6 aprile 2019 - 07:49

Stadio della Roma, la decisione agli eletti M5S: l’Avvocature esclude penali «d’oro»

La questione, esaminata in un vertice con i legali del Campidoglio, passerà al voto dei rappresentati cittadini del Movimento. Nessuna penale miliardaria in vista: secondo gli avvocati capitolini, la Roma, se facesse causa per danni, otterrebbe piccoli indennizzi

di Andrea Arzilli

Stadio della Roma, la decisione agli eletti M5S: l’Avvocature esclude penali «d’oro»
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Il vertice decisivo sullo stadio della Roma? Piuttosto la prima di una lunga serie di riunioni informative su Tor di Valle, stavolta con gli avvocati capitolini, dopo le quali i Cinque Stelle metteranno ai voti il sì o il no all’opera. Giovedì sera la maggioranza grillina in Campidoglio era al gran completo ad ascoltare il parere legale dell’Avvocatura capitolina sulla questione dell’eventuale maxi causa di risarcimento che la Roma potrebbe muovere in caso di variante urbanistica affondata in Aula. Assessori, consiglieri e sindaca Raggi che, nell’occasione, ha preferito non sbilanciarsi, hanno ascoltato con attenzione massima il «ventaglio di ipotesi rispetto alla decisione finale» prospettate dagli avvocati.

Si è parlato dei meccanismi per stoppare l’iter in sicurezza e rigorosamente prima di apporre la firma sulla convenzione urbanistica, cioè il vero e proprio contratto con il presidente giallorosso James Pallotta. Dell’annullamento in autotutela dell’interesse pubblico sull’onda del documento appena approvato nel Municipio XI, strada per la quale i tempi (18 mesi) sembrano sforati. Della revoca, retromarcia secca e politicamente (forse) troppo impegnativa per il Campidoglio. Insomma, delle modalità per un’exit strategy a impatto zero.

Nel gruppone anche i presidenti dei municipi grillini che la causa non la rischiano: anche a loro verrà chiesto di esprimersi sul tema stadio che, dopo lo scoppio delle inchieste e l’arresto del presidente dell’Assemblea capitolina, Marcello De Vito, è diventato altamente divisivo. Anche perché, ormai, quasi di politica pura.

Gli avvocati capitolini di Carlo Sportelli, infatti, hanno ragionato a lungo sull’eventualità di una maxi causa per danni in caso di no allo stadio a una manciata di atti dalla conclusione dell’iter. Per la Roma, anzi, quella di una «causa miliardaria» sarebbe una «certezza» se la variante, letta dal club come «passaggio dovuto» visto che già la conclusione della Conferenza dei servizi consentirebbe di costruire a Tor di Valle andando oltre al Piano regolatore, stramazzasse a pochi metri dal traguardo. Ma rispetto alla causa, autentico terrore per i consiglieri M5S, gli avvocati avrebbero rassicurato un po’ tutti quanti: che la Roma faccia causa in caso di dietrofront è una cosa, che la vinca è tutt’altra, sempre che, naturalmente, si decida prima di mettere le firme sul contratto e spunti fuori un «valido motivo» per farlo.

Le penali miliardarie sui singoli componenti del Consiglio, insomma, non sarebbero dovute. E l’operazione privata su Tor di Valle dovrebbe rispondere prima di tutto al suo rischio d’impresa. Semmai sarebbe più corretto parlare di piccoli indennizzi da calcolare sugli studi commissionati dal Comune al club dopo le modifiche al progetto. Non roba di miliardi, ma di migliaia di euro.

E se da un punto di vista economico il consulto degli avvocati capitolini — peraltro terzo ribaltone in tre anni anche se dell’ultimo parere, perno della virata di Raggi verso il sì allo stadio, si sono perse le tracce — ha fatto tirare un sospiro di sollievo agli astanti, sotto il profilo politico ha finito col complicare la faccenda. Come uscire dall’impasse senza inimicarsi il popolo dei romanisti? Come dimenticare l’hashtag #unostadiofattobene? Per ora Raggi prende tempo, dà udienza agli anti-stadio dopo aver ammirato le opere di Salini-Impregilo in Qatar, dov’era pure la Roma. In attesa, cioè, che gli eletti M5S diano il verdetto.

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