29 maggio 2019 - 10:00

Raggi, parte a Tor Bella Monaca la controffensiva a Matteo Salvini

Le mosse della sindaca: ritorno nelle periferie (per presentare nuove linee bus), rimpasto in giunta (in arrivo Tamburrano all’Ambiente, in uscita Gatta e Marzano, Lavori pubblici e Smart City) e cambio nella comunicazione (rivoluzione nello staff)

di Andrea Arzilli

Raggi, parte a Tor Bella Monaca la controffensiva a Matteo Salvini
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Primo: tornare nelle periferie, laddove cioè la Lega di Matteo Salvini ha sfondato intercettando quel «malcontento generalizzato verso i risultati ottenuti in questi primi tre anni di governo a Roma», come posta il consigliere grillino Angelo Diario. Secondo: avviare il rimpasto in giunta tenuto tatticamente in sospeso per questioni elettorali, cominciando con la soluzione del primo «grande problema» in agenda, ovvero l’ingaggio del nuovo assessore all’Ambiente. Terzo: cambiare la comunicazione (e forse staff dei comunicatori) per evitare di subire l’offensiva di Salvini sul terreno preferito del leader del Carroccio. Il Campidoglio prova a ripartire con tre mosse anti-Lega dopo la batosta elettorale delle Europee per cercare di fare muro all’assalto Capitale che il leader leghista sta già pianificando: «Ci faremo trovare pronti», promette Salvini proprio mentre Raggi da Tor Bella Monaca — dove l’avversario ha fatto man bassa di voti (37%) — dà virtualmente il via alla resistenza grillina.

Come? Facendo partire subito la prima delle tre mosse in programma: alla prima uscita pubblica post-elezioni, ecco il blitz in una delle periferie più difficili per inaugurare un nuovo servizio e, quindi, sottolineare l'attenzione dell’amministrazione verso il cittadino che, dicono le elezioni, non ricambia più. Nel teatro in zona, infatti, Raggi presenta le nuove linee bus notturne per la città, piano che, a partire dal 3 giugno, assicurerà il trasporto di notte da e per i quartieri più lontani, anche grazie ai nuovi mezzi: Atac lavora per rimodulare il contratto di noleggio relativo ai bus israeliani e aspetta la flotta dei mezzi acquistati in Turchia, mentre Roma Tpl si appresta a mandare su strada gli autobus a due porte di fabbricazione cinese.

Un risultato, forse non di primo piano. Ma comunque una chiave positiva che la sindaca usa per aprire l’argomento «Europee»: «Quello che noi stiamo costruendo è estremamente profondo, non di facciata — dice Raggi —. Contiamo di portare i risultati in un arco di 5 anni. I cittadini se li aspettano e noi iniziamo a ripagarli. Sono certa che pian piano sarà sempre più evidente il frutto del nostro lavoro», spiega prima di ribadire che «per risolvere problemi radicali» come quelli di Roma «bisogna scavare nel profondo». Con tempo e pazienza.

Il problema è che, non solo nelle periferie che votano Lega, ma anche in Campidoglio tempo e pazienza sembrano esauriti. E infatti nelle riunioni e nelle chat il confronto post-elettorale si sviluppa spesso in scontro (per Luca Bergamo l’esito del voto è «un duro colpo per il M5S: cosa si dice e come si parla con quei 4 milioni che sono rimasti a casa?»). Se ne parla soprattutto in Giunta, dove le tensioni non mancano, mentre i consiglieri reclamano, come sempre, più coinvolgimento nelle scelte. Così Raggi ha deciso di dare un segnale portando in fondo quel rimpasto promesso in occasione del lancio della «fase due» dell’amministrazione.

In bilico gli assessorati ai Lavori pubblici di Margherita Gatta e alla Smart City di Flavia Marzano, quest’ultima data in uscita perché avrebbe portato a termine il suo lavoro. Ma prima di tutto c’è da ingaggiare l’assessore all’Ambiente che manca dalle dimissioni (in polemica) di Pinuccia Montanari. Il nome è quello di Dario Tamburrano, ex europarlamentare che non è riuscito nella conquista del mandato bis e che si appresta a rientrare in politica dai finestroni del Campidoglio per prendere in mano la madre di tutte le grane, i rifiuti. Non tutta la maggioranza M5S è compatta sulla nomina. Ma alla fine dovrebbe essere lui il prescelto perché, come detto dal consigliere grillino Pietro Calabrese, «il problema c’è ed è difficile trovare qualcuno che se ne faccia carico». In pratica, alternative a Tamburrano non se ne vedono.

Ma la terza mossa è, forse, quella più delicata. Se il competitor leghista vince aggredendo con la comunicazione, il Campidoglio in queste ore fa i conti con dei risultati «che non siamo riusciti a trasmettere ai cittadini». Nelle chat interne quella della comunicazione non è questione secondaria, del resto era una delle armi vincenti del M5S prima del ciclone Salvini. Così — «dopo tre anni di grane», digita un consigliere — un cambio potrebbe esserci anche nello staff della sindaca.

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