha ottenuto un sorprendente 10% in tutte le periferie romane, le stesse che con il loro voto hanno fatto emergere la flessione, almeno nella Capitale, del M5S. È il momento giusto per attaccare, quindi, per provare davvero a puntare direttamente alla poltrona del sindaco. Una volta, non solo ai tempi di Umberto Bossi, per la Lega Roma era «ladrona»: oggi, invece, la Capitale fa gola.

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